Accadde oggi: il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine vennero trucidati 335 civili e militari italiani. Il comandante delle SS Herbert Kappler compilò la lista delle vittime
Siamo negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 l’Italia firmò l’armistizio per la resa agli Alleati, sancendo la fine dell’alleanza con la Germania di Hitler e l’inizio della resistenza partigiana nella guerra di liberazione italiana contro il nazifascismo.
Il 23 marzo del 1944 in via Rasella a Roma, un carretto della spazzatura carico di tritolo esplose, colpendo un reparto armato di 162 uomini dell’SS Polizei Regiment- Bozen.
Come verrà reso noto in seguito, si trattò di un attentato messo in atto dalla Resistenza italiana contro gli invasori tedeschi.
La ritorsione nazista scattò immediatamente. In maniera del tutto discrezionale e dopo un giro di comunicazioni tra i comandi dell’esercito tedesco, si decise che per ogni tedesco ucciso avrebbero pagato con la vita dieci italiani. Le vittime furono scelte a caso tra i detenuti di Regina Coeli, del carcere di via Tasso, e tra persone rastrellate in via Rasella. Il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine furono trucidati 335 civili e militari italiani.
Il massacro
Herbert Kappler, il comandante delle SS, compilò la lista delle vittime. A meno di 24 ore dall’attentato di via Rasella, i militari della Polizia di Sicurezza al comando del Capitano delle SS Erich Priebke e del Capitano delle SS Karl Hass massacrano 335 civili italiani. L’eccidio avvenne nei pressi di una serie di cave di pozzolana abbandonate alla periferia di Roma, sulla via Ardeatina. Non fu emesso alcun bando o comunicato radio per ricercare i partigiani responsabili dell’attacco.
I corpi delle vittime, ricorda la Dire Giovani (www.diregiovani.it), furono ritrovati solo verso la fine di luglio del 1944, dopo la liberazione di Roma.