A Pavia il Polo delle scienze voluto da Maria Teresa d’Austria: risale al Settecento e conserva un patrimonio prezioso, ora si apre alla città
Il grande ‘globo terrestre’ dipinto a mano riporta minuziosamente il mondo com’era nel Settecento, quando l’Europa era ancora immersa nelle grandi monarchie, ma già vedeva crescere il seme dell’Illuminismo attraverso riforme economiche e culturali. Come quella dedicata all’istruzione avviata da Maria Teresa d’Austria. Fu lei a volere la nascita della Biblioteca dell’Università di Pavia, ed è a lei che è intestato il magnifico Salone Teresiano, ancora oggi cuore dell’istituto che fin dalle origini mantenne rapporti costanti con l’Università.
Un legame che ha sempre caratterizzato questa Biblioteca di Pavia, istituita per mettere a disposizione di professori e studenti tutto il patrimonio librario scientifico dell’epoca. Dopo l’Unità d’Italia questo scambio un po’ sfumò, sia per disposizioni regolamentari sia per la progressiva istituzione delle Biblioteche di Facoltà, con compiti di aggiornamento specialistico. Ma il nome ‘Biblioteca Universitaria’ resta l’essenza di questo luogo, a cui oggi sotto la direzione di Marzia Pontone si affiancano opere massicce di digitalizzazione e anche eventi in grado di chiamare a raccolta la città proprio nel Salone voluto da Maria Teresa.
Già nel 1778 l’architetto Giuseppe Piermarini studiò questo ambiente per la biblioteca: “In quell’anno i volumi che precedentemente erano stati raccolti presso il Collegio Ghislieri furono trasportati nei nuovi ambienti al primo piano del Palazzo dell’Università e andarono a occupare lo straordinario Salone Teresiano che, sulla base appunto del volere di Maria Teresa d’Austria, era stato riallestito dal Piermarini. Qui– racconta la direttrice all’agenzia Dire- trovano spazio oltre 43mila volumi antichi raggruppati per classi che corrispondono alle materie dei fondi originari della biblioteca. Tra queste, un valore particolare hanno le classi dedicate ai contenuti scientifici“.
Il Salone Teresiano, racconta la Dire (www.dire.it), fu proprio la prima sede, dove appunto gli scaffali si riempirono presto di libri grazie ai flussi, numerosi in quegli anni, dei duplicati delle biblioteche di Brera e di Vienna, delle biblioteche acquistate dal governo austriaco divise tra Pavia e Milano (in particolare quelle di Albrecht von Haller così come dei conti Karl Firmian e Carlo Pertusati), delle librerie delle congregazioni religiose soppresse tra fine Settecento e i primi dell’Ottocento, dei fondi privati giunti per legato testamentario, oltre ai libri provenienti per diritto di stampa, fin dal 1802. Si giunse così in pochi anni a 50mila volumi.
Sempre per volere di Maria Teresa, furono acquisiti per la Biblioteca Universitaria materiali di maggior interesse per gli studi scientifici: spiccano tuttora i testi di professori come Alessandro Volta, Giovanni Antonio Scopoli e Antonio Scarpa. Maria Teresa, infatti, voleva che sia i professori sia i ragazzi avessero a disposizione gli studi più recenti. “Infatti, proprio per esplicita volontà di Maria Teresa d’Austria, le collezioni della biblioteca dovevano accompagnare la ricerca accademica nelle materie scientifiche che in quegli anni venivano insegnate nell’ateneo pavese. È interessante questo aspetto- sottolinea Pontone- perché questa è una biblioteca voluta da una donna per il rinnovamento della ricerca accademica nella seconda metà del Settecento e con una attenzione e un interesse peculiare rivolto alle materie scientifiche”.
La biblioteca è arrivata oggi a 600mila volumi in totale. In questo contesto, la particolare e irripetibile circostanza dell’emergenza sanitaria ha innescato nuove idee per la messa in sicurezza e la fruibilità dei volumi, con una importante opera di digitalizzazione che ha compreso anche parte del materiale più prezioso della biblioteca, inclusi 49 manoscritti del Fondo Aldini, entrato in biblioteca nel 1840. Non a caso si è fatto ricorso anche all’Art Bonus grazie a cui la biblioteca ha restaurato un globo terracqueo di Vincenzo Rosa, del 1793, firmato e disegnato direttamente sul gesso, unico superstite di una serie di 24 realizzata da Rosa.
Negli ultimi anni, il Salone Teresiano è diventato fulcro di tutta Pavia e ha ospitato eventi, mostre videografiche e storiche: “Dopo il periodo pandemico- tiene a dire infine la direttrice- è ripresa con ancora maggiore decisione l’attività di valorizzazione del patrimonio del nostro istituto, come nella recente esposizione dedicata a Dante per il settecentenario della morte del Sommo poeta. Una esposizione di patrimoni bibliografici antichi valorizzati attraverso il confronto e il dialogo con la produzione artistica contemporanea delle grafiche di Scarabottolo“.
Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia.