Artrite reumatoide, abatacept migliora artrite subclinica in pazienti a rischio elevato di malattia secondo i risultati di nuovi studi
Abatacept è superiore al placebo nel migliorare l’infiammazione subclinica in pazienti a rischio elevato di artrite reumatoide (AR) e nel rallentare la progressione artritica fino alla malattia conclamata a 6 mesi. Queste le conclusioni principlai dello studio clinico ARIAA (Abatacept Reversing Subclinical Inflammation as Measured by MRI in ACPA Positive Arthralgia), presentato in occasione del recente Congresso dell’American College of Rheumatology (ACR), che sembrano aprire nuovi scenari nel trattamento di questa condizione.
Razionale e disegno dello studio
Come è già noto da tempo, la storia naturale dell’AR si può dividere, sinteticamente, in 3 fasi:
– una fase preclinica asintomatica, legata alle interazioni genetica-ambiente, caratterizzata dalla presenza di anticorpi diretti contro le proteine citrullinate (ACPA), che possono comparire alcuni anni prima dell’insorgenza di AR conclamata
– una fase preclinica sintomatica, caratterizzata dalla presenza di artralgia e di lesioni infiammatorie e strutturali, rilevabili mediante imaging a risonanza magnetica.
– la fase di artrite clinica conclamata – caratterizzata da articolazioni tumefatte e dolenti e, potenzialmente, un punteggio DAS28 di attività di malattia elevato – che, se non trattata adeguatamente, comporta la progressione del danno strutturale articolare
Dato che l’attivazione delle cellule B mediata dalle cellule T rappresenta un passaggio chiave nella stimolazione dell’insorgenza di malattia infiammatorie autoimmunitarie, come l’AR, è stato ipotizzato che il ricorso ad interventi terapeutici che hanno questo processo come target terapeutico potrebbe rivelarsi utile per intervenire precocemente sulla storia naturale dell’AR, prevenendo in tal modo l’insorgenza di malattia conclamata ed identificando, perciò, nella fase pre-clinica sintomatica una “finestra di opportunità” da sfruttare in tal senso.
La scelta degli autori dello studio ARIAA è caduta su abatacept, un noto inibitore dell’attivazione delle cellule T mediante legame agli antigeni CD80 e CD86, e l’obiettivo dei ricercatori è stato quello di verificare la capacità del farmaco di abbattere l’infiammazione subclinica in pazienti a rischio elevato di sviluppo di AR o, quanto meno, di prolungare il tempo necessario all’insorgenza clinica di malattia conclamata.
Lo studio, randomizzato, in doppio cieco e controllato vs. placebo, ha reclutato, tra il mese di novembre del 2014 e quello di dicembre del 2019, 100 pazienti a rischio elevato di AR, essendo ACPA-positivi e mostrando segni di infiammazione subclinica all’imaging a risonanza magnetica. I pazienti afferivano a 14 centri dislocati in Germania, Spagna e Repubblica Ceca.
Di questi 100 pazienti iniziali, dopo verifica, ne sono stati randomizzati 98 a trattamento settimanale con 125 mg di abatacept sottocute o a placebo per un periodo di 6 mesi. A questo è seguito un follow-up della durata di un anno, durante il quale i pazienti non sono stati trattati.
I pazienti avevano un’età media pari a 50 anni ed erano in maggioranza di sesso femminile. Il punteggio medio relativo al dolore era pari, parametrato su scala VAS 0-100, era pari a 42,5 al basale; l’attività media di malattia era pari, invece, a 42,6.
L’endpoint primario era rappresentato dal miglioramento di almeno uno dei seguenti parametri di infiammazione documentata mediante MRI – variazione, rispetto al basale, >0 della sinovite, documentata mediante punteggio RAMRIS (Rheumatoid Arthritis Magnetic Resonance Imaging Score).
L’endpoint secondario chiave, invece, era rappresentato dalla progressione all’artrite, evidente in base alla tumefazione clinica articolare.
L’analisi è stata condotta sulla popolazione intention-to-treat (ITT), con i valori mancanti classificati come insuccesso terapeutico.
Risultati principali
Dai dati è emerso che il 61% dei pazienti trattati con abatacept ha mostrato il miglioramento di almeno uno dei parametri di imaging descritti nell’endpoinr primario,rispetto al 31% del gruppo placebo (p=0,0043).
Inoltre, è stato documentato lo sviluppo di artrite nel 34,7% dei pazienti del gruppo placebo rispetto all’8,2% di quelli trattati con abatacept (p=0,0025).
Per quanto riguarda la safety, invece, non sono emersi nuovi segnali rispetto al profilo di eventi avversi (AE) già noto a seguito dell’impiego del farmaco.
Nello specifico, sono stati registrati 12 eventi avversi (AE) seri fino al 2021 – includendo un caso ciascuno di gastrite, cellulite, polmonite e carcinoma prostatico. Solo la polmonite è stata considerata un AE legato al trattamento.
Implicazioni dello studio
In conclusione, I risultati dello studio ARIAA hanno mostrato che abatacept batte il placebo nel migliorare l’infiammazione subclinica e nell’inibire la progressione ad AR in pazienti a rischio di AR a 6 mesi.
Va anche detto che l’anticipazione dei primi risultati clinici dei pazienti dello studio che erano stati seguiti nei 18 mesi di follow-up previsti dal protocollo (dati che non erano parte della comunicazione dei dati al Congresso) ha documentato come il regime di trattamento utilizzato (tempo-dipendente) ha esercitato un effetto sostenuto significativo sulla progressione dell’AR. Ciò suggerisce che abatacept, somministrato per 6 mesi, è in grado di ritardare lo sviluppo di AR dopo 18 mesi.
A questo punto, i ricercatori hanno dichiarato che il prossimo step della loro ricerca sarà quello di rivalutare la popolazione di individui reclutata nel trial per la presenza di possibili biomarker genetici.
Tale step potrebbe essere propedeutico alla messa a punto di un trial di fase 3 di dimensioni maggiori, finalizzato a determinare i fattori di rischio che guidano l’autoimmunità legata all’AR e a valutare se la progressione di malattia possa variare in base ai gruppi etnici considerati e in regioni geografiche diverse.
Bibliografia
Rech J et al. Abatacept Reverses Subclinical Arthritis in Patients with High-risk to Develop Rheumatoid Arthritis -results from the Randomized, Placebo-controlled ARIAA Study in RA-at Risk Patients. ACR 2021; Abs.0455