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Donne manager: parla Tamara Driol di AstraZeneca

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Tamara Driol, HR Director di AstraZeneca Italia: “Alle ragazze che vogliono diventare manager dico di arricchire la formazione con esperienze all’estero”

Contatto umano, valorizzazione delle persone, inclusività, coesione, formazione continua dei dipendenti, ruoli manageriali al femminile (ben ‘il 52% e 48% dei collaboratori’) e maggiore produttività. Un sogno? No, tutto questo sembra essere realtà in AstraZeneca Italia come mostrano i numeri della filiale italiana dell’azienda biofarmaceutica globale orientata all’innovazione e focalizzata nella ricerca scientifica in oncologia, malattie rare, cardiovascolare metabolico renale e respiratorio. Un’azienda in forte crescita anche occupazionale che, solo nel 2020, ha attivato 3 mila posti di lavoro tra dipendenti e assunti nella filiera e che prevede di raddoppiare arrivando a 6 mila entro il 2023. In più è impegnata a superare completamente il divario retributivo tra uomini e donne che esiste nel settore e che in AstraZeneca è passato dal 10% all’inizio del 2020 all’attuale 6.6%.

Per capire come sia stato possibile mantenere alta la motivazione in tempi di pandemia, quali siano i consigli rivolti alle giovani studentesse che vogliono intraprendere la carriera di manager e profili più ricercati in una grande farmaceutica l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha raggiunto telefonicamente Tamara Driol, HR Director di AstraZeneca Italia.

AstraZeneca Italia nel 2020 ha attivato nuovi 3 mila posti di lavoro e prevede di raddoppiarli entro il 2023 tanto che si conferma Top Employers 2022 per l’ottavo anno consecutivo. Qual è il segreto?

“Non c’è una ricetta magica dietro questi numeri. Sono 3 mila le persone che lavorano con noi, tra i dipendenti che sono circa 850 e il resto che fa parte della filiera che opera in Italia. Confermo l’ambizione di raddoppiare queste cifre entro il 2023. Tutto questo contribuisce alla certificazione di Top Employers perché la logica di investimento e di crescita è un fattore motivante ma non l’unico per le persone che lavorano al nostro interno. Ci sono alcuni elementi che rendono le nostre persone ingaggiate e di successo. La cura della persona e lo sviluppo delle professionalità è il tratto distintivo di AstraZeneca. Per questo investiamo su dei percorsi di sviluppo interni fin dagli inizi della carriera delle persone. Siamo molto orgogliosi infatti della percentuale di trasformazioni degli stage in contratti strutturati. Peraltro il nostro approccio è inclusivo, ora è un tema che va di moda, ma noi ci crediamo davvero e da molti anni”.

Come avete dovuto modificare il modo di lavorare in tempi di pandemia? E come Hr Director come è riuscita a mantenere alta la motivazione dei dipendenti e dunque la produttività?

“Noi avevamo già prima della pandemia una policy di smart working molto avanzata con 2 giorni a settimana per cui non abbiamo vissuto uno stravolgimento anche se ovviamente abbiamo esteso il lavoro da remoto a tutta la settimana lavorativa. L’aspetto più complicato è stato quello di far sentire le persone supportate in un periodo di difficoltà. Mi occupo per l’azienda di risorse umane, di sicurezza e di comunicazione interna una triangolazione importante che, in tempi di pandemia, ha coinvolto contemporaneamente le tre aree. In ogni caso il mio obiettivo finale era sempre quello, soprattutto durante il lockdown, di comunicare la vicinanza dell’azienda a tutti i dipendenti e collaboratori. Abbiamo puntato molto sulla formazione su temi trasversali e attivato degli sportelli di supporto psicologico”.

In AstraZeneca Italia il 48% dei collaboratori e il 52% dei ruoli manageriali sono attualmente costituti da figure femminili. Avete dichiarato di volervi impegnare verso la lotta al divario retributivo tra uomini e donne. Qual è la strategia che metterete in atto?

“È un tema su cui lavoriamo attivamente già da qualche tempo. La tematica per sua natura richiede un’attenta gestione delle risorse. È stato decisivo a mio avviso cambiare il punto di osservazione. Abbiamo sempre lavorato sul concetto della pari opportunità anche dal punto di vista retributivo quindi al nostro interno ci siamo attivati affinché i dipendenti avessero la stessa opportunità di aumenti, retribuzioni e promozioni. Ma mancava qualche pezzo, effettivamente riscontravamo sempre un piccolo divario e per superare l”impasse’ è bastato cambiare il punto di osservazione. Alcuni partono fin dall’ingresso da posizioni junior altri arrivano in AstraZeneca dopo aver ricoperto posizioni precedenti e da un’analisi che abbiamo effettuato è emerso come il salario delle candidate donne in entrata in AstraZeneca fosse più basso, a parità ruoli, rispetto ai candidati uomini. Succedeva che pur dando dal momento dell’ingresso in azienda in poi lo stesso salario non coprivamo il divario iniziale. Per questo, oggi non guardiamo più la retribuzione di partenza del candidato perché può essere forviante. Ammetto che tale cambio di passo sta portando effetti tangibili. Un altro tema che ci è caro, e parlo da mamma oltre che da manager, è l’importanza flessibilità per il dipendente. Infatti non abbiamo timbrature, non abbiamo un orario lavoro prefissato, lo smart working come detto era stato introdotto già prima del Covid-19 e a maggior ragione è attivo ora. Tutti strumenti a supporto delle donne che vogliono crescere sotto l’aspetto professionale e familiare e che forniscono loro l’occasione di organizzarsi al meglio. Siamo un’azienda grande e strutturata ma cerchiamo ancora di trovare per ognuno delle soluzioni personalizzate. Lo scambio di fiducia tra dipendente e manager è benzina per il lavoro e offre sicuramente anche una spinta alla produttività. Credo che la pandemia ne sia stata la prova, abbiamo tolto diciamo qualunque regola convenzionale lavorativa e nonostante alcune situazione familiari complesse da gestire, la risposta, in termini di contributo, responsabilità, spirito di coesione, e supporto reciproco è andata oltre qualunque aspettativa. Tutto questo ha confermato come altre sovrastrutture al giorno d’oggi siano davvero desuete”.

Cosa consiglia, dall’alto della sua esperienza, alle giovani donne, studentesse di liceo e università che vogliono intraprendere la strada manageriale? Basta la sola formazione o ci vuole anche qualcosa in più? Che occhiali bisogna indossare per vedere meglio il proprio futuro?

“Credo che la formazione sia molto importante ma è ‘solo’ l’inizio. È certo che un buon percorso di studi aiuta ma non è l’unico elemento da tenere i considerazione. Molte persone nella nostra azienda sono arrivate a ricoprire ruoli apicali partendo dai percorsi più disparati. Un fattore che fa la differenza è la passione per quello che si fa. In un’azienda inoltre l’attività di manager può declinarsi in molti settori e per questo suggerisco alle persone più giovani di capire cosa piacerebbe loro fare all’interno mondo aziendale, l’area più affine a loro e cercare di svilupparla attraverso la formazione e l’esperienza. Credo vada superata la desueta visione della vita ripartita tra: studi, lavoro e pensione che oggi ha poca ragione d’essere e consiglio alle giovani ragazze che vogliono intraprendere l’attività di manager di arricchire la formazione con esperienze lavorative all’estero dove possibile. E poi la strada che si prende non necessariamente deve essere l’unica. Noi in Italia siamo restii, per cultura, a cambiare lavoro ma non è detto assolutamente che il primo lavoro che si sceglie deve essere quello che ci accompagna per tutta la vita. Sì alla flessibilità, curiosità, voglia di mettersi in gioco e avere visione. Questa secondo me è la ricetta giusta”.

Quali saranno le lauree e dunque le figure più ricercate dalle farmaceutiche nel prossimo futuro?

“Un trend è il percorso universitario che raccoglie parte dei saperi che provengono dal mondo medico-scientifico e da quello numerico-statistico. Se penso ai nuovi ruoli che stanno entrando in azienda e a come si sta evolvendo il settore scientifico direi che si sta arricchendo di figure in grado di analizzare i big data che sono fondamentali per potenziare la ricerca scientifica e per evidenziarne il valore per il sistema in maniera prospettica. Ma sono altrettanto ricercati dalle farmaceutiche i laureati in matematica, ingegneria e statistica. Il mio messaggio in conclusione da recapitare alle ragazze e ai ragazzi è quello di non farsi bloccare da idee preconcette. C’è spazio per tutti nel mondo del lavoro”.

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