Artrite psoriasica: qualità di vita migliore con apremilast


Apremilast, inibitore di PDE4 approvato nel trattamento della psoriasi e dell’artrite psoriasica (PsA), migliora la qualità della vita, i segni e i sintomi

Diagnosi di artrite psoriasica, salute, apremilast

Apremilast, inibitore di PDE4 approvato nel trattamento della psoriasi e dell’artrite psoriasica (PsA), migliora la qualità della vita nonché i segni e i sintomi di PsA. Questo il responso di APOLO, uno studio real world condotto in Belgio e recentemente pubblicato su Advances in Therapy.

“La PsA ha un impatto significativo sulla funzione fisica del pazienti, la vita sociale, quella emotiva e, più in generale, la qualità della vita (QoL) – scrivono i ricercatori nell’introduzione allo studio -. Pertanto, un elemento chiave nella gestione della PsA è quello della valutazione dello stato di malattia da parte del paziente e dell’efficacia del trattamento. Nello studio APOLO, sono stati utilzzati, pertanto, gli outcome riferiti dai pazienti (PRO) per intercettare la percezione dei pazienti del proprio stato di malattia, della funzione fisica e della QoL legata allo stato di salute, in aggiunta alla valutazione con gli indici clinimetrici effettuata dai medici curanti”.

Disegno dello studio
APOLO è uno studio multicentrico, osservazionale e prospettico, che si è proposto l’obiettivo di determinare l’effetto di apremilast (30 mg bis die) in questa popolazione di pazienti. Sono stati reclutati individui adulti con PsA attiva tra il 2017 e il 2018. L’endpoint primario dello studio era rappresentato dal soddisfacimento dei criteri PsARC (the PsA Response Criteria) dopo 6 mesi di trattamento con apremilast.

I ricercatori hanno analizzato i PRO di pazienti sottoposti a 150 giorni di trattamento come parte di un set di riferimento.

Le analisi di follow-up sono state condotte a 6 mesi e fino a 18 mesi.

PsARC è stato determinato in base alla conta delle articolazioni dolenti (68-TJC), alla conta di quelle tumefatte (66-SjC), alla valutazione dell’attività di malattia effettuata dal paziente (PtGA) e a quella del medico (PGA).

Altri endpoint considerati sono stati alcuni PRO, misurati in base all’indice PsAID12 (PsA Impact of Disease 12) e all’indice di disabilità (HAQ-DI), nonché alcuni outcome specifici ad alcune manifestazioni di malattia (entesite e dattilite).

L’indice PsAID12 ha analizzato la funzione, la fatigue, il sonno, il dolore e lo stato di malessere, i problemi cutanei, l’ansia, la depressione e l’attività fisica.

L’indice HAQ-DI, invece, si è focalizzato sulla QoL legata allo stato di salute in base alla funzionalità e alla disabilità percepite dai pazienti.

A ciò è seguita anche un’analisi di safety che ha valutato gli eventi avversi emergenti a causa del trattamento (TEAE). Questa è stata condotta su 106 pazienti.

Quasi il 20% dei pazienti (n=21) ha interrotto il trattamento prima di 6 mesi, mentre il 46,2% l’ha fatto prima dei 18 mesi previsti di follow-up.

I pazienti avevano un’età media di 53 anni e il 77,4% era affetto, contemporaneamente, anche da psoriasi.

I risultati
Trenta pazienti su 69 (43,5%) pazienti reclutati per l’analisi di efficacia e 32 pazienti (30,2%) tra quelli reclutati per l’analisi di safety ha soddisfatto la risposta PsARC. A 6 mesi, il 71,4% ha riportato una riduzione di almeno il 30% della conta delle articolazioni dolenti (68-TJC) e di almeno l’80% della conta delle articolazioni tumefatte (66-SJC).

Considerando i pazienti con 68-TJC e 66-SJC>0 al basale, il 26,8% ha raggiunto la completa risoluzione della conta delle articolazioni dolenti e il 41,8% della conta delle articolazioni tumefatte.

Considerando i pazienti inclusi nell’analisi di efficacia, il 37,5% ha raggiunto la risoluzione dell’entesite a 6 mesi, mentre il 71,4% ha raggiunto la risoluzione della dattilite.
Risultati simili sono stati osservati nella coorte di pazienti utilizzata per l’analisi di safety.

I punteggi PsAID12 sono risultati inferiori in tutti i domini considerati a 3 e a 6 mesi nei pazienti inclusi nell’analisi di efficacia che avevano un indice PsAID12>4 all’inizio dello studio, insieme ad una riduzione del punteggio medio globale a 4,4 (2,1) rispetto a 6,3 (1,4) al basale.

I punteggio medi globali HAQ-DI si sono ridotti anch’essi, passando da 1,5 a 1 – ad indicare un incremento dell’attività funzionale e dello stato di salute.

Per quelli del gruppo di pazienti inclusi nell’analisi di efficacia che erano stati sottoposti a valutazione iniziale di questo indice, solo nel 4,5% dei casi si osservava un indice HAQ-DI<0,5 al basale, rispetto al 16,4% a 6 mesi.

Risultati analoghi sono stati documentati nel gruppo di pazienti inclusi nell’analisi di safety.

Passando alla safety, quasi la metà dei pazienti ha sperimentato almeno un TEAE. Ad ogni modo, i casi registrati sono stati tutti di entità lieve, non grave. I TEAE più frequentemente osservati sono stati la diarrea, la nausea e la cefalea. Non sono emersi, invece, nuovi segnali di safety rispetto a quelli già noti dagli studi precedenti. Da ultimo, il farmaco è risultato  ben tollerato.

Riassumendo
Nel commentare I risultati, i ricercatori hanno ammesso tra i punti di forza dello studio l’inclusione dei PRO insieme alle valutazioni dei medici. D’altro canto, gli stessi autori hanno sottolineato il disegno osservazionale dello studio, che non consente di fare estrapolazioni causali.

Ciò premesso “i dati del nostro studio – concludono – mostrano che apremilast ha un impatto positivo sul benessere fisico e psicologico dei pazienti dopo 6 mesi, sia dal punto di vista del paziente che dal punto di vista del medico. I miglioramenti osservati sono stati documentati dopo 3 mesi di trattamento e si sono mantenuti per almeno un anno”.

Bibliografia
de Vlam K et al. Real-World Efficacy and Safety of Apremilast in Belgian Patients with Psoriatic Arthritis: Results from the Prospective Observational APOLO Study [published online ahead of print, 2022 Jan 3]. Adv Ther. 2022;10.1007/s12325-021-02016-x. doi:10.1007/s12325-021-02016-x. Leggi