Cingolani: Governo pensa all’accisa mobile sui carburanti


Rincari energia e carburanti, il ministro Cingolani: “Sul prezzo del gas inaccettabile speculazione. Ipotesi accisa mobile per benzina e gasolio”

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Le importazioni di gas dalla Russia sono incrementate sia in valore assoluto che in percentuale sui consumi, dai circa 20 miliardi di metri cubi, quindi 25% dei consumi, del 2011 ai 29 miliardi di metri cubi del 2021, che equivale a circa il 38% dei consumi“. Così Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, nell’Aula del Senato nel corso dell’informativa sui rincari del costo dell’energia e sulle misure del Governo per contrastarne gli effetti.

“Il flusso di gas dalla Russia è il più alto registrato in temi recenti, la fornitura è assolutamente costante in tutta Europa. Anzi, si è sollevata una riflessione sul fatto che l’Europa continua a comprare gas dalla Russia – prosegue il ministro -, la fornitura è continua e si parla di pagamenti da oltre un miliardo di euro giorno, che in periodo di guerra hanno implicazioni che vanno oltre il settore energetico”.

“IPOTESI ACCISA MOBILE SUI CARBURANTI”

“Al fine di contenere l’impatto sui consumatori finali” dell’aumento dei prezzi legato alla crisi ucraina, “il Governo sta valutando l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile”, annuncia Cingolani. Infatti, prosegue il ministro, “siccome c’è stato maggior gettito Iva questo potrebbe essere utilizzato per ridurre le accise e ottenere una riduzione del prezzo alla pompa“, ma, ammette il titolare del MiTE, “sappiamo che operare sui carburanti è molto complesso”.

LA SPECULAZIONE DEGLI HUB: “IL GAS COSTA 5 VOLTE DI PIÙ DI UN ANNO FA”

Per il prezzo del gas “il problema è lo stoccaggio, nel medio termine”, infatti “se dovessimo stoccare oggi gas a 1,5 euro al metro cubo con 10 miliardi di metri cubi di gas di stoccaggi pagheremmo 15 miliardi di euro, un anno fa era 30 centesimi al metro cubo”, quindi “gli stessi metri cubi di gas mi sarebbero costati 3 miliardi”. Per Cingolani, è quindi “inaccettabile questo prezzo del gas frutto solo della speculazione di certi hub, Ttf e Psv a livello europeo” ma “si chiama mercato”.

In Italia arriva attraverso il gasdotto Transitgas, che interconnette la rete di trasporto tedesca e quella francese alla rete italiana attraverso la Svizzera con punto di ingresso a Passo Gries, un “mix di gas dal mercato nordeuropeo, da NorvegiaOlandaDanimarcaRegno Unito e gas naturale liquefatto dai terminali del Nord Europa”, spiega Cingolani.

Di fatto “questo collega il prezzo del gas sul mercato all’ingrosso italiano, il Punto di scambio virtuale (Psv) al mercato dell’hub europeo Ttf, che è quello che detta i numeri finali”. Però il Transitgas, aggiunge Cingolani, “attualmente trasporta il 3% del gas, 2,2 miliardi di metri cubi, ne potrebbe trasportare 12 miliardi ma non riceviamo molte forniture dal Nord Europa che in questo momento tende a internalizzarle sui propri mercati“.

“Siccome la quantità di gas è uguale non è molto giustificato che prezzo vada da 30 centesimi a 1,50 euro e che lo stoccaggio mi vada a 15 miliardi, che è cosa diversa”, spiega il titolare del MiTE, “questa mia affermazione forse è un po’ dura, se la materia è la stessa non è possibile mi costi cinque volte di piu perché stiamo mettendo in ginocchio gli operatori“. Certo, “non è che qualcuno in Italia stia facendo qualcosa di sbagliato ma è un problema di hub”, osserva il ministro, si tratta di “un problema molto serio che non sta mettendo in ginocchio solo l’Italia ma tutti i Paesi europei”, perché “a parità di gas oggi pago il gas cinque volte di più di un anno fa, e questo sta mettendo tutti in ginocchio”.

“L’ITALIA IMPORTA OLTRE IL 95% DEL GAS”

Oggi, ricorda Cingolani, “oltre il 95% del gas naturale consumato in Italia viene importato dall’estero”. I consumi di gas naturale, “capostipite della filiera energetica”, sono rimasti “sostanzialmente stabili nell’ultimo decennio, pari a 76 miliardi di metri cubi nel 2021”, spiega Cingolani, ma “nei due decenni, la produzione nazionale di gas naturale si è più che dimezzata, per il calo naturale dei giacimenti a cui non si è fatto fronte da anni con nuovi investimenti in ricerca e produzione”.

“STOP GAS RUSSO? NEL BREVE TERMINE NON CI SAREBBERO PROBLEMI”

A proposito delle tensioni tra Russia e Ucraina e dell’ipotesi che Mosca decida di chiudere i rubinetti del gas per rispondere alle sanzioni dell’Unione europea, il ministro della Transizione ecologica spiega in Senato che nel breve termine per quel che riguarda il flusso del gas russo “anche un’interruzione in questa settimana non dovrebbe comportare problemi” e “modulando i volumi di stoccaggio non dovremmo avere alcun tipo di problema“.

Avremmo, eventualmente, “problemi solo in caso di un picco di freddo a fine marzo o di un contestuale evento catastrofico su altre rotte di approvvigionamento di gas, che in questo momento non abbiamo motivo di considerare”.

IL RISPARMIO DELLE RINNOVABILI

Un’altra soluzione per ridurre la dipendenza dal gas importato è accelerare il ricorso alle fonti di energia rinnovabile. “Ogni 8 GigaWatt all’anno risparmiamo in media 3 miliardi di metri cubi di consumo gas“, nota Cingolani come riferisce la Dire (www.dire.it). In Aula a Palazzo Madama, il ministro assicura che il Governo lavora a una “accelerazione di tutte le rinnovabili, onshore e offshore, in particolare considerando gli oltre 40 GW di richieste di connessione per progetti offshore e i numerosi interventi di semplificazione e accelerazione per le rinnovabili onshore”, inclusi quelli a favore dell’autoproduzione e con semplificazioni per l’installazione di impianti finmo a 200 MegaWatt e sui tetti, interventi considerati come ordinaria manutenzione. In questo modo, e considerano anche gli altri interventi, “la situazione migliorerà” e “nel medio-lungo periodo non si vedrà il problema”, dichiara il ministro.