La scuola di polizia di Vibo forma le nuove leve: è l’unica scuola presente al Sud Italia, su una superficie di 27.000 mq
Oggi, chi entra in Polizia lo fa per spirito nazionalistico con una forte identità civile. Quel vincolo allo Stato è siglato da un giuramento personale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica…”
Non si entra più in polizia per un ripiego, ultima ratio per il posto di lavoro. L’unico sbocco diventava l’uniforme. Oggi, i giovani, sentono il desiderio di entrare a far parte di una grande famiglia e perorare la causa. E non sono più, poco istruiti. Chi entra nelle file della PS ha un dottorato e a volte anche master…
Sono i poliziotti del nuovo millennio, il ragazzo della porta accanto, il nipote, il figlio che troviamo sulle strade a tutelarne la sicurezza, che rischiano la propria pelle.
Li chiamano sbirri, carne venduta ma sono i figli di questa Patria, i figli di tutti. Soprattutto, hanno le idee molto chiare.
Cambiano i tempi e, naturalmente, cambiano anche le direttive di bandi o concorsi. Nell’ordinamento ministeriale che oggi ha rafforzato funzionalità e strategie. Insomma, sono un caposaldo civile della società.
La scuola di polizia di Vibo forma le nuove leve.
Oltre ad essere una scuola formativa di allievi, la sede ospita il reparto Prevenzione Crimine, l’ufficio amministrativo della Questura, la squadra cinofila, gli artificieri.
L’età media interessata si aggira sui ventitré anni. Un full immersion di sette mesi di lezioni tra teoria e pratica.
E un periodo di trenta giorni di e-learning. Una formazione sui sistemi informatici e tecnologici.
E’ l’unica scuola di polizia al sud, sparsa su una superficie di 27.000 mq dei quali 16.000, sono corredati da strutture, ben 11, nelle quali si organizza la didattica. E, un’aula Magna che fa da accoglienza anche a eventi extra. Il direttore della Police school è Stefano Dodaro. Vero status militi, fa onore alla divisa che porta da molti anni. Il suo primo pensiero lo posa sul nome della scuola allievi” Andrea Campagna” ricordandone le gesta: giovane collega, vittima dell’epoca del terrorismo. Ne parla con l’amaro in bocca “un omicidio barbaro, organizzato da terroristi. Davanti casa. “Giusto, che la scuola sia intitolata a lui”.
Ma nel corridoio della parte amministrativa-logistica, uno degli undici blocchi, al piano terra un muro è ricoperto da foto di uomini che non si possono dimenticare.
Uomini simbolo. Uomini eroi. Quelli con i quali si è lavorato gomito a gomito, passate lunghe notti d’ufficio o sulle strade. Quelli che negli appostamenti hanno rischiato la vita. Esposti nelle operazioni che sgominano quelle faide per indebolire il crimine. E nella grande famiglia, si scommette sulla fiducia reciproca del “ti copro io le spalle” e il collega diventa un fratello oltre che un partner. Sfiniti ma soddisfatti hanno fatto fronte a tutela dei cittadini. Tra i tanti il collega, appunto, Antonio Montinaro, a suo nome un’altra palazzina, capo della scorta di Giovanni Falcone.
Quel vincolo allo Stato è siglato da un giuramento personale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica…”
Il prestigioso Istituto di Stato ospita una palestra dotata di accessori. Una mensa dalla cucina attenta all’alimentazione. 320 posti a sedere in un auditorium moderno dove recentemente è stata ospitata una mostra cinematografica. E in questo momento al 215° corso ci sono 158 allievi, bassi numeri a causa della pandemia. Ma non si è chiuso dice il dottor Dodaro “Tutti chiudevano noi non abbiamo chiuso durante tutto il periodo della pandemia”
Oggi, chi entra in Polizia lo fa per spirito nazionalistico con una forte identità civile. Quel vincolo allo Stato è siglato da un giuramento personale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica…”
La scuola di polizia di Vibo forma le nuove leve
Ma la domanda nasce spontanea: poliziotti si nasce o si diventa? Il direttore Dodaro con estrema sicurezza si lascia andare: “Quello che conta è l’amore per questo lavoro, comporta sacrifici e problemi con la famiglia. Dire grandi parole è inutile. Se ogni poliziotto lo fa con amore, lo farà bene”. Sperando di sentire presto il grido corale di quei giovani che hanno superato il corso allievo: “Lo giuro…!”E chiamare, “Mamma ce l’ho fatta!”