Le donne affette da diabete di tipo 2 ricevono alcuni trattamenti cardioprotettivi meno frequentemente rispetto agli uomini secondo uno studio
Le donne affette da diabete di tipo 2 ricevono alcuni trattamenti cardioprotettivi meno frequentemente rispetto agli uomini, secondo un’analisi post-hoc presentata al congresso European Association for the Study of Diabetes (EASD) 2021 e relativa ai dati dello studio REWIND su liraglutide, condotto su quasi 10mila adulti in 24 paesi.
La malattia cardiovascolare è la principale causa di morte nelle donne ed più comune in quelle con diabete di tipo 2. Le evidenze suggeriscono che lo sviluppo del diabete di tipo 2 influisce negativamente sui profili dei fattori di rischio metabolici e cardiovascolari più nelle donne che negli uomini, hanno premesso gli autori. Scopo dell’analisi era approfondire le differenze di genere nella gestione dei fattori di rischio e nei risultati nello studio REWIND.
Il trial ha valutato gli esiti cardiovascolari del GLP-1 agonista dulaglutide somministrato una volta alla settimana in pazienti con diabete di tipo 2. I risultati primari, presentati all’American Diabetes Association (ADA) 2019 e pubblicati contemporaneamente su The Lancet, hanno mostrato che l’ipoglicemizzante ha ridotto significativamente gli eventi cardiovascolari maggiori (MACE) del 12% rispetto al placebo. Lo studio è stato condotto in circa 300 centri in tutto il mondo, inclusi molti siti statunitensi e canadesi, e il 46% dei pazienti arruolati erano donne.
All’inizio dello studio, a un numero significativamente inferiore di donne veniva prescritta una statina (73%) o aspirina da assumere giornalmente (44%) rispetto agli uomini, che avevano percentuali di trattamento rispettivamente dell’81% e del 58%, ha spiegato il primo autore dell’analisi Giulia Ferrannini, ricercatrice presso il Karolinska Institute di Stoccolma, in Svezia.
I dati mostrano anche che un numero significativamente inferiore di donne riceveva una terapia con un ACE-inibitore o un bloccante del recettore dell’angiotensina (80%) rispetto agli uomini (83%), anche se la differenza assoluta tra i gruppi risultava modesta. Invece la somministrazione di farmaci antipertensivi quando la pressione arteriosa sistolica era ≥ 130 mm Hg aveva percentuali quasi identiche tra i due sessi.
Rischio cardiovascolare nelle donne “meno gestite”
«Questa è la conferma che le donne sono gestite meno bene degli uomini quando si tratta di rischio cardiovascolare, specialmente se hanno il diabete di tipo 2» ha commentato Ferrannini. Simili osservazioni simili sono state documentate in precedenza in un rapporto nel 2019.
«La disparità di trattamento tra i sessi tra i quasi 10mila soggetti con diabete di tipo 2 arruolati nello studio REWIND è particolarmente sorprendente, considerato che negli studi clinici i pazienti vengono generalmente gestiti meglio rispetto al mondo reale» ha osservato. «Nonostante questo il modello che svantaggia le donne risultava ancora evidente. Nella protezione cardiovascolare la questione del genere è preponderante. Le donne sono trattate meno bene».
Eppure, nonostante il sottotrattamento, le donne hanno avuto risultati significativamente migliori in termini di MACE, l’endpoint primario di REWIND, durante una mediana di 5,4 anni di follow-up rispetto agli uomini. Dopo gli aggiustamenti per sesso, altre caratteristiche basali e l’assegnazione del trattamento, le donne avevano un tasso composito significativamente inferiore del 27% di infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o morte per cause cardiovascolari o sconosciute rispetto agli uomini.
L’analisi per genere ha anche mostrato che le donne avevano un vantaggio significativo in termini di outcome rispetto agli uomini per tre dei quattro componenti del MACE composito: infarto miocardico non fatale, morte cardiovascolare e morte per tutte le cause, nonché per l’esito del ricovero per insufficienza cardiaca. L’unico componente che non ha mostrato differenze significative tra i gruppi era l’ictus non fatale, che aveva tassi di incidenza sovrapponibili per donne e uomini.
Meno malattie cardiovascolari nelle donne al basale
I risultati hanno anche mostrato che le donne con diabete di tipo 2 arruolate in REWIND avevano al basale una prevalenza di malattie cardiovascolari del 20%, la metà di quella rilevata negli uomini all’inizio dello studio (41%). Tuttavia, le differenze tra i sessi nell’esito primario, così come ciascuno degli esiti delle singole malattie cardiovascolari, non sono cambiate in base al fatto che i pazienti avessero o meno una storia di malattie cardiovascolari al basale.
Solo il tasso di mortalità per tutte le cause differiva tra i sessi all’inizio dello studio, che non era significativamente diversa tra uomini e donne con una storia pregressa di malattie cardiovascolari, ma era inferiore del 39% nelle donne rispetto agli uomini senza pregresse malattie cardiovascolari.
«La buona notizia è che, al basale e dopo 2 anni, la maggior parte dei partecipanti ha raggiunto gli obiettivi di trattamento indipendentemente dal sesso», ha commentato Peter Novodvorsky dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito.
Un ruolo per il bias di selezione?
Riguardo al problema legato al “bias di selezione” (un errore sistematico nell’identificazione della popolazione e/o nella selezione della campione a cui si riferisce lo studio) negli studi randomizzati, ovvero il dubbio che le donne disposte a prendere parte alla sperimentazione differissero in qualche modo dagli uomini.
«Anche se osserviamo una differenza di genere nella gestione, se la maggior parte delle donne con diabete di tipo 2 viene trattata in modo appropriato, questo ripristina il loro vantaggio nel rischio cardiovascolare rispetto agli uomini, a eccezione dell’ictus» ha aggiunto la relatrice.
L’ipotesi principale generata dall’analisi post-hoc di REWIND è che «le donne con diabete hanno risultati migliori degli uomini se trattate correttamente», ha sottolineato. «Questo aspetto dovrebbe essere valutato in uno studio progettato per accertare le differenze legate al genere».
Bibliografia
Ferrannini G et al. Gender differences in cardiovascular risk, treatment, and outcomes: a post-hoc analysis from the REWIND trial. EASD Annual Meeting. Abstract OP 01-5. Presented September 28, 2021.