Obesità e malattie reumatiche: l’importanza di perdere peso


Obesità e malattie reumatiche: perdere peso è già una terapia. Parla la dottoressa Rosita Laurenti, responsabile del reparto di medicina dell’ospedale San Raffaele sede di Montecompatri

obesità malsana

Esiste un importante legame tra l’eccesso di tessuto adiposo, quindi l’obesità, e le malattie infiammatorie croniche come quelle reumatiche. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che i pazienti in sovrappeso e obesi soffrono di una forma di artrite psoriasica più aggressiva e resistente alle terapie, compresi i farmaci biotecnologici. Allo stesso tempo è stato evidenziato come il calo ponderale, ottenuto attraverso una dieta controllata e uno stile di vita sano e attivo, può portare a un miglioramento sostanziale della malattia. Per comprendere meglio la relazione tra l’obesità e le malattie reumatiche, quali sono i cibi buoni da assumere e quelli cattivi da evitare , ed il ruolo sempre più importante della prevenzione a 360 gradi l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it), ha raggiunto telefonicamente la dottoressa Rosita Laurenti, responsabile del reparto di medicina dell’ospedale San Raffaele sede di Montecompatri e membro del Collegio dei reumatologi Italiani (CReI) per i quali cura, insieme ad altre colleghe, la pagina fb, twitter e Instagram dedicata alla nutrizione.

Che relazione esiste tra obesità e malattie reumatiche? Perché insomma queste peggiorano se si pesa di più?
“Lo stile di vita ed esercizio fisico costante sono due elementi imprescindibili quando si parla di obesità associata a malattia reumatica. Questo perché l’obesità peggiora la malattia e rende meno efficace la terapia farmacologica. È noto come esista una forte associazione tra le patologie reumatiche tra le quali l’artrosi, l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e l’obesità. È stato dimostrato infatti come il tessuto adiposo in realtà non è un semplice ‘cuscinetto’ ma, il grasso viscerale che si accumula a livello addominale, viene considerato un organo endocrino attivo che è in grado di secernere delle sostanze proteiche, le interluchine, che aumentano l’infiammazione e dunque anche la patologia reumatica. Ecco perché un paziente affetto da malattia reumatica va valutato nel suo insieme perché come è noto, il paziente se anche obeso andrà incontro a un rischio cardiovascolare aumentato. In questi pazienti già la sola perdita di peso migliora il quadro e consente la regressione ad esempio della psoriasi. Insomma perdere peso corporeo è già di per sè una terapia”.

C’è una differenza dell’incidenza del problema tra uomini e donne? E se sì perché? E quanti italiani sono afflitti da questo problema?
“L’obesità è un problema che esiste in tutti i paesi industrializzati tanto che è definita ‘globesità‘. Dai dati disponibili si evince che il sovrappeso riguarda più il sesso maschile in Italia tanto che si conta che 6 uomini su 10 sono in sovrappeso mentre il rapporto è inferiore, 4 su 10, nel caso delle donne. La prevalenza riguarda la fascia d’età tra i 65 ei 74 anni ed interessa il 53% delle donne e il 68% degli uomini. Oltre 1 milione di persone cioè il 3% della popolazione adulta soffre invece di una obesità grave caratterizzata da un indice di massa corporea pari o superiore al 35%. Anche la distribuzione regionale non è la stessa perché nel nord-ovest e nel centro Italia la prevalenza di obesità è intorno al 10% mentre nel Sud e nelle isole è maggiore e si attesta al 12,4%”.

Che ruolo gioca l’alimentazione nello spegnere l’infiammazione che è alla base dell’artrite reumatoide? Quali sono i cibi ‘buoni’ e quelli ‘cattivi’?
“La prevenzione a tavola delle malattie infiammatorie degenerative, come l’artrosi e l’artrite, è fondamentale. Queste patologie possono migliorare attraverso l’adozione di una corretta alimentazione che è in grado di sostenere il metabolismo e aiuta a prevenire l’insorgenza di tutte le patologie infiammatorie. Il cibo è una vera e propria terapia in grado di spegnere l’infiammazione. La dieta antifiammatoria per eccellenza è quella mediterranea basata sull’uso quotidiano di frutta e verdura, uso esclusivo di olio extravergine d’oliva che è un potente antifiammatorio, consumo di cereali, povera di carne rossa e ricca di omega 3. Ci sono stati studi che hanno valutato l’indice infiammatorio dei vari alimenti e considerando tale indice lo specialista può progettare una dieta su misura per il paziente. Quindi possiamo definire cibi buoni: frutta, verdura, the verde, noci, mandorle, semi lino, spezie come prezzemolo, origano, rosmarino, zenzero e curcuma. Ogni giorno è bene scegliere frutta e verdura di colore diverso per integrare tutte le sostanze. Anche un bicchiere di vino rosso al giorno apporta i suoi benefici. Mentre i cibi da evitare o limitare sono: i cibi addizionati con zuccheri, i cereali raffinati, i cibi preparati, la carne rossa ei derivati del latteNo ai superalcolici“.

LA PREVENZIONE

Come fare concretamente prevenzione? E che consigli vuole offrire a chi legge?
“Il primo consiglio che posso offrire è quello di fare prevenzione seguendo innanzitutto uno stile di vita sano. Svolgere un’attività fisica costante da praticare almeno 3 volte a settimana. Adottare una dieta perlomeno normocalorica perché la nostra vita odierna è piuttosto sedentaria. Scegliere i cibi in maniera oculata perché qui vale il detto ‘siamo quello che mangiamo’. Certo a volte ci si può rilassare ma non deve essere la normalità. È necessario abolire il fumo di sigarette, ridurre l’assunzione di alcool in modo da prevenire e ridurre tutte le mortalità e questo vale anche per coloro che iniziano la prevenzione molto tardi, anche oltre i 70 anni. Si evince come fare prevenzione non è così complicato ed è anzi alla portata di tutti. Sono temi importanti a volte se ne parla troppo poco, perché in fatto di obesità e malattie correlate le implicazioni psicologiche sono molteplici. Anche in base alla mia esperienza lavorativa mi rendo conto che le persone, anche quando stanno male, sono più disposte a fare un uso massiccio di farmaci e pillole e molto meno a mettere in campo piccoli sacrifici e scegliere uno stili di vita salutare. Vale assolutamente la pena di informare di più e meglio la popolazione generale su questi temi”.

A questo proposito, lei lavora molto alla divulgazione di questi temi e per il CReI, il Collegio dei Reumatologi Italiani, di cui fa parte, cura una pagina dedicata alla nutrizione: ce ne parla?
“Il tema dell’alimentazione, proprio per le implicazioni sulle malattie di cui abbiamo parlato prima, è molto sentito tra i reumatologi. Infatti il Collegio dei Reumatologi Italiani diffonde ogni martedì attraverso le pagine social fb, twitter e Instagram consigli dedicati alla nutrizione di cui mi occupo insieme ad altre colleghe”.