Spondilite anchilosante, secukinumab migliora outcome clinici e riduce assunzione di FANS secondo i risultati di un nuovo studio
Nei pazienti con spondilite anchilosante (SA), il trattamento con secukinumab potrebbe migliorare gli outcome clinici, riducendo al contempo l’assunzione di FANS. Queste le conclusioni di uno studio presentato nel corso del Congresso dell’American College of Rheumatology.
Razionale e disegno dello studio
I FANS sono notoriamente utilizzati per trattare il dolore lombare infiammatorio associato alla SA. Ciò premesso, alcuni dati documentano un incremento del rischio di effetti collaterali associato con la loro assunzione e la loro posologia in pazienti affetti da malattie reumatiche croniche. Di qui l’indicazione ad indirizzare le dosi più ridotte possibili di questi farmaci.
Secukinumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che inibisce direttamente IL-17A, mostrando un’efficacia sostenuta e un profilo di safety consistente nei pazienti con SA.
Lo studio ASTRUM è il primo studio randomizzato e controllato di fase IV ad aver esaminato l’efficacia clinica e ”l’effetto risparmiatore di FANS” di secukinumab nella SA.
Della durata di 20 settimane e condotto per gruppi paralleli, ASTRUM è stato condotto in 46 centri dislocati in Germania. Il protocollo di studio prevedeva che i pazienti con SA fossero randomizzati, secondo uno schema 1:1:1, ad uno dei tre gruppi di trattamento (di seguito descritti), con la possibilità di ridurre la posologia di somministrazione di FANS a partire dalla quarta settimana:
– Gruppo 1 (secukinumab early): secukinumab 150 mg sottocute dal basale alla 20esima settimana
– Gruppo 2 (secukinumab delayed): placebo fino alla quarta settimana e poi secukinumab 150 mg
– Gruppo 3 (secukinunab late): placebo fino alla 16esima settimana e poi secukinumab 150 mg
I 211 pazienti presi nello studio (età media= 45,2±12,3 anni; 57,8% di sesso maschile) erano tutti affetti da SA attiva (indice BASDAI ≥4) e con risposta insoddisfacente ad almeno 2 FANS alla massima dose raccomandata, o erano naive o intolleranti ad non più di 2 farmaci anti-TNF. I pazienti inclusi nello studio assumevano, allo screening, almeno il 50% della dose di FANS raccomandata o utilizzavano regolarmente questi farmaci, oppioidi deboli, o paracetamolo, risultando in dose stabilizzata da almeno 2 settimane con questi farmaci almeno 2 settimane prima della randomizzazione.
Misure di valutazione considerate
L’endpoint primario era rappresentato dalla risposta ASAS20, insieme al dato dell’entità della riduzione del trattamento concomitante con FANS dalla quarta alla dodicesima settimana, in pazienti trattati con secukinumab 150 mg vs. placebo.
L’effetto potenziale di “risparmio di FANS” è stato valutato, invece, mediante il punteggio ASAS-NSAID. L’outcome di efficacia secondario della variazione media del punteggio ASAS-NSAID è stato misurato nei gruppi 1 e 2 vs. il gruppo 3 a 12 settimane. Altre misure di outcome di efficacia (esplorative) considerate sono state l’indice BASMI, ASAS40, ASAS 5/6, ASAS-Remissione Parziale, ASAS Indice Salute, BASDAI50, l’indice ASDAS-CRP e i livelli di questa proteina.
Risultati principali
A 12 settimane, la risposta ASAS20 al trattamento è stata pari al 51,2% nei pazienti del gruppo 1 e 2 (secukinumab early e delayed) rispetto al 44,3% nel gruppo 3 (secukinumab late). Ciò premesso, non è stata raggiunta la significatività statistica per questo endpoint (p=0,35).
A 16 settimane, i tassi di risposta ASAS20 sono stati pari, rispettivamente, al 43,7%, 32,9% e 21,4%, rispettivamente. I tassi di risposta a 16 settimane in base all’indice BASDAI50 sono risultati di entità maggiore per i pazienti dei gruppi 1 e 2 rispetto a quelli del gruppo 3 (32,4%, 28,6% e 22,9%, rispettivamente.
L’assunzione di FANS è stata determinata utilizzando il punteggio ASAS-NSAID, con una riduzione percentuale pari almeno al 50%, documentata a 16 settimane nel 64,8%, 58,6% e 42,9% dei pazienti dei tre gruppi sopra indicati.
Riassumendo
Nel complesso, a fronte di un mancato raggiungimento dell’endpoint primario, una proporzione più ampia di pazienti del gruppo uno (secukinumab early) vs. gruppo 3 (secukinumab late) e di pazienti del gruppo 2 (secukimumab delayed) vs. gruppo 3 ha raggiunto le risposte ASAS40, BASDAI50 e altri outcome secondari a 16 settimane.
Inoltre, un numero maggiore di pazienti del gruppo 1 e 2 vs. gruppo 3 ha ridotto l’assunzione di FANS dal basale a 16 settimane e un numero più ampio di pazienti non ha avuto più bisogno di assumere FANS in corrispondenza con questo timepoint.
Pertanto, concludono i ricercatori, in questa popolazione di pazienti con SA, secukinumab è stato in grado di assicurare miglioramenti clinici di alcuni outcome clinici convenzionali e di avere un effetto “risparmiatore” di FANS.
Bibliografia
Kiltz U et al. Evaluation of the nonsteroidal anti-inflammatory drug-sparing effect of secukinumab in patients with ankylosing spondylitis: multicenter, randomized, double-blind, phase IV study. Presented at: ACR Convergence 2021; November 3-10, 2021. Abstract 0908.