5 Continents Editions porta in libreria il volume “CANOVA. Quattro tempi vol. II”, con oltre 60 fotografie inedite di Luigi Spina
In libreria il secondo di quattro volumi, con oltre 60 fotografie inedite di Luigi Spina, che compongono il progetto editoriale “Canova. Quattro tempi”, edito da 5 Continents Editions in collaborazione con la Fondazione Pallavicino di Genova: un raffinato atlante visivo che accoglie la ricerca fotografica di Spina incentrata sui modelli in gesso di Antonio Canova, conservati nella loro quasi totalità all’interno del Museo Gypsotheca di Possagno.
Accompagnando il quadriennio delle celebrazioni canoviane (2019-2022), l’intero progetto si articola in quattro pubblicazioni, ciascuna dedicata a uno specifico nucleo di modelli scultorei in gesso a dimensione reale che, nel processo creativo di Antonio Canova, assumevano un significato di tutto rilievo costituendo il momento di passaggio e di metamorfosi tra una prima fase ideativa e la vera e propria realizzazione della scultura in marmo.
Se il primo volume è dedicato al dialogo tra Mito e Fede, illustrato da Spina attraverso le fotografie di Amore e Psiche, Paolina Borghese Bonaparte, Venere e Marte, Maddalena Giacente, La Pace e il Compianto di Cristo, questa seconda pubblicazione, si concentra anzitutto sul Mito: protagoniste sono le opere Danzatrice col dito al mento, Naiade, Pio VII orante, Venere e Adone, Ebe, Endimione dormiente.
Come spiega il fotografo Luigi Spina, “[…] il gesso è, nell’atto del concepimento dell’artista, il momento fragile e variabile del sentire il corpo della scultura”. I gessi non sono ancora opera finita – svelano imperfezioni, ripensamenti, incisioni, il tocco di una spatola o delle mani – ma, nonostante questo, ne contengono tutta la forza e le potenzialità. I chiodini in bronzo (repères) guidano il fotografo e consentono al lettore di perdersi per percorsi anch’essi inediti tra espressioni e gesti, acconciature e pieghe dei panneggi.
Le sequenze fotografiche in bianco e nero realizzate da Spina a contatto con l’opera scultorea consentono allo sguardo del lettore di approfondire ancora una volta quel legame tra luce e plasticità della materia che è uno degli aspetti chiave e peculiari dell’opera del fotografo. “Spina sente il gesso come l’opposto del marmo. La materia dell’imperfezione tattile rispetto a quella incorruttibile, dove domina l’idea e non c’è traccia della manualità”, scrive Vittorio Sgarbi.
Come evidenzia il sottotitolo, la dimensione temporale è uno degli elementi chiave della ricerca fotografica condotta, in solitaria, tra le stanze della gipsoteca di Possagno. Quei “quattro tempi” non vogliono essere unicamente un espediente per declinare la riflessione visiva di Spina nel quadriennio di celebrazioni canoviane. La dimensione temporale ha infatti un’importanza senza pari nella fase creativa e realizzativa dello scultore neoclassico: c’è un prima e un dopo l’opera in gesso. Il prima è lo studio preparatorio; il dopo l’opera finita. Il gesso si pone nel mezzo. Questo volume vuole quindi presentare al grande pubblico questa fase così significativa e nel contempo così poco approfondita di Antonio Canova, tra i maggiori scultori di tutti i tempi.
La raccolta delle centinaia di gessi conservati alla gipsoteca di Possagno è la testimonianza del lavoro continuo e gravoso che Canova dedicava alle sue opere: le statue canoviane infatti non nascono dalla lavorazione diretta e intuitiva del marmo, ma dopo un metodico e precisissimo studio, dal disegno all’argilla, dal gesso al marmo. Il modello in gesso, in particolare, si realizza con una colata in un calco ricavato dalla precedente opera in argilla; nel gesso venivano applicati i repères, i chiodini di bronzo tuttora visibili nelle statue di Possagno, che consentivano – con un apposito pantografo – di trasferire le misure e le proporzioni dal gesso al marmo.
Il volume è completato e arricchito dai contributi critici firmati dal Principe Domenico Antonio Pallavicino, da Vittorio Sgarbi e da Luigi Spina. Sgarbi, in particolare, si chiede nella prefazione al volume: “Cosa vede, cosa cerca Luigi Spina in Canova?”. La risposta è illuminante: “Cerca l’opposto di quello che Canova vuole essere: l’imperfezione”. E aggiunge: “Luigi Spina, nei modelli di gesso, cerca un artista inquieto e diviso, maestro di un’idea della bellezza senza tempo e senza limite, un artista dell’armonia, della misura perfetta e di un mondo perduto”.
In mostra al Mart di Rovereto: Canova tra innocenza e peccato
Dal 17 dicembre 2021 al 18 aprile 2022 un nucleo di fotografie di Luigi Spina tratte dal progetto “Canova. Quattro tempi” sarà esposto al Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nell’ambito della mostra Canova tra innocenza e peccato – da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Beatrice Avanzi e Denis Isaia –, che esplora l’attualità dell’opera di Antonio Canova nei linguaggi contemporanei, dalla fotografia alle esperienze scultoree più recenti, mettendo in luce nessi, dialoghi, continuità e contrapposizioni.