Unione Nazionale Consumatori: la classifica dei prodotti più rincarati, dagli oli alimentari al gas naturale e gas di città che ha fatto registrare un +62%
L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat per stilare la classifica dei prodotti che stanno registrando i maggiori rincari. A lievitare nel mese di gennaio non solo luce, gas e benzina, ma anche burro e pasta.
In testa alla top ten dei prodotti non alimentari, il Gas naturale e di città che vince con un astronomico +62,5% rispetto a gennaio 2020. Tradotto in euro significa un aumento della bolletta pari a 407 euro su base annua. Al secondo posto l’Energia elettrica, +62,1%, con un rialzo annuo pari a 382 euro. Una stangata complessiva pari a 789 euro (1). Medaglia di bronzo per gli Altri carburanti per mezzi di trasporto privati (gpl, metano, ricarica elettrica), con un +41,1%.
Seguono il Gasolio per riscaldamento (+21%), al quinto il Gasolio per mezzi di trasporto (+20,2%) e Benzina (+18,9%). Primo dei beni non energetici, in settima posizione, gli Apparecchi per la telefonia fissa (+17,2%), poi gli Apparecchi per riscaldamento, condizionatori d’aria (+16,2%) e le Lezioni di guida, esami, patenti e controlli tecnici dei veicoli con +16,1%, legato al balzo della tariffa di revisione dei veicoli che dal 1° novembre 2021 è passata da 45 a 54,95 euro e che dimostra il fallimento della decisione di introdurre il bonus veicoli sicuri per consentire di richiedere il rimborso di 9,95 euro, a compensazione dell’aumento, invece, molto più semplicemente, di annullarlo.
Non va meglio per quei pochi che decidono di andare in ferie o in settimana bianca. Chiudono la classifica, infatti, i servizi legati alle vacanze, con i Pacchetti vacanza nazionali che salgono del 16% e, appena fuori dalla top ten, gli Alberghi, motel, pensioni e simili che segnano un +11,6%
In testa alla top 20 dei prodotti alimentari, gli Oli diversi da quello di oliva, che costano il 19,9% in più rispetto a un anno fa. Al secondo posto i Vegetali freschi diversi da patate con +13,5%. Sul gradino più basso del podio il burro, che vola del 10,8%. Al quarto pasto il prodotto simbolo della cucina italiana, la pasta, che svetta del 10%. Seguono i Frutti di mare freschi o refrigerati con un incremento dell’8,4%, in sesta posizione la Farina con +6,7%, poi la Frutta fresca o refrigerata (+5,5%), il Pesce fresco o refrigerato (+5,1%), la Margarina (+4,9%) e in decima i Succhi di frutta (+4,8%).
I vegetali non si salvano nemmeno se sono surgelati e si collocano in undicesima posizione con +4,3%. La carne più rincarata è quella ovina e caprina (+4,2%), che batte la Carne macinata, wurstel, salsicce (al 16° posto con +3,6%), il Coniglio e la carne equina (+3,4%) e il Pollame (18° con +3,2%). Salgono, ma meno della media dei prodotti alimentari, ferma a +4%, anche l’olio di oliva, al 14° posto con +3,9%, il latte conservato (+3,7%), il pane e lo zucchero (entrambi a +3,6%). Chiudono la top 20 patate (+3,2%), acque minerali (+3%) e riso (+2,9%).
In compenso alcune buone notizie. Nessuna speculazione sul caffè, che segna un aumento del 2%, la metà rispetto alla media dei prodotti alimentari. Bene anche il latte fresco intero (+1,1%).
“L’inflazione a +4,8% è un record che non si registrava da un quarto di secolo, dall’aprile del 1996. La colpa è dei beni energetici, ossia luce, gas e benzina, senza i quali oggi l’inflazione di gennaio sarebbe pari solo all’1,8%, quasi 2,7 volte meno. Ma oltre agli effetti diretti, il caro energia e carburanti determina rincari indiretti per via dei maggiori costi di produzione e di trasporto. Anche per questo i prodotti alimentari hanno segnato un’impennata dal +2,8% di dicembre al 4% di gennaio. Per questo urge un nuovo intervento del Governo sulle bollette di luce e gas di questo trimestre e una riduzione delle accise sui carburanti di almeno 20 centesimi, sterilizzando i rialzi in corso” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Considerando sia i prodotti alimentari che le bevande analcoliche, l’inflazione di questa divisione, pari a +3,8%, si traduce, per una coppia con due figli, in un aumento del costo della vita pari a 284 euro su base annua, per una coppia con 1 figlio l’aggravio di spesa è pari a 256 euro, in media per una famiglia la batosta annua è di 212 euro” conclude Dona.
Top ten rincari annui di gennaio 2022 – prodotti non alimentari
N | Prodotto | Rincari annui di gennaio |
1 | Gas naturale e gas di città | 62,5 |
2 | Energia elettrica | 62,1 |
3 | Altri carburanti per mezzi di trasporto privati (gpl, metano, ricarica elettrica) | 41,1 |
4 | Gasolio per riscaldamento | 21 |
5 | Gasolio per mezzi di trasporto | 20,2 |
6 | Benzina | 18,9 |
7 | Apparecchi per la telefonia fissa | 17,2 |
8 | Apparecchi per riscaldamento, condizionatori d’aria | 16,2 |
9 | Lezioni di guida, esami, patenti e controlli tecnici dei veicoli | 16,1 |
10 | Pacchetti vacanza – nazionali | 16 |
11 | Alberghi, motel, pensioni e simili | 11,6 |
Top 20 rincari annui di gennaio 2022 – prodotti alimentari
N | Prodotto | Rincari annui di gennaio |
1 | Oli alimentari (diversi da olio di oliva) | 19,9 |
2 | Vegetali freschi diversi da patate | 13,5 |
3 | Burro | 10,8 |
4 | Pasta (fresca e secca) | 10 |
5 | Frutti di mare freschi o refrigerati | 8,4 |
6 | Farina | 6,7 |
7 | Frutta fresca o refrigerata | 5,5 |
8 | Pesce fresco o refrigerato | 5,1 |
9 | Margarina e altri grassi vegetali | 4,9 |
10 | Succhi di frutta e verdura | 4,8 |
11 | Vegetali surgelati diversi da patate | 4,3 |
12 | Carne ovina e caprina | 4,2 |
13 | Gelati | 4 |
14 | Olio di oliva | 3,9 |
15 | Latte conservato | 3,7 |
16 | Pane | 3,6 |
16 | Altri preparati a base di carne (carne macinata, wurstel, salsicce) | 3,6 |
16 | Zucchero | 3,6 |
17 | Altre carni (coniglio, carne equina) | 3,4 |
18 | Pollame | 3,2 |
18 | Patate | 3,2 |
19 | Acque minerali | 3 |
20 | Riso | 2,9 |
Nota:
(1) i dati non sono confrontabili con quelli relativi al mercato tutelato basato sui consumi della famiglia tipo secondo la definizione di Arera (consumi di 1.400 metri cubi annui di gas e di 2.700 kWh all’anno di energia elettrica con potenza impegnata di 3 kW), sia perché cambia il periodo di riferimento sia perché in questo caso il calcolo si basa sulla spesa media della famiglia secondo i dati Istat e non sui prezzi decisi da Arera trimestralmente.