Alla Galleria dell’Accademia di Firenze fino al 19 giugno 2022 la mostra “Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra”
La Galleria dell’Accademia di Firenzeha aperto al pubblico la mostra Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra, a cura di Cecilie Hollberg, realizzata con la sponsorizzazione di Intesa Sanpaolo – con i musei Gallerie d’Italia, e Intesa Sanpaolo Innovation Center.
Per la prima volta sono esposti in un’unica sede i nove busti in bronzo di Michelangelo, attribuiti a Daniele da Volterra. Insieme alle tre opere già conservate a Firenze alla Galleria dell’Accademia, al Museo Nazionale del Bargello e a Casa Buonarroti, ci saranno importanti prestiti da vari musei internazionali e italiani come: il Musée du Louvre e il Musée Jacquemart-André a Parigi, l’Ashmolean Museum a Oxford, i Musei Capitolini a Roma, il Castello Sforzesco-Civiche Raccolte d’Arte Applicata a Milano e il Museo della Città “Luigi Tonini” a Rimini.
“L’idea di questa esposizione – dichiara Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze – nasce dall’esigenza di dare un contributo scientifico rispetto al complesso rapporto tra originali e derivazioni. Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra è una mostra unica e inconsueta che si pone l’obiettivo di rispondere a quesiti ancora aperti grazie anche all’utilizzo di strumenti altamente tecnologici e innovativi. Punto di partenza di questo progetto epocale su Michelangelo Buonarroti e il suo allievo Daniele da Volterra, è stato il riordino e il restauro del busto conservato nel nostro Museo, avvenuto nel 2017. Cogliamo quindi questa occasione per offrire per la prima volta un raffronto diretto dei nove busti che riportano i tratti di Michelangelo Buonarroti, per rivederne i dati, i documenti e la relativa bibliografia. A distanza di quasi cinque secoli, è ora di trovare delle risposte”.
Per questo progetto espositivo tutti gli esemplari presenti sono stati sottoposti ad una intensa campagna di analisi non invasive, sia classiche dei materiali che con sofisticati strumenti di ultima generazione e con metodologie innovative. Sono state condotte indagini scientifiche mai realizzate in precedenza su queste opere, come le analisi geologiche delle terre di fusione o quelle nucleari (XRF) per determinare la natura e la composizione delle leghe di metallo. La proficua e stretta collaborazione con Mario Micheli – professore di storia e tecnica del restauro presso l’Università Roma Tre, noto esperto del settore che ha lavorato già sui bronzi di Riace e sulla lupa capitolina – insieme a un team formato ad hoc, ha aperto nuovi approcci.
Ogni testa è stata digitalizzata e stampata in 3D in resina in scala 1:1, grazie a Factum Foundation for Digital Technology in Conservation, organizzazione no-profit spagnola specializzata nell’utilizzo delle nuove tecnologie per la conservazione del patrimonio culturale; è stata digitalmente “mappata” nei punti chiave e nelle corrispondenze, sovrapposta e confrontata in un lavoro di ricerca unico nel suo genere, che ha unito per la prima volta l’esperienza digitale al rigore accademico nell’individuazione delle opere originali, nominate nell’inventario della casa abitata da Daniele da Volterra, e della “genealogia” delle varianti da loro derivate. Per aiutare il confronto, sia agli occhi degli esperti che tramite software di machine learning, per l’esposizione i busti in resina sono stati allineati seguendo una linea immaginaria ricercata e tracciata lavorando sulle stampe 3D.
Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra si avvale di un comitato scientifico di esperti internazionali formato da Antonia Boström, Alessandro Cecchi, Mario Micheli, Claudio Parise Presicce e Dimitrios Zikos.
Lo scopo principale della mostra, che rimarrà aperta fino al 19 giugno 2022, è proprio quello di produrre il primo catalogo scientifico delle effigi in bronzo attribuite a Daniele da Volterra, edito da Mandragora, che uscirà dopo la giornata di studi, dove confluiranno le ricerche finora eseguite e i risultati delle indagini diagnostiche, fornendo uno strumento indispensabile per gli studi in questo campo. Tra i risultati attesi, c’è inoltre quello di allestire un’accurata genealogia delle varianti derivate dai busti di Michelangelo, individuando per quanto possibile provenienza e caratteristiche delle varie esecuzioni.
Oltre a questo volume, per l’inaugurazione, ne sarà pubblicato un altro, un vademecum per l’esposizione, sempre edito da Mandragora.