I pazienti con alopecia areata trattati con gli inibitori della Janus chinasi ritlecitinib o brepocitinib hanno mostrato miglioramenti significativi
I pazienti con alopecia areata trattati con gli inibitori della Janus chinasi ritlecitinib o brepocitinib hanno mostrato miglioramenti significativi della gravità della malattia e una significativa downregulation dei biomarcatori immunitari. È quanto emerge dai risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.
«L’alopecia areata è una malattia autoimmune cronica e recidivante che ha un’incidenza di circa il 2% tra gli statunitensi e coinvolge tanto la popolazione adulta quanto quella pediatrica, senza differenze tra i sessi» hanno scritto Emma Guttman-Yassky del Kimberly and Eric Waldman Department of Dermatology presso la Icahn School of Medicine del Mount Sinai e colleghi. «A oggi, non esiste un trattamento approvato dalla Food and Drug Administration per il trattamento delle forme da moderata a grave e le terapie disponibili, comprese le iniezioni intralesionali di steroidi, la sensibilizzazione da contatto e gli immunosoppressori sistemici, hanno un’efficacia limitata, sono scomode per i pazienti e/o non sono adatte per un uso a lungo termine».
Uno studio con due JAK inibitori
Ritlecitinib, un inibitore della Janus chinasi 3 (JAK3) e della tirosina chinasi espressa nel carcinoma epatocellulare, e brepocitinib, un inibitore della JAK1 e della tirosina chinasi 2 (TYK2), sono stati oggetto di uno studio clinico multicentrico di fase IIa, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo per il trattamento dell’alopecia areata in 142 pazienti con perdita di capelli superiore al 50%.
«È uno studio importante perché è la prima volta che questo meccanismo viene valutato in un trial controllato con placebo in numero relativamente elevato di pazienti utilizzando un JAK inibitore» ha detto Guttman-Yassky.
L’endpoint principale di efficacia era il miglioramento dei punteggi nel Severity of Alopecia Tool (SALT) alla settimana 24. I partecipanti potevano anche prendere parte a un sottostudio opzionale secondario che utilizzava le biopsie di pazienti con lesioni sul cuoio capelluto (completamente privi di capelli) e pazienti con cuoio capelluto non lesionato. Un endopoint esplorativo era la variazione dei biomarcatori nelle biopsie del cuoio capelluto lesionato tra il basale e le settimane 12 and 24.
Miglioramenti significativi con entrambe le molecole
Dopo 24 settimane è stato registrato un miglioramento medio del punteggio SALT di 24,9 nel gruppo ritlecitinib e di 38,8 nel gruppo brepocitinib, rispetto solo al 7,6 nel gruppo placebo.
Il sottostudio ha incluso 46 dei 142 pazienti originali. Di questi, 18 hanno ricevuto ritlecitinib, 16 brepocitinib e 12 placebo. Alla settimana 12 erano disponibili biopsie rispettivamente per 13, 13 e 8 pazienti e alla settimana 24 per 15, 12 e 8 pazienti.
Entrambi i gruppi di trattamento hanno mostrato un aumento significativo rispetto al basale nell’espressione precoce, media e tardiva della cheratina dei capelli, mentre con il placebo non ci sono stati cambiamenti significativi.
Un miglioramento significativo è stato registrato anche nella cheratina nei soggetti trattati con brepocitinib alla settimana 24 (p<0,05) e nel dato composito di cheratina nell’Alopecia Areata Disease Activity Index per quelli sottoposti a ritlecitinib (p<0,05).
In entrambi i gruppi di trattamento sono stati anche riscontrati miglioramenti nel tessuto del cuoio capelluto e la downregulation dei biomarcatori immunitari che si estendono oltre l’asse Th1 fino all’asse immunitario Th2.
Entrambi i gruppi hanno mostrato un graduale passaggio dal fenotipo cuoio capelluto lesionale a quello non lesionale durante il periodo di trattamento, con i soggetti esposti a brepocitinib che hanno ottenuto un risultato più precoce, alla settimana 12. Invece alla settimana 24 entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti di oltre il 100% rispetto al basale nei soggetti con cuoio capelluto lesionato.
«I risultati evidenziano che il trattamento con un JAK inibitore non solo migliora l’asse immunitario Th1, che originariamente si pensava fosse importante nell’alopecia areata, ma anche l’asse immunitario Th2. Questo cambia in parte quanto sappiamo sulla patogenesi della malattia» ha commentato Guttman-Yassky. «Spero che questo studio ci aiuti a comprendere la relazione tra il miglioramento clinico e la soppressione dell’infiammazione, in particolare l’infiammazione Th2 e Th1, nonché il terzo asse, ovvero il miglioramento delle cheratine dei capelli che dovrebbe aumentare con qualsiasi trattamento efficace nell’alopecia areata».
Bibliografia
Guttman-Yassky E et al. Ritlecitinib and brepocitinib demonstrate significant improvement in scalp alopecia areata biomarkers. J Allergy Clin Immunol. 2021 Dec 1;S0091-6749(21)01823-6. Leggi