Ambra Sabatini, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo, è tra le donne dell’anno: la velocista toscana, assistita dal Centro protesi Inail, tra i simboli femminili del 2021 per coraggio e determinazione
Fra le tre donne dell’anno, scelte dalle lettrici e dai lettori de la rivista D, supplemento dedicato all’universo femminile del quotidiano “La Repubblica”, c’è Ambra Sabatini. Insieme alla velocista toscana figurano altre due grandi donne: la senatrice Liliana Segre e la fumettista tunisina Takoua Ben Mohamed. Vincitrice della medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo, l’esordiente Ambra Sabatini, a soli 19 anni, ha conquistato insieme al podio più alto anche il record del mondo, nei 100 metri, con il tempo di 14”11. La velocista toscana, che è assistita dal Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, è stata definita dalla giornalista de “La Repubblica” Emanuela Audisio: “La donna della pioggia, rain woman, perché quando le altre naufragano, lei vola nella tempesta”.
“Reinserimento sociale significa ritornare alla vita di tutti i giorni”. Ambra Sabatini che è salita sul tetto del mondo, nei 100 metri T63, insieme alle sue compagne di nazionale Martina Caironi e Monica Contrafatto, anche loro assistite dal Centro Protesi Inail, qualche settimana fa ha raccontato a Inail news podcast, il settimanale di salute e sicurezza sul lavoro, pubblicato all’interno della newsletter dell’Istituto, le sue emozioni e la sua esperienza dopo l’incidente che nel 2019 le ha provocato l’amputazione della gamba sinistra: “Per me la vita è più piena adesso, anche perché ho incontrato nuove persone, ho scoperto nuovi mondi, ho scoperto cosa posso fare oppure posso ripetere quello che ho già fatto quando ero piccina”. “Per me il reinserimento sociale – ha aggiunto la campionessa – significa ritornare alla vita di tutti i giorni. Essere consapevoli che qualcosa è cambiato, ma che può essere anche in meglio, chi lo sa”.
Gianluca Migliore: “Ha un potenziale enorme”. Durante il servizio di Inail news podcast, pubblicato lo scorso 29 ottobre, è intervenuto anche Gianluca Migliore, il tecnico ortopedico Inail responsabile della linea arti inferiori della filiale romana del Centro Protesi, che segue la velocista di Porto Ercole da circa un anno e mezzo: “Il mio tipo di lavoro prevede un contatto molto stretto e diretto con l’atleta. I lavori che facciamo sono personalizzati e richiedono uno studio complesso poiché si tratta di protesi a carattere altamente tecnologico, non standard, che richiedono molteplici step di allenamento e messa a punto”. “Ambra – ha aggiunto Migliore – ha un potenziale enorme ed è un’atleta notevole”.
“Fondamentale la presenza dei tecnici dell’Inail”. All’indomani della vittoria alle Paralimpiadi di Tokyo, l’atleta azzurra, partecipando alla trasmissione “Unomattina”, ha ringraziato tutti i tecnici dell’Inail per il lavoro svolto: “La mia passione per l’atletica è nata da ragazza, facevo mezzofondo, una specialità diversa, quindi mi sono dovuta adattare, ma fortunatamente ho avuto allenatori e tecnici che mi hanno aiutato. Fondamentale è stata la presenza dei tecnici dell’Inail”. “La preparazione l’ho svolta tra Grosseto e Castel Porziano, il centro sportivo delle Fiamme Gialle. Con me c’era anche Martina che preparava il salto in lungo. È stata una preparazione intensa. In una gara così importante bisognava dare il massimo”. Ricordando il periodo in ospedale dopo l’incidente, Ambra ha dichiarato: “Dentro di me sul lettino d’ospedale è scattata quella molla che mi ha fatto venire la voglia di indossare la protesi e tornare a correre grazie all’esempio di Martina e Monica che vedevo correre e vincere. Ora sento più responsabilità, ma non dobbiamo fermarci e spero che molti ragazzi con disabilità possano frequentare le scuole di atletica paralimpica”.
“Aiutateci a costruire un mondo senza barriere”. Nel dialogo con Emanuela Audisio pubblicato su D donne de “La Repubblica”, Ambra Sabatini ha rivelato un particolare poco conosciuto della sua esperienza alle Paralimpiadi di Tokyio: “La prima avversaria di me stessa sono io, nel senso che pretendo molto. Alle Paralimpiadi di Tokyo, in semifinale ho colpito con la lama della protesi l’altra gamba, un taglio profondo, per questo tutti pensavano che in finale non sarei andata veloce”. Nell’intervista a D donne, l’atleta ha auspicato, inoltre, un cambiamento culturale a favore delle persone con disabilità: “Serve anche un cambiamento culturale – ha aggiunto la velocista – guardateci come persone e non come casi umani, non dispiacetevi troppo per la nostra sorte, ma aiutateci a costruire un mondo senza barriere architettoniche e mentali”.