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“Dubito Quindi Suono” è il disco d’esordio di Lorenzo Sbarbati

musica voglio tornare negli anni 90

L’amore fa l’occhiolino a Cartesio e si fa dubbio, coraggio e musica in “Dubito Quindi Suono”, il disco d’esordio del cantautore marchigiano Lorenzo Sbarbati

“Dubito quindi suono” è il titolo del disco d’esordio del cantautore marchigiano Lorenzo Sbarbati. Il disco sponsorizzato da Bologna Città della Musica UNESCO – frutto della vittoria del premio “Nuove produzioni” indetto dall’ente bolognese per sostenere i più meritevoli progetti musicali del 2021 – arriva dopo la pubblicazione dei singoli “L’era dei convinti”, “Paris, Marseille, Anvers”, “Cose che non so” e a ridosso dell’uscita di “Che ci trovavo in te”.

La varietà di sound ed arrangiamenti – Sbarbati si dimostra cantautore tanto classico quanto contemporaneo, capace di portare l’ascoltatore dall’acustico all’elettronico, da inserti cantautorali popolari con violini e fisarmoniche fino ad atmosfere da colonna sonora cinematografica – sfocia nel filo conduttore delle otto tracce che compongono il concept album: il dubbio.

Ad aprire le danze è il brano “Paris, Marseille, Anvers”. Qui ci si perde nell’amore, visto dall’artista come “Biglietto di sola andata”, un viaggio nel quale si sa quando si parte ma non quando e se, si tornerà. Il problema del viaggio però è che risulta tanto bello quanto ignoto e pieno di insidie. Infatti sopraggiunge per la prima volta il Dubbio con il brano “Cose che non sò”. Al suo interno ci si interroga sulla validità di quelle che fino ad un attimo prima, sembravano certezze incrollabili, arrivando a scoprire che forse non basterebbero “10 anni di trattamento” per ritrovarsi e amarsi. “Per amare me” è il terzo brano del disco e propende verso un sano egoismo, necessario per ritrovare la forza di amare gli altri. Segue “Apparente”, uno dei brani più intimi del lavoro, al suo interno l’interrogarsi risulta essere l’unica via per comprendere e per comprendersi. Nel quinto brano l’autoironia la fa da padrone e il titolo “Che ci trovavo in te” rappresenta a pieno l’atto di aver ripreso conoscenza dopo un sonno durato troppo, troppo a lungo. Il viaggio prosegue con “Mio Caro Gengè”, brano all’insegna della riflessione sulla società odierna. Con un omaggio a Vitangelo Moscarda, personaggio di pirandelliana memoria, Lorenzo si chiede se oggi, tutte queste soluzioni facili e immediate non abbiano portato alla perdita della capacità di dubitare. D’altra parte “Per esserci basta il telefono e un dito” e in un panorama sociale come il nostro, Vitangelo non avrebbe avuto dubbi su come affrontare il suo naso storto. Resta vero però che solo dubitando si aprono delle possibilità che per l’artista sono “Sempre un gradino più in alto della realtà”, come recita il testo de “Le leggi di gravità dell’amore”. Il lavoro si chiude con “Avanza (il tempo)” che come si intuisce dal titolo va a minare un altro assunto fondamentale di oggi. Il concetto è semplice: solo ritrovando il proprio tempo ci si può aprire al futuro e al nuovo, tornando ad inseguire i propri sogni e non restando incasellati in una quotidianità grigia orientata unicamente al profitto.

“Dubito Quindi Suono” – scritto e composto da Lorenzo Sbarbati, prodotto ed arrangiato da Ivan Amatucci, mixato e masterizzato da Nacor Fischetti presso il Glow Up Music Studio – è disponibile in streaming e download su tutte le piattaforme e digital store online.

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