I manufatti urbani amplificano gli eventi catastrofici meteomarini: il caso della grande mareggiata di Napoli analizzato da uno studio del Cnr
L’analisi della grande mareggiata avvenuta a Napoli il 28 dicembre 2020 rivela i forti effetti di amplificazione locale degli eventi meteomarini dovuti ai fenomeni di riflessione e diffrazione sui manufatti storici, sulle scogliere e sulle falesie rocciose. E’ questo l’importante risultato di uno studio appena pubblicato sulla rivista Applied Sciences, effettuato da ricercatori dell’Università di Napoli, del Cnr e dell’Ingv, che per la prima volta identifica i fattori che amplificano fortemente il rischio meteorologico sul lungomare di Napoli.
“Abbiamo studiato in dettaglio la mareggiata di Via Partenope a Napoli, integrando i dati meteorologici satellitari con quelli di sensori locali meteorologici e ondametrici, nonché con rilievi fotogrammetrici di alta precisione effettuati con drone”, spiega Alberto Fortelli, cultore della materia presso il Dipartimento di scienze della Terra, ambiente e risorse dell’Università di Napoli Federico II. “L’analisi integrata di tutti i dati indica che gli effetti della mareggiata, fortemente distruttivi, sono stati enormemente amplificati da fattori locali legati principalmente alla presenza di tratti di falesia tufacea e di manufatti, antichi e recenti, che hanno incanalato ed amplificato il moto ondoso, attraverso fenomeni di riflessione e di diffrazione”, aggiunge Fabio Matano dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Napoli.
“I manufatti che hanno maggiormente condizionato l’amplificazione locale che ha causato i maggiori effetti distruttivi, sono stati il Castel dell’Ovo, in particolare il suo bastione occidentale, e le scogliere di tufo”, precisa Renato Somma dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – Osservatorio Vesuviano di Napoli ed associato di ricerca presso l’Istituto di ricerca su innovazioen e servizi per lo sviluppo (Cnr-Iriss). “In pratica, le onde che si avvicinano alla costa, attraverso l’effetto di riflessioni multiple su manufatti posizionati nei punti più critici, nonché di diffrazione – cioè l’effetto per cui quando le onde incontrano un ostacolo di particolari dimensioni, quest’ultimo diviene a sua volta emettitore di onde – risultano fortemente amplificate nella loro ampiezza. Gli stessi elementi di amplificazione locale furono verosimilmente la causa degli effetti catastrofici di un’altra mareggiata simile, avvenuta a Napoli esattamente il 28 dicembre 1921, 99 anni prima”.
“I problemi legati al forte cambiamento climatico in corso renderanno sempre più frequenti e più estremi gli eventi meteomarini nell’immediato futuro: l’analisi dettagliata da noi effettuata può essere un importante riferimento per determinare i principali fattori che determinano, localmente, il rischio di catastrofi dovute a questi eventi, soprattutto per suggerire le più appropriate misure di mitigazione”, conclude Giuseppe De Natale (Ingv-Osservatorio Vesuviano di Napoli e associato all’Istututo nazionale di ottica (Cnr-Ino).
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