Lotta all’AIDS: nasce la piattaforma HIV Regional Policy report con il contributo non condizionato di Gilead Sciences
“L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha senz’altro contribuito a rallentare le attività di screening, diagnosi e cura del sommerso per l’HIV. Si stima che, nel pieno dell’epidemia, i test HIV effettuati abbiano subito un calo del 50%. Inoltre, si sono registrati notevoli ritardi nell’accesso ai servizi sanitari per visite e consulti. Allo stesso tempo, l’emergenza sanitaria ha imposto una riflessione sulla necessità di ripensare il «sistema/sanità territoriale» con la finalità di rafforzarlo e renderlo maggiormente efficiente e in grado di promuovere strategie per scoprire il sommerso – attraverso una prevenzione mirata e un maggiore screening – e garantire l’accesso ai servizi sanitari: fondamentale per porre fine alle pandemie da Covid-19 e anche a quella da HIV”.
Sono passati oltre 31 anni dall’entrata in vigore della legge n. 135 del 5 giugno 1990, con cui veniva disposto un “Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l’AIDS”. La legge ha rappresentato un passo fondamentale nella riduzione della diffusione delle infezioni da HIV, al fine di assicurare l’idonea assistenza alle persone affette da AIDS e tutelare i diritti delle persone HIV positive in Italia, ma, ancora oggi, le norme in essa contenute appaiono parzialmente inattuate, con significative disparità regionali. La situazione presenta profonde variazioni rispetto al contesto in cui è maturata l’elaborazione della legge 135, non solo in termini epidemiologici, ma anche per quanto attiene alla realtà socio-assistenziale. Rimangono ancora questioni irrisolte, prima fra tutte il persistere della diffusione dell’infezione.
A tal fine– con il contributo non condizionato di Gilead Sciences Srl – è stata elaborata la piattaforma HIV Regional Policy (HRP) – reporting. La piattaforma accompagnerà le Regioni Italiane nel monitorare rapidamente le attività legate all’impegno dei principali attori nei territori – come Piano AIDS, Commissioni regionali, check point, ecc. –, con la possibilità di consultare informazioni e news legate all’opportunità di accedere a fondi pubblici e privati nazionali e internazionali. Inoltre, al suo interno sarà possibile verificare le azioni messe in campo dalle Associazioni di pazienti, e dai Comuni Italiani.
Allo scopo di contrastare la diffusione delle infezioni da HIV mediante le attività di prevenzione e di assicurare idonea assistenza alle persone affette da tali patologie, la legge autorizzava l’attuazione di una serie di interventi nell’ambito dell’apposito Piano ministeriale predisposto dalla Commissione nazionale per la lotta contro l’AIDS. Solo nel 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sul “Piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS)”rispondente alla necessità di delineare il miglior percorso possibile per conseguire gli obiettivi indicati come prioritari dalle agenzie internazionali (ECDC, UNAIDS, OMS), con cui si contempla l’attuazione di azioni di carattere pluriennale riguardanti la prevenzione, l’informazione, la ricerca, l’assistenza e la cura, la sorveglianza epidemiologica e il sostegno dell’attività del volontariato.
Appena la metà delle Regioni italiane ha, tuttavia, concretamente proceduto all’implementazione del Piano, attraverso proprie delibere. Nove Regioni non hanno, neppure, adempiuto all’istituzione delle Commissioni Regionali AIDS, previste dal Piano per garantire l’immediata realizzazione degli interventi di prevenzione e lotta all’AIDS. Inoltre, sono soltanto 6 le realtà regionali che hanno definito un PDTA dell’HIV. L’incompleta attuazione del Piano e degli interventi in esso previsti è, senz’altro da ascriversi ad un’insufficiente iniezione di risorse economiche, che rende impossibile metterlo in pratica.
La risposta dell’Italia all’epidemia di HIV ha, comunque, inizialmente prodotto buoni risultati, determinando una sostanziale stabilizzazione del numero di nuove infezioni negli ultimi anni. Sono circa 110.000-150.000 le persone che si stima vivano con l’HIV: la maggior parte ha ricevuto una diagnosi, ha in corso una terapia antiretrovirale (ART) e presenta una carica virale estremamente bassa. L’epidemia, tuttavia, non sembra essere vicina ad una fine. L’Italia deve ancora affrontare grosse sfide come le infezioni da HIV non diagnosticate o diagnosticate tardivamente. L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha senz’altro contribuito a rallentare le attività di screening, diagnosi e cura del sommerso per l’HIV. Si stima che, nel pieno dell’epidemia, i test HIV effettuati abbiano subito un calo del 50%. Inoltre, si sono registrati notevoli ritardi nell’accesso ai servizi sanitari per visite e consulti.
Allo stesso tempo, l’emergenza sanitaria ha imposto una riflessione sulla necessità di ripensare il «sistema/sanità territoriale» con la finalità di rafforzarlo e renderlo maggiormente efficiente e in grado di promuovere strategie per scoprire il sommerso – attraverso una prevenzione mirata e un maggiore screening – e garantire l’accesso ai servizi sanitari: fondamentale per porre fine alle pandemie da Covid-19 e anche a quella da HIV.
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