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Tre cicli di azitromicina efficaci per l’infezione da framboesia

Un paziente su cinque con malattie cardiache usa antidepressivi e altri farmaci psichiatrici, associati a un rischio quasi doppio di morte prematura

Infezione da framboesia: meno casi con tre cicli di terapia antibiotica di massa rispetto al trattamento mirato secondo uno studio pubblicato su NEJM

Per arrestare la diffusione dell’infezione da framboesia, la somministrazione di massa di tre cicli di azitromicina a intervalli di sei mesi si è dimostrata quattro volte più efficace di un ciclo singolo seguito da due cicli di trattamento mirato, secondo i risultati su oltre 56mila bambini in Papua Nuova Guinea. I risultati di uno studio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.

La framboesia è una malattia molto comune nelle isole dei Caraibi, nelle Filippine, in Africa, in India e in altri paesi tropicali, causata dalla sottospecie pertenue dello spirocheta Treponema pallidum. Dopo un periodo di incubazione di alcune settimane compare un pomfo tondeggiante nella sede di inoculo, più spesso sulle gambe, dapprima edematoso ed eritematoso con un diametro di 2-5 cm, che in seguito diventa duro e desquamante. La lesione cutanea iniziale guarisce generalmente dopo tre/sei mesi, ma dopo settimane o anni le articolazioni e le ossa possono diventare doloranti, può insorgere stanchezza e possono apparire nuove lesioni secondarie.

La pelle del palmo della mano e della pianta del piede può diventare spessa e formare ragadi. Le ossa, specialmente quelle nasali, possono essere danneggiate. Dopo cinque o più anni ampie aree della pelle possono diventare atrofiche, lasciando una cicatrice. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha come obiettivo l’eradicazione di questa infezione deturpante entro il 2030.

Uno studio con somministrazione di massa
Lo studio è stato condotto per la preoccupazione che l’attuale strategia, che include un trattamento mirato che si concentra solo sulle persone con infezione attiva e sui loro contatti, potrebbe non raggiungere un livello sufficiente di trattamento di copertura tra i soggetti con infezione latente.

Nel trial in aperto, randomizzato a grappolo, basato sulla comunità, condotto in un’area endemica della framboesia in Papua Nuova Guinea, sono stati assegnati in modo casuale 38 reparti (cioè a grappoli), per un totale di oltre 56mila bambini, a ricevere un ciclo di somministrazione di massa di azitromicina seguito da due cicli di trattamento mirato dei casi attivi (gruppo di controllo) o tre cicli di somministrazione di massa di azitromicina (gruppo sperimentale). La prima somministrazione è stata effettuata al basale, la seconda a 2-6 mesi e la terza a 3-12 mesi.

Gli endpoint co-primari erano la prevalenza di casi attivi di framboesia, confermata dal test PCR nell’intera popolazione sperimentale, e la prevalenza di framboesia latente, confermata da test sierologici in un sottogruppo di bambini asintomatici da 1 a 15 anni di età; le prevalenze sono state misurate a 18 mesi e sono state calcolate le differenze tra i gruppi.

Passi avanti ma non ancora eradicazione 
Prima del trattamento, la prevalenza di framboesia attiva era dello 0,43% nel gruppo in cui tutti erano destinati a ricevere tre trattamenti e dello 0,46% nel gruppo sottoposto a terapia convenzionale. Dopo 18 mesi i tassi erano rispettivamente dello 0,04% e dello 0,16%.

Il rimbalzo della malattia è stato particolarmente frequente tra i bambini di età compresa tra 6 e 10 anni. I ricercatori hanno stimato che, per ogni caso di framboesia latente prevenuto tra i bambini, dovevano essere somministrate 100 dosi extra di azitromicina.

«Il nostro intervento ha portato a un’enorme riduzione della prevalenza della malattia» ha dichiarato l’autore senior dello studio Oriol Mitja, ricercatore di malattie infettive presso l’Hospital Germans Trias i Pujol di Barcellona. «Nonostante questo successo, non abbiamo raggiunto l’eradicazione, quindi gli sforzi devono continuare fino al raggiungimento dell’obiettivo. Il motivo per la mancarta eradicazione non è chiaro, ma potrebbe essere correlato a diversi fattori come lo spillover di casi dai reparti del gruppo di controllo ai reparti del gruppo sperimentale, o un numero insufficiente di casi latenti trattati o casi attivi che sono stati persi».

«È estremamente difficile raggiungere l’intera popolazione in un’area endemica a causa della mancanza di censimenti ufficiali, che potrebbero causare l’abbandono involontario di alcuni soggetti» ha aggiunto. «Inoltre la maggior parte di queste popolazioni vive di un’economia informale che potrebbe comportare viaggi frequenti (ad esempio per la vendita di prodotti per la sopravvivenza quotidiana), che è un ulteriore ostacolo alla capacità di raggiungere l’intera popolazione quando si distribuisce un farmaco in modo massivo»

Ci sono stati solo tre casi di resistenza agli antibiotici e quei pazienti sono stati trattati con successo con penicillina iniettabile. «La comparsa di casi resistenti all’azitromicina è un monito sulla necessità di eseguire un monitoraggio continuo della resistenza agli antibiotici per l’identificazione precoce e l’arresto della diffusione» ha continuato Mitja. «Abbiamo fatto un importante passo avanti per l’eradicazione di una malattia infettiva, la seconda nella storia dopo il vaiolo. Lo sviluppo di strategie di eradicazione è importante anche per altre malattie infettive che potrebbero minare il benessere dell’umanità nel futuro. Nei prossimi decenni si prevede che ci saranno nuove infezioni emergenti, e alcune potrebbero essere più pericolose rispetto al Covid-19. Da qui la necessità di sostenere la ricerca sul controllo e l’eradicazione delle malattie».

Bibliografia

John LN et al. Trial of Three Rounds of Mass Azithromycin Administration for Yaws Eradication. N Engl J Med. 2022 Jan 6;386(1):47-56.

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