Mieloma multiplo: un nuovo test ad alta sensibilità è in grado di rilevare una situazione precancerosa, la MGUS (gammopatia monoclonale di significato indeterminato)
Secondo i primi risultati dello studio di screening PROMISE, nei soggetti con un alto rischio di sviluppare mieloma multiplo, un nuovo test ad alta sensibilità è in grado di rilevare una situazione precancerosa, la gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS), in percentuale significativamente superiore rispetto ai metodi convenzionali.
I risultati dello studio, presentati all’ultimo congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH), hanno confermato un’alta prevalenza di questa condizione che precede lo sviluppo del mieloma multiplo tra gli anziani di colore o con un familiare di primo grado che ha sviluppato tumori ematologici.
I ricercatori hanno dichiarato che questi soggetti possono beneficiare di metodi di screening di precisione che consentono una diagnosi e, conseguentemente, un intervento clinico precoci.
«Oggi, lo screening non è incluso nella pratica clinica di routine per il mieloma multiplo» ha dichiarato Habib El-Khoury, del Dana-Farber Cancer Institute, e uno degli autori della ricerca. Il ricercatore ha poi spiegato che tra gli obiettivi alla base dello studio vi è la necessità di definire meglio le popolazioni ad alto rischio di malattia, per le quali i benefici dello screening supererebbero qualsiasi potenziale rischio.
MGUS fase premaligna del mieloma
Il mieloma multiplo evolve da una condizione di MGUS, una fase premaligna rilevabile clinicamente, ma asintomatica, riscontrabile in circa il 3% della popolazione generale di individui con 50 anni o più, di origine prevalentemente caucasica. La MGUS è dunque una condizione preneoplastica che può progredire fino a dare origine a un mieloma multiplo conclamato.
«L’obiettivo dello studio PROMISE, partito nel 2019, era quello di comprendere meglio i potenziali benefici dello screening in una popolazione americana diversificata dal punto di vista razziale che sarebbe stata seguita prospetticamente [nel tempo], oltre che di trovare risposte a quesiti, tuttora in fase di studio, come il metodo migliore per eseguire lo screening, i fattori genetici che predispongono alla malattia e come questi interagiscono con i fattori ambientali, aumentando il rischio di malattia in alcuni individui, la familiarità della malattia e altre domande», ha spiegato El-Khoury.
Durante l’ASH, sono stati presentati i risultati preliminari relativi allo screening di 7622 partecipanti allo studio appartenenti a diverse fasce di età, inclusi 2439 individui di colore e 3866 individui bianchi con un familiare stretto a cui era stato diagnosticato un tumore ematologico maligno.
Il resto dei partecipanti è servito da controllo del rischio ed è stato sottoposto a screening con il test.
Test ad alta sensibilità basato sulla spettrometria di massa
«L’attuale test utilizza il metodo a spettrometria di massa matrix-assisted laser desorption ionization time-of-flight (MALDI-TOF MS, della Binding Site Group Ltd.)», ha detto El-Khoury. Questa nuova metodica permette di rilevare nei campioni di sangue dei pazienti le proteine monoclonali prodotte dalle plasmacellule mielomatose, con un alto livello di sensibilità.
«La maggior parte dei metodi di analisi largamente disponibili oggi utilizzano l’elettroforesi su gel. Il metodo a spettrometria di massa utilizza più o meno lo stesso principio di riconoscimento delle proteine monoclonali in base alla massa e alla carica per rilevare, caratterizzare e quantificare le proteine monoclonali, con una sensibilità maggiore rispetto ai test convenzionali utilizzati fino ad ora» ha continuato l’autore.
In base al protocollo dello studio PROMISE, i soggetti nei quali è stata rilevata la MGUS sono stati inviati all’ematologo per essere sottoposti a ulteriori indagini e programmare le visite di follow-up. Inoltre, questi soggetti hanno compilato periodicamente questionari epidemiologici sull’esposizione ambientale e di tipo psico-sociale.
Con la nuova metodica a spettrometria di massa sono state rilevate nei pazienti analizzati percentuali significativamente più elevate di MGUS rispetto a quelle ottenute con metodi convenzionali, tra cui l’elettroforesi delle proteine e l’immunofissazione del siero.
I ricercatori hanno osservato tassi più elevati, (13% con il test ad alta sensibilità contro 6% con metodi tradizionali), nei soggetti ad alto rischio di età superiore ai 50 anni «pur limitando le osservazioni al limite di rilevamento più basso identificato per i metodi convenzionali» ha precisato il ricercatore.
Prevalenza della MGUS più alta nella popolazione ad alto rischio
«I tassi di MGUS nella nostra popolazione, definita ad alto rischio, rilevati con entrambi i metodi, sono risultati, come previsto, più alti di quelli riportati nella popolazione generale di età superiore ai 50 anni» ha commentato El-Khoury.
Il test a spettrometria di massa ad alta sensibilità ha anche permesso di rilevare gammopatie con livelli ancora più bassi di proteine monoclonali, che i ricercatori hanno chiamato gammopatie monoclonali di potenziale indeterminato (MGIP).
Le MGIP sono state identificate in circa il 28% degli individui di età pari o superiore a 50 anni e non sembrano avere un significato differente riguardo al rischio di mieloma. «Queste gammopatie aumentano significativamente come prevalenza all’aumentare dell’età e hanno mostrato una biologia distinta rispetto alla MGUS nota, sia in termini di sottotipo delle proteine monoclonali più comunemente coinvolte, sia per la loro persistenza nel tempo» ha continuato il ricercatore.
Correlazioni con aumentata mortalità
Inoltre, El-Khoury e i colleghi hanno anche trovato associazioni significative tra la MGUS rilevata dalla spettrometria di massa e i livelli aumentati di proteine monoclonali nella MGIP con una sopravvivenza globale (OS) ridotta.
Le correlazioni erano evidenti sia nel gruppo di individui che allo screening avevano un’età compresa tra 50 e 64 anni (per la MGIP, HR 1,57 e IC al 95% 0,85-2,92; per la MGUS HR 4,41 e IC al 95% 2,45-7,94) sia in quelli di età pari o superiore a 65 anni allo screening (per la MGIP HR 1,61 e IC al 95% 1,03-2,51; per la MGUS HR 2,06; IC al 95% 1,24-3,44).
«Il significato della MGIP deve essere ancora studiato e le associazioni viste con la sopravvivenza e le altre comorbidità saranno di impulso per studi futuri», ha detto El-Khoury.
Impatto minimo dello screening sulla qualità di vita
I primi dati raccolti circa l’effetto sulla qualità della vita del risultato positivo al test di screening e del conseguente timore di ammalarsi di cancro hanno suggerito che probabilmente il peso psicosociale dello screening stesso, in questa popolazione, è minimo.
El-Khoury ha precisato che, sebbene lo studio PROMISE abbia evidenziato i potenziali benefici di uno screening di routine con una metodologia altamente sensibile nelle popolazioni ad alto rischio, compresi gli anziani di colore o con un parente di primo grado affetto da un tumore ematologico, ci sono ancora domande a cui rispondere riguardo alla predisposizione genetica alla malattia tra questi individui, l’interazione con i fattori ambientali e i fattori genetici che sottendono al clustering familiare della malattia.
«Infatti, lo studio PROMISE è stato concepito per reclutare un gran numero di famiglie con alta prevalenza di malattia per indagare ulteriormente ciò che potrebbe spiegare questo clustering della malattia», ha detto El-Khoury.
«L’individuazione di questo gruppo significativamente più ampio di pazienti con MGUS rilevato con la spettrometria di massa ci permetterà di rispondere ad ulteriori domande, che vanno dall’eziologia della malattia, all’evoluzione del mieloma multiplo asintomatico [nella forma conclamata, ndr], alla progressione verso stadi più avanzati della malattia», ha concluso il ricercatore.
Il commento dell’esperto
Iberia Romina Sosa, del Fox Chase Cancer Center di Philadelphia, commentando i risultati dello studio ha dichiarato di non essere sorpresa che abbiano confermato un’alta prevalenza di MGUS in questa popolazione a rischio e abbiano fornito prove preliminari del beneficio degli approcci di screening di precisione.
«È importante notare che lo studio ha anche dimostrato che l’intervento non è stato psicologicamente dannoso» ha sottolineato l’esperta.
Inoltre, ha aggiunto Sosa, «attendo con ansia il report completo, in cui si valuta il ruolo potenziale dei fattori socio-economici in questa popolazione a rischio».
Bibliografia
H. El-Khoury, et al. High Prevalence of Monoclonal Gammopathy in a Population at Risk: The First Results of the Promise Study. Blood (2021) 138 (Supplement 1): 152; https://doi.org/10.1182/blood-2021-149868