Sergio Andrei torna con il brano “Ciò che rimane”, il terzo capitolo della sua nuova storia: l’esperienza ci plasma e il resto è un continuo rigenerarsi
Disponibile su tutte le piattaforme digitali “Ciò che rimane”, il nuovo capitolo musicale del cantautore Sergio Andrei con l’etichetta Purple Mix per Believe Music.
Capitolo dopo capitolo, Sergio Andrei, ripercorre per immagini storie e finestre di vita vissuta, come un collage appositamente composto affinché l’ascoltatore possa vivere a pieno un’esperienza unica nel suo genere.
Dopo le uscite dei brani come “Genesi” e “Brava che sei”, il cantautore racconta “Ciò che rimane” dopo ogni esperienza vissuta, una somma di domande su cosa sarebbe un uomo senza i suoi ricordi, le sue radici, i suoi affetti, tutto questo riassunto in un brano intimo ed emotivo.
Il cantautore Sergio Andrei lo descrive così: ”E’ l’ultimo brano del disco che ho scritto e infatti ha già nel suo arrangiamento, una mia visione più attuale rispetto al progetto. Dentro ho messo gran parte della mia malinconia.” – continua – “Ho espresso una componente nostalgica che avverto spesso.. e che altre invece dimentico chiedendomi come si faccia a lasciarsi dietro certe cose. Invece si vive e ci si sorprende. ‘Ma la vita continua anche senza di noi… diceva Vasco”.
Il brano è stato arrangiato da Umberto Scaramozza, mentre le batterie sono state eseguite a Milano da Riccardo Ierardi.
La direzione artistica vede la partecipazione di Giovanni Lo Castro e il supporto di Lorenzo Calderale.
BIOGRAFIA
Classe ’97. Nato a Milano, vive a Roma da quando ha otto mesi, ma tifoso accanito della Fiorentina. Ha vssuto per un anno in Australia per poi tornare, fare il Linguistico e poi tre anni di Accademia all’Officina P.Pasolini di Tosca.
Appassionato di canzone d’autore fin da piccolo. Si vestiva da Rino Gaetano in prima media per cantare in playback. A 6 anni, a “Chi ha incastrato lo Zio Jerry”, nomina De Gregori in opposizione a Ci Son Due Coccodrilli quando la Hunziker gli chiese il brano preferito.
Amante di edicole, pub, manifesti, copertine della Blue Note, stadi e osterie.
Politicamente credente dell’anarchia delle locande. Un mix fra un ipocondriaco asociale e un hooligan. Ha esordito come attore a Teatro con “Le belle Notti” e poi proseguito con serie televisive e film (Non c’è campo, Che dio ci aiuti, Don Matteo, Scomparsa ec..) ma la vera passione è quella per la sceneggiatura che fa parte del mio amore per la scrittura. Un film scritto nel cassetto dove c’è sempre musica di mezzo: il buon jazz.
Scrive canzoni da qualche anno. Ha pubblicato tre singoli su Spotify: Pienodipanico, Brigitte Bardot e Monologo al Bancone. Altri esperimenti di questi anni sono su Youtube.
Lavora con un team di amici che condividono diverse passioni: dalla fotografia alla grafica e da anni portiamo avanti progetti.
Finalmente è in uscita il primo disco. Ha già cambiato dieci titoli e venti tracklist. Ora dovremmo esserci. Si chiama “Pulp” ed è un magazine che racconta tante storie e un grande viaggio che comincia al bancone.