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Vitiligine: un aiuto da trapianto autologo e laser ad eccimeri

La Fda statunitense ha approvato ruxolitinib crema all'1,5% per il trattamento topico della vitiligine non segmentale in pazienti adulti e pediatrici

Vitiligine, nuove frontiere di cura. Paro Vidolin (Ospedale Israelitico di Roma): “Trapianto autologo e laser ad eccimeri le due novità assolute nel trattamento della patologia”

La vitiligine è un disturbo della pigmentazione della cute caratterizzato dalla comparsa di chiazze bianche in varie parti del corpo, ma può arrivare a colpire anche le mucose come: occhi, bocca e naso. Per tranquillizzare coloro che non conoscono la patologia va detto che non è trasmissibile e bisogna anche sapere che non c’è un’età d’esordio precisa. Se l’età della comparsa prima coincideva più spesso con l’adolescenza ora non è raro che il disturbo colpisca anche i bimbi piccoli.

Per capire meglio di cosa si tratta, quali siano i trattamenti più innovativi e come esporsi correttamente al sole e quali creme, specifiche per la patologia, l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha raggiunto telefonicamente Andrea Paro Vidolin, Responsabile del Centro di Fotodermatologia e cura della Vitiligine dell’Ospedale Israelitico di Roma e Scientific Advisor del Centro di Fototerapia Dermatologica di Roma.

Quanti tipi di vitiligine esistono e quali sono i distretti corporei più colpiti?

“La vitiligine è una malattia che colpisce circa il 3-4% della popolazione e sono tre le tipologie conosciute: una detta ‘volgare’ cioè diffusa che colpisce in maniera simmetrica alcuni ambiti cutanei come ad esempio: gli occhi, le ginocchia e i piedi. Poi esiste una vitiligine segmentaria che affligge un emilato del corpo il destro o il sinistro. Ultimamente è stata individuata una terza forma, quella ‘mista’, che nasce come una vitiligine di tipo segmentaria e poi evolve in una di tipo volgare. Da qui si comprende come il decorso delle diverse tipologie di vitiligine differisca. Quella volgare colpisce più ambiti cutanei ed è imprevedibile e capricciosa in quanto è instabile. Invece quella segmentaria ha un esordio veloce, in un anno compare la macchia, e poi tende a stabilizzarsi e difficilmente coinvolge altri ambiti cutanei. Si riconosce una maggiore incidenza nel sesso femminile ma non ci sono statistiche precise. Anche per quanto riguarda l’età d’insorgenza della patologia non c’è una regola precisa. Prima si era portati a individuare l’età della adolescenza come quella d’esordio, ma non è così matematico stabilirlo. Purtroppo oggi possiamo osservare bimbi molto piccoli affetti da vitiligine ma grazie al laser ad eccimeri è possibile trattare bimbi di 4 o 5 anni e questo è un traguardo notevole per la compliance del bambino. Insomma una opportunità in più per trattarli precocemente”.

LE CAUSE DELLA VITILIGINE, LA DIFFERENZA TRA I SESSI E TRATTAMENTI

Quali possono essere le cause e c’è una predisposizione genetica?

“La vitiligine può essere definita come una malattia su predisposizione costituzionale e autoimmunitaria. Le cause sono multifattoriali. L’approccio terapeutico, negli ultimi anni, si è evoluto e si è compreso che il paziente che ne è affetto presenta anche un vero e proprio stress ossidativo legato ad una presenescenza delle cellule che oggi può essere mitigata grazie ad approcci terapeutici innovativi. Confermo che c’è una predisposizione genetica alla patologia. Per questo, quando lo specialista visita il paziente, deve controllare la correlazione con altre patologie associate: come la tiroidite cronica autoimmune e la celiachia ossia l’intolleranza al glutine. Ma non ci sono indagini preventive che ci aiutano a comprendere se quel soggetto potrà sviluppare la vitiligine. Si procede con un controllo della cute supportati dalla ‘lampada di Wood’ al buio per evidenziare le macchie e procedere, se ci sono elementi, a screening per le patologie a carico della tiroide e per la celiachia. Non c’è una grande differenza ma si denota una leggera prevalenza della malattia nel sesso femminile. È difficile stabilire un’età d’insorgenza standard. Prima si diceva dai 20 in su ma ora osserviamo anche i bambini molto piccoli affetti da vitiligine. Per fortuna oggi disponiamo del laser ad eccimeri che consente di trattare precocemente anche i bambini”.

Arrivando proprio ai trattamenti … quali sono le nuove frontiere in questo campo?

“L’approccio non è univoco e possiamo dire che si divide in due filoni. Da un lato bisogna tendere ad una stabilizzazione della patologia usando delle particolari miscele di antiossidanti che combattono lo stress ossidativoCi sono molecole nuove e naturali come: l’estratto del pepe nero, il betacarotene, la curcumina, lo zafferano, l’estratto del mango prodotti che combattono lo stress ossidativo al fine di ‘bloccare’ la malattia. Per ripigmentare le macchie invece la terapia ‘gold standard’ è rappresentata dalla fototerapia uvb a banda stretta e viene eseguita con apparecchiature total body se è interessato più del 20% della pelle. Se invece la vitiligine si manifesta in modo più localizzato su sedi piccole e difficili come le mani e i piedi si utilizza la recentissima micro fototerapia uvb a banda stretta con il laser ad eccimeri. Questa metodica ci permette di trattare selettivamente le chiazze risparmiando la cute sana circostante. Questo è l’approccio fototerapico più innovativo. Nel caso in cui il paziente non dovesse rispondere a questi trattamenti di fototerapia la vera nuova frontiera è rappresentata dal trapianto autologo di sospensione cellulare epidermica. In questo caso è necessario selezionare bene il paziente poiché il trapianto non è per tutti. La tecnica in particolare prevede il prelievo da una zona pigmentata, generalmente si usa un piccolo lembo di cute e poi si ricorre a dei kit che ci consentono di estrarre i melanociti che vengono poi impiantate sulle chiazze di vitiligine previa dermoabrasione con un laser CO2. Dopo un paio di settimane di medicazione è possibile trattare la parte con la fototerapia cioè con il laser al fine di stimolare le cellule impiantate. Dunque il trapianto e il laser ad eccimeri sono le due novità assolute nel trattamento della vitiligine”.

IL SOLE FA BENE?

È vero che il sole fa bene e come ci si deve esporre se si è afflitti da questa patologia?

“Questo è un punto davvero importante. Fino a qualche anno fa, quando non si aveva particolare dimestichezza con la patologia, il paziente che si recava dal dermatologo e si sentiva consigliare di applicare la crema con fattore di protezione 50 su tutto il corpo. Oggi le cose sono evolute ed esiste una foto protezione specifica per la patologia. L’approccio più corretto per stimolare le cellule e preservare l’aspetto estetico della cute evitando di accentuare il contrasto di colore tra la cute sana abbronzata e la cute affetta da vitiligine (meno pigmentata) è quella di applicare una crema 50+ più sulla cute sana e poi applicare un solare dedicato, cioè che ha una protezione più alta uva raggio che non ha alcuna azione stimolante sui melanociti e più bassa sul raggio uvb, che invece può stimolare la pigmentazione. Il solare protettivo specifico per la vitiligine è in grado di far passare i ‘raggi buoni’, che aiutano la pigmentazione e bloccare quelli che non fanno bene alla vitiligine. In più consiglio di esporsi al sole per due o tre ore al giorno cioè per un tempo limitato ed evitare le classiche ore della giornata dove il sole picchia forte e non ci fa bene. Queste regole’ d’oro’ valgono per tutti ma ancor di più e per i fototipi scuri al fine di evitare di accentuare il contrasto di colore tra le macchie e la cute ‘sana’. Un falso mito da sfatare è che il paziente, sulla parte di cute colpita da vitiligine sia meno protetto da agenti esterni tra cui il sole. Al contrario i dati della letteratura internazionale dimostrano che non è così. La pelle con vitiligine metterebbe in atto dei meccanismi difensivi costanti nei confronti del sole e quindi paradossalmente risulterebbe maggiormente protetta dalle patologie tumorali proprio nelle zone afflitte da vitiligine”.

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