Per il vino novello produzione ancora in calo


Vino novello in anticipo nei supermercati rispetto alla Francia ma la produzione è ancora in calo secondo le stime della Coldiretti

Vino novello in anticipo nei supermercati rispetto alla Francia ma la produzione è ancora in calo secondo le stime della Coldiretti

Il D-day italiano è scattato all’inizio di novembre: con tre settimane d’anticipo sui diretti rivali francesi, sono infatti arrivati nei negozi, nelle enoteche e nei supermercati circa 4 milioni di bottiglie di vino novello provenienti dalla vendemmia 2021. La stima è stata fatta da Coldiretti che ha anche spiegato come il rivale Beaoujolais nouveau francese sarà commercializzato solamente a partire dal 18 novembre. Il vino novello è una ‘invenzione tutta transalpina: il procedimento per ottenerlo è stato ideato dal ricercatore francese Flanzy e si basa sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che sono poi spremute dopo dieci giorni per ottenere un vino che varia dagli 11 ai 12 gradi.
In Italia si è cominciato a produrre il ‘novello’, vino leggero e dal bouquet aromatico, solo intorno alla metà degli anni Settanta partendo da uve Dop e Igp.

 Inizialmente fece registrare una rapida crescita d’interesse da parte dei consumatori, ma nel corso degli ultimi dieci anni la sua produzione è diminuita di più del -30%.

All’origine del calo di produzione, secondo l’analisi fatta da Coldiretti, c’è una serie di concause sia alla produzione sia al consumo. Per i consumatori il novello è legato per tradizione alla festa di San Martino, giorno in cui i vecchi contadini chiudevano il ciclo colturale e facevano il bilancio dell’anno agrario. Feste e sagre della stagione autunnale esaltano il novello che però ha anche un limite, poco apprezzato dagli intenditori, cioè quello di avere vita breve e, non prestandosi alla conservazione, deve essere consumato in appena sei mesi.

A determinare la crisi del novello però sono anche i produttori che da un lato poco amano la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il +20% rispetto a quelle tradizionali, e che dall’altro hanno innalzato la qualità dei propri vigneti puntando su produzioni di vini che, ugualmente ‘giovani’, siano votati all’utilizzo nella composizione di aperitivi.