Nei pazienti con alopecia areata il trattamento con ritlecitinib o brepocitinib ha portato a un miglioramento molecolare e clinico delle lesioni del cuoio capelluto
Nei pazienti con alopecia areata il trattamento con gli inibitori sperimentali della Janus chinasi ritlecitinib o brepocitinib ha portato a un miglioramento molecolare e clinico delle lesioni del cuoio capelluto, secondo i risultati di un sottostudio bioptico del trial di fase II ALLEGRO pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.
L’alopecia areata è una malattia autoimmune cronica e recidivante con un’incidenza di circa il 2% negli Usa e colpisce sia la popolazione adulta che quella pediatrica. Spesso si presenta con un decorso imprevedibile, che va dalla perdita dei capelli parziale (alopecia a chiazze) a quella completa (alopecia totale) o alla caduta totale dei capelli e dei peli del viso e del corpo (alopecia universalis). I pazienti con una forma più limitata della malattia spesso guariscono spontaneamente, ma quelli con un fenotipo da moderato a grave soffrono di una forma più recalcitrante che può impattare significativamente sulla loro qualità di vita.
Attualmente non esistono trattamenti approvati dalla Fda i pazienti con le forme da moderata a grave. «Le opzioni terapeutiche disponibili, comprese le iniezioni di steroidi intra-lesionali, la sensibilizzazione al contatto e gli immunosoppressori sistemici, mostrano un’efficacia limitata, sono scomode per i pazienti e/o non sono adatte per l’uso a lungo termine» hanno scritto il primo autore Emma Guttman-Yassky e colleghi della Icahn School of Medicine, Mount Sinai, New York.
Gli inibitori della Janus chinasi (JAK) hanno mostrato risultati incoraggianti nel trattamento dell’alopecia areata. Ritlecitinib è un inibitore orale della JAK3 e della tirosina chinasi espressa nella famiglia delle chinasi del carcinoma epatocellulare (TEC) e brepocitinib è un doppio inibitore orale della tirosina chinasi 2 (TYK2) e della JAK1.
Confronto tra due JAK inibitori e placebo
L’endpoint primario di efficacia dello studio clinico ALLEGRO di fase II, randomizzato e controllato con placebo, era la variazione rispetto al basale del punteggio SALT (Severity of Alopecia Tool) dopo 24 settimane in 142 pazienti con alopecia areata e almeno il 50% di perdita di capelli e nessuna ricrescita negli ultimi 6 mesi.
I partecipanti potevano scegliere di partecipare a un sottostudio facoltativo con biopsia che ha avuto luogo durante le prime 24 settimane randomizzate e in doppio cieco del trial principale. Nel sottostudio sono stati esaminati campioni di biopsia del cuoio capelluto lesionato per valutare le risposte molecolari ai due farmaci attivi rispetto al placebo. Sono state anche esaminate le correlazioni tra i biomarcatori della risposta al trattamento con la risposta clinica della ricrescita dei capelli.
Cambiamenti positivi nella ricrescita e nei biomarcatori
Il miglioramento medio del punteggio SALT dal basale a 24 settimane è stato di 24,9 punti per il gruppo ritlecitinib e di 38,8 punti per il gruppo brepocitinib, rispetto a solo 7,6 punti per il gruppo placebo.
Nel sottostudio, che ha coinvolto 46 dei 142 pazienti originali, nelle biopsie del cuoio capelluto lesionato i ricercatori hanno osservato una significativa downregulation dei marcatori immunitari Th1 e Th2 (un endpoint esplorativo) e un aumento della cheratina dei capelli e delle proteine associate alla cheratina con entrambi gli inibitori JAK e questi cambiamenti erano significativamente associati al miglioramento clinico.
«I risultati sono entusiasmanti perché associano la ricrescita dei capelli con i cambiamenti nelle citochine immunitarie di tipo 2 e di tipo 1, così come l’aumento della cheratina dei capelli con la loro ricrescita» ha commentato Guttman-Yassky. «I dati sui biomarcatori sono solidi, anche nelle prime 12 settimane, prima ancora che si verifichi una significativa ricrescita dei capelli. Questo suggerisce che i biomarcatori del cuoio capelluto possono prevedere le risposte cliniche precoci della ricrescita dei capelli nell’alopecia».
I risultati dello studio supportano ulteriormente il fatto che il trattamento con ritlecitinib o brepocitinib apporta benefici nella gestione dei pazienti con alopecia areata. «Dal momento che i cambiamenti nei biomarcatori molecolari si sono verificati tra le settimane 12 e 24, sarebbe interessante valutare gli eventuali ulteriori cambiamenti dopo 24 settimane. Sono necessari studi clinici più ampi e a lungo termine per valutare il dosaggio, la durata della terapia, la sicurezza e l’efficacia» hanno concluso gli autori.
Bibliografia
Guttman-Yassky E et al. Ritlecitinib and brepocitinib demonstrate significant improvement in scalp alopecia areata biomarkers. J Allergy Clin Immunol. 2021 Dec 1;S0091-6749(21)01823-6.