Il pianista e saggista Luca Ciammarughi affronta in un libro il tema LGBTQ dal punto di vista della musica classica, gettando una luce sugli aspetti censurati o edulcorati di molti compositori e compositrici, dal barocco al Novecento
Non tocchiamo questo tasto. Musica classica e mondo queer del pianista e saggista musicale Luca Ciammarughi sfida decenni di divulgazione eteronormativa, ipocrita e parziale, e getta una luce sugli aspetti censurati o edulcorati di compositori e compositrici che oggi potremmo annoverare nell’ambito LGBTQ, permettendo di conoscerli meglio e di capire più a fondo la loro arte. Prefazione di Franco Buffoni. In libreria, il volume è il secondo titolo della collana di saggistica musicale “Correnti” diretta da Carlo Boccadoro (Edizioni Curci).
«Non mi interessa sapere con chi andavano a letto i grandi compositori, mi basta la loro musica»: con questa frase si è soliti liquidare il tema della diversità sessuale nella storia della musica. Per decenni nei libri, nelle riviste, nei film e nelle trasmissioni ci hanno sempre detto che Bach aveva venti figli, che Mozart scriveva lettere piccanti alla cugina, che Beethoven sospirava per l’Amata Immortale o che Brahms amava Clara Schumann; ma si è quasi sempre sorvolato sulle passioni omoerotiche di Schubert o Chopin, Saint-Saëns o Bernstein, Szymanowski o Ethel Smyth. Non solo: spesso intorno ai compositori che vissero in maniera alternativa il loro erotismo si è costruito un alone di artificiosa normalità o di asessualità, gettando sotto al tappeto gli aspetti giudicati sconvenienti nel loro modo di amare.
Se il Novecento ci ha insegnato a staccare l’uomo dall’artista, oggi però torniamo a interrogarci sulle intersezioni e i cortocircuiti fra biografia e opera d’arte: quanto traspare nelle Cantate di Händel degli ambienti omosessuali che il Caro Sassone frequentò a Firenze, Roma o Londra? Quanto la scoperta di piaceri proibiti nella Vienna del 1820 ha condizionato la parabola artistica di Schubert? Perché Britten decise di mettere in musica La morte a Venezia di Thomas Mann? Queste e molte altre domande aprono la via a una storia “altra” della musica, fatta di vicende che si è voluto rimuovere non perché inessenziali, ma perché sgradite ai bigotti.
Non esiste una musica queer e una musica straight, ma far luce su questi temi ci permette di conoscere meglio l’arte di quei compositori che ne furono toccati. Questo libro lo fa delineando una galleria di personaggi, squarci di vita e atmosfere che, senza cedere al gossip, offrono prospettive inedite sulla storia culturale dell’Occidente e, al musicofilo, strumenti nuovi per un’esperienza d’ascolto più consapevole.