Si chiama Doomscrolling la ricerca ossessiva di notizie che genera ansia: il fenomeno spiegato in un articolo pubblicato sulla rivista State of mind
Si chiama ‘doomscrolling‘ ed è la tendenza a navigare online e sui social alla ricerca ossessiva di notizie negative. In inglese, infatti, la parola ‘doom’ indica un destino tragico, una sorte avversa. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il doomscrolling non vuole alimentare il senso del macabro che alberga in ognuno di noi ma, al contrario, è una strategia di sopravvivenza che mira “ad aumentare il nostro senso di controllo. Ma in un mare di informazioni abbiamo, anche la preoccupazione di perderci qualcosa di importante. Così continuiamo a cercare. Nella speranza di trovare informazioni che ci facciano sentire meglio e più in controllo, siamo anche più vulnerabili alle informazioni imprecise e incomplete che invece di aumentare il nostro senso di controllo vanno a validare paura, ansia, incertezza e ci spingono verso un costante bisogno di saperne di più e di fare doomsurfing o doomscrolling.
Il doomscrolling, spiega la Dire (www.dire.it), è quindi una strategia che mettiamo in atto in un contesto di crisi, di incertezza, di paura e di minaccia, ma che è disadattiva nella misura in cui diventa eccessiva e porta ad intense emozioni di stress”. A spiegare questo fenomeno che si sta affermando in questi lunghi mesi di pandemia è un articolo pubblicato sulla rivista ‘State of mind’. Ricercare ossessivamente notizie nella speranza di avere maggior controllo su una situazione genera però un circolo vizioso perché quanto più si cerca, tanto più si entra in contatto con informazioni negative e questo genera ancora più ansia, paura e preoccupazione. “Ci vuole uno sforzo per fermarsi e prendersi una pausa, riuscire a monitorare l’impatto emotivo, separare le informazioni utili da quelle irrilevanti”, si legge ancora nell’articolo. In conclusione, “l’aspetto fondamentale è riuscire a discernere dove sia il limite per noi tra l’essere informati, anche quando le informazioni sono negative, e quanto questo ci destabilizza e ci fa stare male”.