Studio Altamedica: su 866 positivi al Covid il 72% era vaccinato


Tra giugno e novembre 2021 il Laboratorio Altamedica di Roma ha rilevato 866 nuovi casi di Covid: il 72% dei positivi era vaccinato

coronavirus variante omicron

Tra giugno e novembre 2021 il Laboratorio Altamedica di Roma ha rilevato 866 nuovi casi di Covid-19 mediante analisi Rt-Pcr in tempo reale. Di questi, 623 (72%) erano vaccinati (496 completamente e 127 parzialmente con Biontech/Pfizer BNT162b2, Moderna e Astrazenca) e 243 (28%) non vaccinati. Tra i casi positivi di vaccinati, il 59% (368) erano donne e il 41% (255) uomini. Il 31% (191) delle persone vaccinate era asintomatico e il 69% (432) sintomatico; il 7% (43) era ricoverato in ospedale e l’1% (7) deceduto. Tra le persone che non erano state vaccinate, il 67% (162) era sintomatico, il 12% (3) ricoverato in ospedale e il 2% (5) deceduto. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto di Ricerca e Diagnostica Altamedica di Roma, sottoposto al Journal of Medical Virology.

“Il Sars-Cov-2 e il Covid-19 continuano a diffondersi in tutto il mondo, con oltre 265 milioni di casi confermati totali. In Italia, la principale strategia per prevenire la diffusione del virus è focalizzare l’attenzione e le restrizioni nei confronti delle persone non vaccinate, suggerendo che le persone che sono state vaccinate non sono rilevanti nell’epidemiologia di Covid-19. Mentre il numero di nuovi casi continua ad aumentare ovunque in Europa e in Italia con un ruolo rilevante nella trasmissione dei virus proprio da parte dei soggetti già vaccinati – afferma il Prof. Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca e Diagnostica Altamedica – Le persone vaccinate hanno un minor rischio di malattie gravi ma sono ancora una parte rilevante della pandemia e continuano ad avere un ruolo importante nella trasmissione. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati ed emanare nuove restrizioni solo per colpire i non vaccinati”.

“I nostri dati, come sostengono molti autori prestigiosi – prosegue l’esperto – supportano l’evidenza che le persone vaccinate sono ora una parte significativa della pandemia. La scelta di utilizzare un vaccino non tradizionale che non produca immunità verso l’intero virus ma solo verso una piccola parte di esso, estremamente variabile, come la proteina spike, che ovviamente è stata più volte profondamente modificata, rende questi vaccini rapidamente inefficaci e contribuiscono alla diffusione della pandemia, provocando un falso senso di sicurezza per coloro che vengono vaccinati ripetutamente. Nessuna protezione, infatti, può essere garantita ripetendo la vaccinazione a breve distanza”.

“Quale vaccino può essere considerato efficace se, si vocifera, debba essere ripetuto più e più volte per funzionare? – afferma Giorlandino – Ma se si voleva seguire questa ingiustificabile scelta di affidarsi a Pfizer o Moderna per far produrre, dai nostri ribosomi, attraverso la somministrazione di un RNA alieno, una proteina ipermutevole, perché non somministrare direttamente tale proteina? Non sarà una vaccinazione “definitiva” perché la Spike muta”.

“Ma, ancora una volta nasce spontanea la domanda: perché non si fa un ulteriore sforzo? Già da adesso passare ad un vaccino da virus inattivato? Tipo Sinopharm, SinoVac o, meglio, Bharat? Un vaccino da virus inattivato è definitivo, non teme varianti e gli ultimi studi lo descrivono efficacissimi e definitivi, come per chi ha contratto immunità naturale che può, raramente, contagiarsi, ma non ammalarsi o contagiare a sua volta. A questo punto, visto che non abbiamo voluto utilizzare un vaccino tradizionale – conclude Giorlandino – l’unica salvezza sarà affidarsi, come sempre per tutte le pandemie, all’immunità di gregge che fortunatamente, in Italia, è vicina”.