Foto, video e testimonianze per promuovere le donazioni di asngue: nasce il progetto “All of me”, che ha come capofila Avis Regionale Veneto
Si chiama “Con tutto me stesso – All of me” ed è il titolo della campagna di sensibilizzazione sulla donazione di sangue, emocomponenti, organi, tessuti e cellule presentata nei giorni scorsi nella sede di Avis Regionale Veneto. Partner del progetto, che è finanziato dalla Regione, sono diverse sigle del mondo del terzo settore locale: Admo, Aido, Fidas, OdV Tempio Internazionale del Donatore, Avec (Associazione veneta per l’emofilia e le coagulopatie), Ape (Avis per il progresso ematologico) e Avlt (Associazione veneta per la lotta alla talassemia).
La promozione di questa iniziativa vede nei social network il canale di diffusione principale, con una pagina Facebook dedicata che tutti sono chiamati a consultare per condividerne i contenuti. Quindici testimonial del dono si racconteranno attraverso foto, testi e video-testimonianze: ogni storia descriverà un’esperienza del dono, fatto o ricevuto, rilanciando esempi di solidarietà che, proprio grazie ai social, possono diventare occasione di riflessione per formare una coscienza collettiva sempre più consapevole, attenta e solidale. Ma c’è di più. “Con tutto me stesso – All of me” vuole focalizzare l’attenzione sul concetto di donare una parte di sé in ogni azione quotidiana: dal dedicare tempo e disponibilità, a mostrare vicinanza al prossimo, un modo per rafforzare le relazioni interne al Terzo Settore e fare squadra intorno a valori condivisi.
Il progetto si suddividerà in quattro step principali:
- la pubblicazione delle testimonianze sulla pagina Facebook per raggiungere il maggior numero di cittadini;
- la creazione della “Donors school”, la scuola delle associazioni del dono quale strumento di formazione permanente per il Terzo Settore;
- lo sviluppo di un contest, attraverso la pagina Facebook del progetto, che inviterà i cittadini a segnalare le esperienze di volontariato a loro più care, per realizzare una grande mappa e racconto collettivo della Comunità del Dono in Veneto;
- la mostra finale, intitolata “La comunità del dono”, in programma per il mese di luglio al Tempio Internazionale del Donatore di Valdobbiadene. Per l’occasione verrà realizzata un’opera collettiva, un manifesto della comunità del dono.
Come ha spiegato la presidente di Avis Regionale Veneto, Vanda Pradal, durante la conferenza stampa di presentazione, «oggi più che mai, uscendo da due anni difficili in cui il Terzo Settore e il mondo del volontariato hanno fatto tanto, abbiamo compreso quanto la salute e il benessere delle nostre comunità siano importanti. Ma non basta solo preservarle, occorre accrescere questo patrimonio con attenzione e gesti concreti. La donazione, in ogni sua forma, rappresenta un gesto di profondo valore sia per chi decide di compierlo, sia per chi lo riceve. Dobbiamo quindi riuscire ad accrescere questa consapevolezza, a diffonderla tra le generazioni più giovani, sostenerla tra gli adulti, metterla a beneficio delle persone più fragili. Ognuno è chiamato a fare la sua parte dando tutto sé stesso».
«Il progetto rappresenta un’occasione virtuosa per stimolare la nostra comunità a condividere, conoscere e valorizzare le esperienze di dono – sottolinea l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin – Ecco perché la Regione ha deciso di credere e finanziare questa iniziativa, che vede capofila Avis Veneto insieme a un folto gruppo di associazioni partner. Mai come oggi è fondamentale rafforzare sempre più le connessioni tra Istituzioni, Enti territoriali e Terzo Settore. Questa, attraverso i social media, sta creando preziosi spazi di partecipazione per diffondere esperienze di solidarietà grazie alle testimonianze di chi ha dato e di chi ha ricevuto».
A portare la propria testimonianza è stata poi Agathe Wakunga, 41 anni paziente drepanocitica (che intervenne anche nel convegno promosso da AVIS Nazionale a Padova nel febbraio 2020) che vive a Paese, un comune in provincia di Treviso, ed è nata nella Repubblica Democratica del Congo da una famiglia originaria dello Zambia. È mamma e lavora come consulente per la dermocosmesi: «Sono nata con una patologia che qui in Italia è molto conosciuta: la beta-talassemia. La mia è la forma un po’ più grave che si chiama drepanocitosi. Mi porta ad andare incontro a delle crisi vaso-occlusive che causano dolori in tutto l’organismo. All’età di tre mesi ho avuto il mio primo attacco acuto e sono finita in coma: le condizioni erano molto gravi, ma grazie ai medici sono riuscita a riprendermi. Per mia madre è stato un miracolo. Per la mia malattia ho bisogno di costanti trasfusioni: mai come nel mio caso posso dire che il sangue è il dono della vita. Ho deciso di raccontare la mia storia grazie a mio figlio Gabriel che il 14 giugno di qualche anno fa, nella Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, ha chiamato quattro radio per ringraziare tutti i donatori di sangue, per quanto stavano facendo per me. Questo progetto tocca la coscienza e rappresenta un piccolo modo per dire grazie a tutti i donatori. Per la mia testimonianza ho scelto la parola “Speranza”: la speranza di farcela, di esserci e di credere che il sorriso non me lo toglierà nessuno».