Psoriasi: il punto sulle molecole in fase avanzata di sviluppo è stato fatto in occasione della Fall Clinical Dermatology Conference 2021
Sono diverse le potenziali future terapie per la psoriasi che promettono di arricchire di nuove opzioni terapeutiche l’armamentario attualmente a disposizione dei dermatologi. Il punto sulle molecole in fase avanzata di sviluppo è stato fatto in occasione della Fall Clinical Dermatology Conference 2021 che si è tenuta in Nevada.
I risultati degli studi clinici di fase III suggeriscono ci sono 3 farmaci con risultati promettenti per il trattamento della psoriasi, due in forma topica e uno in forma orale. Se approvati dalla Fda potrebbero diventare opzioni importanti per i pazienti, secondo il relatore Mark Lebwohl, professore di dermatologia al Mount Sinai, New York.
Tapinarof in crema
PSOARING 1 e PSOARING 2 sono due studi progettati in modo identico per valutare tapinarof in crema, un agonista topico del recettore degli idrocarburi arilici (AhR) da somministrarsi una volta al giorno.
Gli studi a 12 settimane, in doppio cieco, controllati con placebo con tapinarof mostrano il 20% dei pazienti con malattia lieve, il 40% di quelli con psoriasi a placche moderata e il 36% con malattia grave ha risposto all’agente sperimentale. La superficie corporea interessata, più o meno del 10%, non ha influito sui risultati, con oltre il 35% dei pazienti che hanno risposto a tapinarof.
«Se il paziente aveva la psoriasi da meno di 5 anni, da 5 a 10 anni o più di 10 anni, il tasso di risposta è sceso tra il 35% e il 39%» ha detto Lebwohl. «Maschi e femmine hanno risposto allo stesso modo. È interessante notare che i pazienti di età superiore ai 65 anni hanno risposto un po’ meglio dei più giovani. Tra i responders, la percentuale di pazienti che erano guariti era del 40,9%, quella dei pazienti con pelle libera o quasi libera da lesioni con un miglioramento di 2 gradi era del 58%.
Roflumilast topico
I trial di fase III hanno dimostrato che il roflumilast topico, un inibitore dell’enzima fosfodiesterasi-4 (PDE4), è altamente efficace e paragonabile agli steroidi più potenti nel trattamento della psoriasi.
«Roflumilast si è dimostrato straordinariamente efficace contro la psoriasi intertriginosa. Questa è un’opzione assolutamente necessaria per i pazienti. Dal momento che non gradiamo usare gli steroidi a livello delle pieghe corporee come inguine e ascelle, abbiamo bisogno di un farmaco non steroideo e roflumilast ha mostrato un’elevata efficacia proprio in quelle aree» ha commentato.
Deucravacitinib orale
Si tratta di un inibitore della tirosina chinasi 2 (TYK2). «È considerato un inibitore della Janus chinasi (JAK), ma a differenza delle altre molecole di questa classe che possono reagire in modo crociato tra loro perché si legano a un sito di legame comune sulla JAK, deucravacitinib si comporta in modo diverso perché si lega al dominio regolatorio della TYK2» ha affermato Lebwohl. «Dato che i JAK inibitori si legano a un sito attivo di legame dell’ATP, condividono alcuni effetti collaterali, mentre deucravacitinib sembra evitarli».
In uno studio di fase III oltre la metà (53%) dei soggetti affetti da psoriasi che assumevano deucravacitinib ha raggiunto una risposta PASI 75 (Psoriasis Area and Severity Index), e più del 58% ha raggiunto lo stesso obiettivo in un altro trial.
«Questa è una molecola da assumere per via orale, un vantaggio rispetto alle più comuni terapie iniettive. Funziona anche abbastanza velocemente, infatti la maggior parte del beneficio è stato raggiunto entro le prime 4 settimane. Il farmaco dovrebbe essere approvato nel 2022» ha aggiunto.
Bimekizumab
In un ultimo aggiornamento Lebwohl ha osservato che bimekizumab, il primo doppio inibitore dell’interleuchina (IL)-17A e IL-17F per il trattamento della psoriasi, avrebbe dovuto essere approvato a metà ottobre 2021. Tuttavia, a causa della pandemia, la Fda ha dovuto rimandare le sue indagini sugli impianti di produzione del farmaco.
«Bimekizumab è il primo biologico che nel periodo controllato con placebo degli studi cardine ha consentito di raggiungere una risposta PASI 100 nella maggior parte dei pazienti (endpoint primario)» ha affermato. «È anche molto veloce e la sua efficacia si mantiene nel tempo».