Etichettatura: la fase di consultazione pubblica sulla revisione della legislazione relativa all’informazione dei consumatori sui prodotti alimentari durerà fino al 7 marzo
“Il ruolo dei consumatori e le loro scelte sono fondamentali per catalizzare il passaggio a prodotti alimentari più sani e sostenibili”. È quanto a dichiarato Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, avviando ufficalmente la fase di consultazione pubblica sulla revisione della legislazione relativa all’informazione dei consumatori sui prodotti alimentari (“regolamento FIC”).
«Quanto più chiara è l’etichettatura – spiega ancora la Commissaria Kyriakides – tanto più facile sarà responsabilizzare i consumatori in merito a scelte alimentari informate, sane e sostenibili. È questo l’obiettivo al centro della nostra strategia “Dal produttore al consumatore” e del piano europeo di lotta contro il cancro. Un’etichettatura più chiara ci aiuterà anche a ridurre gli sprechi alimentari e a rafforzare la sostenibilità della catena alimentare. I consumatori chiedono da molti anni di ricevere informazioni chiare e complete sugli alimenti che acquistano, anche relativamente alla loro origine. Chiedo un’ampia partecipazione a questa consultazione per aiutarci a presentare una proposta il più ambiziosa possibile e a definire un sistema alimentare sostenibile che funzioni sia per i produttori e che per i consumatori. Il nostro obiettivo è far sì che i cittadini siano sempre al primo posto».
La consultazione pubblica durerà fino al 7 marzo 2022, e dovrebbe raccogliere i pareri dei cittadini e delle parti interessate professionali e non professionali.
I quattro ambiti oggetto di revisione sono: l’etichettatura nutrizionale sulla parte anteriore dell’imballaggio/la creazione di profili nutrizionali; l’etichettatura di origine; l’indicazione della data di consumo; e l’etichettatura delle bevande alcoliche.
Come più volte ricordato l’etichettatura nutrizionale e quella della bevande alcoliche rappresentano per l’Italia un problema di non facile soluzione: da un lato perché l’orientamento prevalente a livello europeo sulle etichette nutrizionali è a favore del NutriScore; dall’altro perché i produttori italiani non vogliono vedere ‘allert’ sanitari sul vino e sono contrari alla dealcolizzazione.