Estrazioni Superenalotto in bilico: i lavoratori della Penta Service, che si occupano della manutenzione delle macchine estrattrici, hanno dichiarato sciopero a oltranza
I numeri magici che fanno sognare vincite milionarie, nei prossimi giorni, potrebbero non essere estratti a Reggio Emilia. Da oggi infatti è sciopero ad oltranza dei lavoratori della Penta Service Spa che svolge per conto di Sisal l’attività di manutenzione delle macchine automatiche estrattrici dei numeri di SuperEnalotto e SuperStar. I lavoratori rappresentati dalla Fiom-Cgil lamentano tre mesi di retribuzioni arretrate e denunciano il rischio di blocco definitivo di tutte le attività e il fallimento della propria azienda.
“NON SI PUÒ LAVORARE GRATIS”
“Non si può lavorare gratis” dicono le Rsu, sottolineando poi come i 120 dipendenti della Penta Service che oggi non vedono retribuito il proprio lavoro “sono le ennesime vittime di un sistema di appalti e subappalti in cui si scarica sui lavoratori il rischio di impresa e a volte anche comportamenti di elusione dei contratti e delle leggi”.
I tecnici “lavorano in un appalto pubblico, quindi in ultima battuta è lo Stato responsabile di queste retribuzioni, ed è Sisal Spa, concessionaria dall’Agenzia dei Monopoli della gestione della raccolta e dei premi del SuperEnalotto, che deve garantire queste retribuzioni”, sottolinea Stefano Baisi della Fiom di Reggio Emilia.
“LAVORATORI TEMONO ENNESIMO APPALTO AD ALTRA AZIENDA”
Il sindacato teme che si ripresenti l’incubo già vissuto nel 2017 quando Sisal decise di esternalizzare il servizio di assistenza. “Allora la decisione fu presa dall’azienda con la motivazione che tutte le imprese danno in questi casi, cioè la volontà di concentrarsi sul core business ed appaltare quelle attività che sarebbero dovute diventare una specializzazione di altri”, continua Baisi. Ma “la vera motivazione è la riduzione del costo lavoro attraverso la riduzione dei diritti, soprattutto per le attività labour intensive”. In questi giorni, prosegue la Fiom reggiana, la preoccupazione è “che alla fin fine invece di reinternalizzare la manutenzione Sisal decida di dare l’appalto ad un’altra azienda, con il rischio che si scarichino sulla collettività i debiti maturati dalla bad company che finora ha gestito per conto dello Stato una parte delle attività in concessione”. Per scongiurare questo rischio il sindacato ha già attivato alcune azioni legali.
“Negli appalti Sisal vediamo un fenomeno non nuovo, conseguenza diretta dell’abrogazione della Legge 1369 che tutelava i lavoratori degli appalti”, afferma il segretario provinciale della Fiom Simone Vecchi. Dunque “occorre reintrodurre il principio di parità di trattamento negli appalti che i legislatori, già nel 1960, avevano inserito nell’ordinamento proprio per evitare che la competizione al ribasso si trasformasse in una corsa al ribasso dei diritti e dei salari”. I “lavoratori – conclude infatti Vecchi come riferisce la Dire (www.dire.it) – non possono dover scioperare per poter essere retribuiti in un appalto pubblico. Questa non è una situazione da Paese civile”.