Il diabete di tipo 2 è associato allo sviluppo della malattia di Parkinson, a sintomi più gravi e a una progressione più rapida della condizione neurodegenerativa
Il diabete di tipo 2 è associato allo sviluppo della malattia di Parkinson, così come a sintomi più gravi e a una progressione più rapida della condizione neurodegenerativa, suggerisce una nuova revisione sistematica e metanalisi pubblicata sul Journal of Parkinson’s Disease.
Nella nuova ricerca i pazienti con diabete di tipo 2 avevano il 34% di probabilità in più di sviluppare il Parkinson rispetto ai non diabetici. Inoltre, i pazienti affetti da entrambe le condizioni avevano punteggi significativamente peggiori della Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) e prestazioni cognitive inferiori.
Dati finora contrastanti
I ricercatori hanno a lungo proposto una potenziale relazione tra diabete e malattia di Parkinson, tuttavia gli studi caso-controllo hanno prodotto risultati contrastanti su questa relazione, e le precedenti revisioni sistematiche non sono riuscite a chiarire la questione.
Nell’attuale metanalisi gli autori hanno invece identificato degli studi rilevanti che hanno riportato la prevalenza di diabete in pazienti con Parkinson, l’incidenza della condizione neurologica nei soggetti con e senza diabete e hanno analizzato il fenotipo e la progressione del Parkinson in presenza e assenza di diabete.
Dei 43 studi inclusi nell’analisi, 21 che comprendevano un totale di oltre 11mila pazienti sono stati esaminati per determinare la prevalenza del diabete nel Parkinson, che è risultata pari al 10,02%, un dato simile alla prevalenza globale del 9,3% riportata nel 2019.
Per calcolare il rischio di malattia di Parkinson nei diabetici sono stati analizzati 12 studi di coorte che includevano quasi 18 milioni di pazienti. L’odds ratio (OR) per il Parkinson incidente tra i pazienti con diabete di tipo 2 era 1,34 (p<0,0001) rispetto ai non diabetici.
La valutazione dell’effetto del diabete sulla gravità della malattia di Parkinson si è basata su 10 studi che includevano 603 pazienti con entrambe le condizioni. Poiché i dati sui sintomi motori non erano disponibili per tutti gli studi, i ricercatori hanno preso in considerazione lo stadio di Hoehn e Yahr, il punteggio UPDRS e il deterioramento cognitivo.
I pazienti con entrambe le condizioni avevano uno stadio di Hoehn e Yahr peggiore (differenza media standardizzata, SMD, di 0,36, p<0,001) e un punteggio UPDRS più elevato (SMD 0,60, p<0,001). In sette dei 10 studi considerati il diabete è stato associato a prestazioni cognitive peggiori nei pazienti con Parkinson.
«Sebbene la prevalenza del diabete nei pazienti con malattia di Parkinson sia simile alla quella della popolazione generale, i diabetici mostrano un rischio più elevato di sviluppare la malattia neurodegenerativa e la presenza di diabete è associata a una maggiore gravità del Parkinson e a una progressione più rapida, suggerendo che il diabete possa essere un fattore facilitante della neurodegenerazione» hanno concluso i ricercatori.
Meccanismi ancora incerti
I meccanismi dell’effetto del diabete sul rischio e sulla gravità della malattia di Parkinson sono incerti, ma i ricercatori hanno proposto delle ipotesi. «Meccanismi sovrapposti tra resistenza all’insulina, disfunzione mitocondriale, stress ossidativo ed espressione di alfa-sinucleina potrebbero influenzare lo sviluppo del processo di neurodegenerazione» hanno scritto.
Dal momento che l’analisi ha dimostrato una tendenza verso un declino cognitivo più pronunciato nei pazienti con comorbidità, i medici dovrebbero prestare particolare attenzione alla progressione dei sintomi motori e cognitivi nei pazienti con queste malattie, hanno osservato.
«Sono necessari ulteriori studi per definire meglio il fenotipo clinico dei pazienti con Parkinson e diabete ed esplorare il ruolo dei farmaci ipoglicemizzanti sulla progressione del Parkinson» hanno aggiunto. «Sono anche necessarie ulteriori ricerche per valutare se i farmaci antidiabetici potrebbero ridurre il rischio di sviluppare il Parkinson in questi pazienti».
I limiti della metanalisi erano legati al fatto che in molti degli studi esaminati, ad esempio, i criteri diagnostici del diabete di tipo 2 e del morbo di Parkinson si basavano solo su cartelle cliniche o questionari sanitari auto-riferiti e che le diagnosi sono state confermate raramente. Inoltre non tutti gli studi affermavano chiaramente che i soggetti in studio presentavano il diabete di tipo 2. Infine i pazienti diabetici possono avere un rischio maggiore di morte per causa cardiovascolare, fatto che potrebbe influenzare il follow-up correlato allo sviluppo della malattia di Parkinson.
Bibliografia
Komici K et al. Diabetes Mellitus and Parkinson’s Disease: A Systematic Review and Meta-Analyses. J Parkinsons Dis. 2021;11(4):1585-1596.