Corsa al Quirinale: torna di moda il Mattarella bis


Corsa al Quirinale bloccata dopo tre giorni di votazioni. Avanza l’ipotesi Mattarella bis, domani si entra nel vivo con l’abbassamento del quorum

mattarella

“Mattarella, Mattarella, Mattarella, Mattarella”. Il presidente Roberto Fico, racconta l’agenzia Dire (www.dire.it), inizia a leggere le schede e un sospiro ironico attraversa l’aula di Montecitorio. Le prime quattro sono inequivocabili, sintomo di un sentimento che cresce tra i grandi elettori. Solo dopo arriveranno le bianche, ancora in maggioranza, e i ‘Crosetto‘, candidato last minute di Fratelli d’Italia capace di attrarre un consenso ben più alto di quello del solo partito di Giorgia Meloni.

Con un certo ritardo arriva anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti CasellatiNome contestato in ottica Quirinale, “sarà stata impegnata a cercarsi i voti” si mormora in tribuna stampa. Ma di preferenze per lei, per ora, se ne conta solo una. Per tutta la mattina i grandi elettori hanno sfilato in maniera composta, con lo spirito degli scolari diligenti, quasi annoiati. Certo, l’aula vuota, i turni per l’ingresso e i commessi che ricordano a tutti di igienizzarsi le mani prima di votare non aiutano a dare a queste elezioni un’aura di normalità. Ma gli sguardi svogliati, rassegnati al terzo giorno di scheda bianca, restituiscono l’idea di una politica messa in lockdown dalla sua stessa impotenza.

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I primi a sfilare sono i senatori. La presidenza li chiama, loro si presentano ordinati. Gli assenti, però, sono tanti: mancano tutti i senatori di Fratelli d’Italia, ancora riuniti in conclave. Arriva la seconda chiama ed ecco fare capolino La Russa e Santanché, e poi tutti gli altri. Voteranno Guido Crosetto, mandando di fatto in soffitta la ‘terna’ presentata ieri dai leader del centrodestra.

Poi tocca ai deputati. Silenziosi, con poca convinzione. La posa del segretario dem Enrico Letta riassume al meglio il loro stato d’animo. Braccia incrociate e testa bassa, Letta aspetta da solo il suo turno e poi via, a portare avanti delle trattative che sembrano essere ancora in alto mare.

Opposto l’atteggiamento dei delegati regionali. Entrano a passo svelto, si siedono nei posti più bassi e aspettano di essere chiamati. Zaia e Emiliano si mettono vicini, ticchettano nervosamente con le dita sugli scranni mentre Bonaccini sembra quasi andare a votare di corsa. Hanno fretta, i presidenti. Vogliono tornare nelle proprie regioni, affrontare la crisi pandemica e sociale e sembrano increduli di trovarsi in questa situazione. Come se l’elezione del presidente della Repubblica fosse qualcosa di inatteso, che ha preso tutti i partiti alla sprovvista.

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Lo spaesamento è chiaro sul volto di Nicola Zingaretti. Il presidente del Lazio parla fitto con Marco Vincenzi, delegato della sua regione. Prima scuote la testa, poi unisce le mani e le agita platealmente, quasi a dire “ma come è possibile che ci troviamo in questa situazione?”. Quello che resta è il responso dell’urna. Il presidente uscente raddoppia i voti rispetto a ieri, un messaggio dei grandi elettori ai propri leader di partito. Non servono nomi improvvisati o finte trattative. L’emergenza non è finita, il Palazzo ha fretta e i suoi desideri prendono i contorni della parola più usata in questi giorni, dentro e fuori Montecitorio: continuità. E da domani il quorum si abbassa: bastano 505 voti.