Epilessia a insorgenza tardiva: l’ipertensione è un fattore predittivo di rischio raddoppiato secondo i risultati di un nuovo studio
L’ipertensione è associata a un aumento più che raddoppiato del rischio di sviluppare epilessia a esordio tardivo, anche in pazienti che non hanno avuto un ictus precedente. È quanto suggerisce un nuovo studio i cui risultati sono stati pubblicati online su “Epilepsia”.
Più precisamente, dopo aver escluso gli individui con normale pressione arteriosa che stavano assumendo farmaci antipertensivi, i ricercatori hanno scoperto che l’ipertensione era legata a un rischio quasi 2,5 volte maggiore di epilessia.
«I nostri risultati ampliano ulteriormente la conoscenza degli effetti negativi che l’ipertensione ha sulla salute del cervello e, per quanto riguarda l’epilessia, tale effetto potrebbe iniziare anche nella mezza età» sostengono gli autori, guidati da Maria Stefanidou, della Boston University School of Medicine.
«I medici – nella loro pratica clinica – devono essere vigili nel diagnosticare l’ipertensione e nel discutere con i pazienti tutti i potenziali esiti a lungo termine sulla salute del cervello e la necessità di un trattamento. Inoltre, in coloro che presentano epilessia di nuova insorgenza in età avanzata, nel workup iniziale dovrebbe essere incluso lo screening per una potenziale ipertensione non diagnosticata» aggiungono.
Alla ricerca dell’eziologia sconosciuta
«Il rischio di epilessia di nuova insorgenza aumenta con l’avanzare dell’età oltre i 65 anni e può interessare dai 15 ai 20 individui più anziani su 1.000. Sebbene le cause più comuni di convulsioni in questa fascia di età siano una precedente storia di ictus e la presenza di demenza, per circa il 30% -40% dei pazienti l’eziologia delle crisi epilettiche rimane sconosciuta» riportano Stefanidou e colleghi.
«Volevamo studiare se i fattori di rischio vascolare modificabili – che sono noti per il fatto di contribuire sia all’invecchiamento cerebrale vascolare che alla neurodegenerazione – potessero predire direttamente lo sviluppo dell’epilessia, anche in assenza di ictus clinico o demenza» spiegano gli autori.
Per indagare tale ipotesi, i ricercatori si sono rivolti ai dati dei partecipanti alla Coorte Offspring del Framingham Health Study (FHS). L’FHS originale è uno studio longitudinale basato sulla comunità – tuttora in corso – che fu avviato per la prima volta nel 1948. La prole della coorte d’origine e i loro coniugi (n = 5.124) sono stati arruolati nella coorte Offspring nel 1971, caratterizzata dalla sorveglianza di questi partecipanti di seconda generazione basata su visite di “esame” ogni 4 anni.
Lo studio ha incluso soggetti che avevano partecipato all’esame 5 (1991-1995), erano di età pari o superiore a 45 anni, avevano dati disponibili sia sul fattore di rischio vascolare (VRF) sia di follow-up sullo stato di epilessia (n = 2.986; età media, 58 anni; 48% maschi).
I ricercatori hanno condotto due analisi statistiche. Nel modello primario hanno aggiustato i risultati dell’analisi in base all’età e al genere, in quello secondario anche per la prevalenza e i dati ad interim relativi all’ictus. Hanno anche condotto un’analisi che ha escluso i partecipanti trattati con farmaci antipertensivi e avevano una pressione arteriosa normale.
Possibili relazioni causa-effetto
Nel corso di un follow-up medio di 19,2 anni, sono stati identificati 55 nuovi casi di epilessia. L’età media di questi pazienti era di 73,8 anni. Nel modello primario, l’ipertensione era associata a un rischio quasi doppio di sviluppare epilessia ( hazard ratio, 1,97; intervallo di confidenza al 95%, 1,13-3,45; P = 0,017).
È interessante notare che il Framingham Stroke Risk Profile – un calcolo basato su una serie di fattori, tra cui età/genere, pressione arteriosa sistolica, terapia antipertensiva, diabete, storia di malattie cardiovascolari, fibrillazione atriale e fumo di sigaretta – non era associato all’incidenza di epilessia e non c’era nessun’altra associazione significativa tra alcuno degli altri VRF quando valutati in modo indipendente.
Quando i ricercatori hanno effettuato l’aggiustamento per ictus prevalente e in corso, hanno continuato a trovare un rischio quasi raddoppiato di sviluppare epilessia (HR 1,93; IC 95%, 1,10-3,37; P = 0,022). Un’analisi che ha tenuto conto del rischio concomitante di morte ha ottenuto risultati simili (HR, 1,98; IC 95%, 1,03-3,81; P = 0,042).
Il modello che escludeva i pazienti sottoposti a trattamento antipertensivo, le cui letture della pressione arteriosa erano normali (n = 2.162; 50 nuovi casi di epilessia) ha mostrato un’associazione ancora più forte (HR, 2,44; IC 95%, 1,36-4,35; P = 0,003).
«I nostri risultati si basano su uno studio epidemiologico e osservazionale, quindi indicano un’associazione tra ipertensione ed epilessia di nuova insorgenza in età avanzata» ribadiscono Stefanidou e colleghi.
Gli autori osservano che, poiché si tratta di uno studio osservazionale, «non è possibile stabilire una relazione causa-effetto alla base di questi risultati, ma vi è una crescente evidenza da parte nostra, così come di altre coorti simili, che l’ipertensione, un fattore di rischio vascolare modificabile, può effettivamente essere un predittore indipendente di epilessia a insorgenza tardiva».
«Esistono “meccanismi plausibili” che supportano un ruolo sia diretto che indiretto dell’ipertensione – per esempio, attraverso l’accumulo di malattie dei piccoli vasi nel cervello – ma saranno necessarie ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi esatti coinvolti nel processo» aggiungono. «Potenziali meccanismi fisiopatologici possono essere ulteriormente esplorati in futuri studi sperimentali e clinici» concludono Stefanidou e colleghi.
Ulteriori ipotesi a sostegno della plausibilità dell’associazione
In un commento congiunto, Hedley C.A. Emsley, professore di Neuroscienze cliniche alla Lancaster University (Inghilterra), e Jasmine Wall, assistente in neurologia dello stesso Ateneo, descrivono lo studio come un «gradito ampliamento in questo campo», osservando che il Framingham Heart Study «si presta bene a uno studio osservazionale incorporato di questa natura sull’epilessia a insorgenza tardiva».
Emsley e Wall, che non sono stati coinvolti nella ricerca, affermano che «l’apparente entità dell’associazione tra l’aumentato rischio di epilessia a insorgenza tardiva e l’ipertensione nello studio del gruppo di Stefanidou è piuttosto sorprendente», anche tenendo conto della «dimensione relativamente piccola del campione», dal momento che i risultati di questa analisi sembrano «resistere all’esclusione di individui che sono diventati normotesi con il trattamento antipertensivo».
I commentatori fanno notare che, negli ultimi anni, c’è stato un crescente corpo di prove che evidenziano l’importanza dell’ipertensione nella patogenesi dell’epilessia a insorgenza tardiva con malattie cerebrovascolari subcliniche, tra cui «la malattia dei piccoli vasi cerebrali altrimenti occulta che si ritiene sia una causa frequente».
I meccanismi «rimangono poco chiari» ma – suggerisconono – potrebbero includere una microangiopatia cerebrale diffusa oppure cambiamenti strutturali e fisiologici e/o disfunzione e perdita della barriera emato-encefalica.
«Sebbene non vi sia attualmente consenso su una soglia di età che definisca la cosiddetta “insorgenza tardiva”, riteniamo che le soglie utilizzate negli studi su questo tipo di epilessia dovrebbero essere più basse, per evitare di non individuare giovani adulti a rischio a causa di meccanismi vascolari» aggiungono Emsley e Wall.
Bibliografia:
Stefanidou M, Himali JJ, Devinsky O, et al. Vascular risk factors as predictors of epilepsy in older age: The Framingham Heart Study. Epilepsia, 2021 Nov 16. doi: 10.1111/epi.17108. [Epub ahead of print] Link