Con la chiusura dei cantieri gli infortuni sul lavoro nelle costruzioni in forte diminuzione nel 2020: al settore edile è dedicato il nuovo numero del periodico Dati Inail
Nel Nord Italia più di sei casi su 10, un quarto dei decessi nella fascia 55-59 anni. Il 91,5% dei 28.626 infortuni denunciati in edilizia nel 2020 è avvenuto in occasione di lavoro. Oltre il 61% è concentrato nel Settentrione: il 34,7% nel Nord-Est, con Veneto ed Emilia Romagna come regioni più colpite, e il 26,7% nel Nord-Ovest, con in testa la Lombardia, al primo posto anche a livello nazionale, con il 15,8% del totale delle denunce. Il 19,6% si è verificato invece al Centro Italia, mentre Sud e Isole rappresentano insieme il restante 19% degli infortuni denunciati all’Inail. Il calo degli infortuni nel complesso rispetto al 2019 si registra in ogni classe di età, a partire da quella tra i 30 e i 34 anni (-33,0%). La fascia di età con il più elevato numero di casi è la 50-54 anni (16,6%), seguita dalla 45-49 anni (15,0%) e dalla 55-59 anni (13,4%). Quest’ultima, però, è quella ha registrato il maggior numero di casi mortali accertati sul lavoro (24), pari al 24,4% del totale. A dispetto della riduzione rilevata rispetto agli anni precedenti, anche nel 2020 la rischiosità delle costruzioni è rimasta alta rispetto alla media. I casi più gravi, indennizzati in permanente, hanno infatti rappresentato il 13,7% del totale (10,0% in capitale e 3,7% in rendita diretta) contro il 7,8% dell’intera Industria e servizi (6,2% in capitale e 1,6% in rendita diretta). Solo il 2,4% del totale delle denunce riguarda la componente femminile, mentre i casi mortali denunciati (164) riguardano esclusivamente quella maschile.
Tra gli over 50 più dell’80% delle malattie professionali. La forte presenza maschile che caratterizza il settore si rispecchia anche nelle denunce di tecnopatie. La quasi totalità delle 6.616 malattie professionali protocollate nel 2020, infatti, è relativa agli uomini. Oltre il 70% (4.647) hanno interessato lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni e poco più dell’11% (727) gli ultra 65enni, a dimostrazione di un’alta incidenza di patologie tra gli occupati più maturi. I lavoratori più colpiti sono i muratori, i carpentieri, i pavimentisti, i tinteggiatori, gli idraulici e i manovali (63% del totale). Le principali malattie professionali che si manifestano nel settore delle costruzioni sono quelle che interessano il sistema osteomuscolare e il tessuto connettivo (71,6% del totale), quali discopatie e affezioni di sinoviali, tendini, borse, legamenti e tessuti molli causate in particolare da movimenti ripetuti degli arti superiori nonché da fasi di movimentazione manuale, di traino e di spinta di carichi svolte spesso con elevato sforzo fisico e in condizioni posturali inadeguate. Seguono le malattie del sistema nervoso con l’11,0% (soprattutto sindrome del tunnel carpale e disturbi del plesso lombosacrale) e quelle dell’orecchio (10,7%) quali ipoacusia da rumore per l’esposizione dei lavoratori edili a rumori dannosi come il martello pneumatico, le seghe circolari e i compressori. Da evidenziare inoltre che per la presenza di polveri o sostanze dannose, gli edili sono soggetti anche a malattie dell’apparato respiratorio, quali la pneumoconiosi da asbesto e da altre polveri anche contenenti silice, le placche pleuriche e la bronchite cronica.
La dermatite allergica da contatto. Un focus specifico del nuovo numero del mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale Inail è dedicato alla dermatite allergica da contatto, una reazione immunologica provocata da agenti sensibilizzanti (allergeni) contenuti in alcuni prodotti di uso comune nel settore delle costruzioni, come cemento e resina epossidica. A seguito del contatto con la pelle di individui predisposti, la dermatite, generalmente localizzata su mani e avambracci, compare dopo esposizioni ripetute e sono sufficienti minuscole quantità di allergeni per scatenarla. Per prevenirla, l’ideale è sostituire i prodotti contenenti allergeni cutanei con altri che ne sono esenti e, quando ciò non è possibile, modificare le modalità di lavoro in modo tale da evitare qualsiasi contatto con gli operatori. Si raccomandano, inoltre, l’accurata pulizia dei locali di lavoro, il lavaggio frequente delle mani e l’utilizzo di idonei dispositivi di protezione individuale (Dpi), in particolare guanti.