Povertà educativa, l’indagine dell’università Roma Tre su 1.710 studenti delle scuole superiori nell’ambito del progetto #LiberailFuturo
Mancanza di amicizie, isolamento, digital divide, bullismo, esclusione. La povertà educativa, un fenomeno già rilevante in molti contesti territoriali, è diventata con la pandemia una vera e propria emergenza. Per questo l’Università degli Studi Roma Tre ha deciso di analizzare e studiare il fenomeno con un questionario somministrato a un campione di 1.710 studenti di cinque scuole secondarie di I grado di Roma: IC Trionfale, IC Milanesi, IC Volumnia, IC Rodari, IC Nino Rota.
L’indagine, presentata nei giorni scorsi a Roma nell’Aula Magna del dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, è stata svolta nell’ambito del progetto #LiberailFuturo, gestito da ‘Arciragazzi Comitato di Roma’ e realizzato con oltre 20 tra associazioni, imprese, istituzioni, e rivolto altre compagini in network e finanziato da ‘Con i Bambini Impresa Sociale’, che prevede la realizzazione di laboratori esperienziali con la supervisione psicologica di tutor.
Dall’analisi dei dati raccolti con l’indagine, spiega la Dire (www.dire.it), sono emersi tre elementi principali, illustrati dalla professoressa Sandra Chistolini: “Una povertà educativa pluridimensionale, che tende a riemergere in corrispondenza di trascuratezze e negligenze. Efficacia delle azioni associative mirate ad abilitare percorsi di senso nella scuola. Urgenza di ripartire dallo spirito comunitario per evitare la degenerazione di quelle vulnerabilità esistenziali che sono testimonianza di bisogni umani e culturali concreti“. “Lo spirito è stato quello di analizzare scientificamente la povertà educativa, ma anche mettere il cuore in una materia così economica- ha aggiunto la docente- Noi siamo andati oltre l’economia, perché pensiamo che povertà voglia dire molte cose, soprattutto povertà esistenziale. Che si è ingigantita all’ennesima potenza con la pandemia, in termini di bisogni fondamentali. Primo fra tutti il bisogno dell’incontro con l’altro. Bisogna ripartire dalla comunità educante”.
Il progetto si avvale di un piano integrato di attività basate sui fondamenti della teoria del cambiamento: lavoro in partnership, coinvolgimento della società civile e innovazione, nell’ottica di dare vita ad una comunità educante in cui ogni attore territoriale sia consapevole e responsabile del proprio ruolo nella formazione degli atteggiamenti e delle aspettative sociali dei giovani. Le azioni previste dal progetto coinvolgono sei Municipi della Capitale, con attività di laboratorio nelle scuole, con la realizzazione di Centri Creativi Solidali di aggregazione giovanile e con attività sportive nell’extra scuola.
“La sospensione delle lezioni scolastiche e la chiusura di tutte le attività ludiche, educative, di inclusione e supporto, ha colpito più duramente le ragazze e i ragazzi, soprattutto coloro che vivono in condizioni di povertà o marginalità sociale– ha spiegato in apertura Anna Maria Berardi, presidente Arciragazzi Comitato di Roma OdV- Il progetto ha come obiettivo la costruzione di una comunità educante. Che deve includere cittadini e cittadine che possano partecipare alla formazione dei giovani. Una comunità in cui tutti sentono la responsabilità nei confronti dei giovani è una comunità che costruisce il cambiamento non solo dei giovani ma anche degli adulti. Per questo abbiamo organizzato questo convegno per confrontarci e proseguire fino a luglio 2022. Il progetto non deve essere una conclusione ma un punto di partenza verso un futuro in cui dovranno prevalere solidarietà, amicizia, rispetto, onesta e inclusione“.
“Dietro la povertà educativa c’è la povertà economica, un fenomeno su cui a livello statale ci dovremmo tutti interrogare- ha commentato Erica Battaglia, consigliera comunale, giornalista ed esperta di comunicazione sociale- Il lockdown ha reso drammaticamente evidente il tema della povertà educativa, a partire dal digitale divide, che non ha permesso a molti studenti e studentesse di seguire la Didattica a distanza. Dove c’è un minore che abbandona la scuola, c’è dietro una famiglia che la comunità deve aiutare“.
“Chi si trova nelle istituzioni deve mettere in campo proposte coraggiose e rimettere al centro dell’agenda politica i giovani- ha aggiunto Eleonora Mattia, presidente IX Commissione consiliare della Regione Lazio, che ha elencato i numeri della disoccupazione giovanile nella Regione e le iniziative attivate per frenarla- Siamo la prima Regione ad avere una proposta di legge sui Patti educativi di comunità. Rimettiamo al centro i bisogni dei giovani con coraggio e responsabilità, non con le chiacchiere- ha aggiunto- È il momento di un nuovo patto tra istituzioni, associazioni. Il futuro dei giovani è ora, per questo non è corretto chiamarle ‘nuove generazioni’. Le istituzioni sono pronte ad ascoltare le vostre proposte”.
In chiusura, il convegno ha ospitato anche l’intervento del docente e scrittore Marco Lodoli, che ha parlato della scuola come il luogo “in cui i ragazzi possono accendere le loro curiosità, leggere i giornali e discutere. Per i meno fortunati- ha detto Lodoli- la scuola è una risorsa unica, anche come accensione di fantasia. È importante utilizzare gli strumenti in modo vivace, e non farsi irretire da un linguaggio troppo astratto, troppo sospeso. Bisogna assolutamente cambiare metodo e linguaggio, bisogna semplificare e raccontare la realtà. Oggi la scuola è l’unico luogo in cui si forma il pensiero critico”.
Sono intervenuti anche Donatella Scatena, docente di progettazione architettonica all’Università La Sapienza; Massimo Vallati, coordinatore di Calciosociale; Rocco D’Ambrosio, docente di Filosofia politica pontificia presso l’Università Gregoriana. Ha concluso i lavori Sergio Bonetti, coordinatore del progetto ‘Libera il futuro’. Dopo il confronto istituzionale, la giornata di lavori proseguirà nel pomeriggio con quattro workshop organizzati con l’obiettivo di aprire un dibattito sul futuro dei giovani. In particolare i workshop si concentreranno su La povertà educativa: quando l’apprendimento evidenzia la povertà educativa; Emergenza pandemica e povertà educativa: in che modo la pandemia ha rallentato apprendimento e insegnamento nelle scuole; La Comunità Educante: perché è necessario ripartire dai legami comunitari; Proposte per il futuro che ci attende: gli investimenti culturali nella società in trasformazione. Le conclusioni dei workshop saranno illustrate e discusse, a fine workshop e diffuse su tutti i canali social e web.