Sputnik più efficace di Pfizer contro la variante Omicron secondo uno studio condotto dall’Inmi Spallanzani di Roma e dall’Istituto Gamaleya
Uno studio preliminare e molto ridotto nei numeri ha mostrato che i livelli di anticorpi neutralizzanti contro Omicron, individuati nelle persone vaccinate con il farmaco russo Sputnik V, non diminuiscono allo stesso modo di chi ha ricevuto il vaccino Pfizer. Parliamo del 74,2% di efficacia contro la nuova variante, in chi ha ricevuto due dosi del vaccino prodotto dal Fondo di investimento russo e dall’Istituto Gamaleya, e del 56,9% per coloro che hanno fatto Pfizer/Biontech.
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Lo studio, spiega la Dire (www.dire.it), è stato condotto da Gamaleya di Mosca e l’Inmi Spallanzani di Roma, è ancora preliminare, attende una revisione, è stato pubblicato in pre-print su MedRxiv ed è stato finanziato dal Fondo russo per gli investimenti diretti, Rdfi (leggi sotto la precisazione dello Spallanzani ). Ha coinvolto 51 persone vaccinate con Sputnik V e 17 con Pfizer e i ricercatori hanno analizzato le risposte anticorpali dei soggetti tra i tre e i sei mesi dal ciclo completo, ma non ci sono dettagli sulle caratteristiche demografiche dei soggetti immunizzati. Allo studio ha preso parte anche il direttore scientifico dello Spallanzani, Francesco Vaia, che in una nota, a ridosso della pubblicazione dello studio, ha segnalato i risultati della ricerca.
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LA PRECISAZIONE DELL’INMI: “RICERCA CONDOTTA CON FONDI PROPRI”
“Per lo studio condotto in collaborazione con l’Istituto Gamaleya, lo Spallanzani ha messo in campo le risorse proprie non riferibili a finanziamenti esterni. I risultati sono quelli indicati nell’ultima nota ufficiale che evidenzia come la priorità riguardi uno degli aspetti più volte sottolineato dall’Istituto come l’aggiornamento dei vaccini rispetto alle varianti“. Lo rende noto in una nota di risposta all’agenzia Dire il team clinico scientifico Covid-19 dell’Istituto italiano di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, a seguito della notizia diramata dalla Dire secondo cui la ricerca, a cui ha preso parte insieme allo Spallanzani anche il team dell’istituto russo Gamaleya, è stata finanziata dal Fondo russo per gli investimenti diretti, Rdfi. Il dato diffuso dalla Dire veniva riportato dallo studio in pre-print pubblicato su Medxriv (https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2022.01.15.22269335v1).