Carcinoma a cellule renali ricaduto/refrattario: tivozanib superiore a sorafenib per la sopravvivenza libera da progressione a lungo termine
Nei pazienti con carcinoma a cellule renali ricaduto/refrattario, l’inibitore tirosin chinasico dei recettori del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGFR-TKI) tivozanib aumenta di cinque volte la probabilità di ottenere una sopravvivenza libera da progressione a lungo termine (PFS) rispetto a sorafenib. Sono questi i risultati del follow-up a 4 anni dello studio di fase 3 TIVO-3, presentati in un poster all’ultimo Genitourinary Cancers Symposium dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO-GU).
Lo studio TIVO-3 (NCT02627963) è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato, controllato e in aperto, di comparazione di tivozanib con sorafenib in pazienti affetti da carcinoma renale avanzato.
Proprio sulla base dei risultati dello studio TIVO-3, nel marzo 2021 la Food and drug administration (Fda) ha concesso a tivozanib l’approvazione per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma renale avanzato recidivato o refrattario già trattati con due o più linee di terapia precedenti. L’approvazione da parte dell’ente regolatorio americano si è basata sul miglioramento significativo della PFS ottenuto con tivozanib rispetto a sorafenib, PFS valutata nell’analisi primaria da un comitato di revisione indipendente (HR 0,672; IC al 95% 0,52-0,87).
Lo studio TIVO-3
Lo studio TIVO-3 ha incluso 350 pazienti con carcinoma renale recidivato/refrattario dopo due o più trattamenti sistemici, assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con tivozanib (175) o sorafenib (175).
Nell’analisi presentata al Genitourinary Cancers Symposium, gli sperimentatori hanno valutato le percentuali di pazienti arruolati nello studio TIVO-3 che hanno ottenuto una PFS a intervalli di 6 mesi fino a 4 anni dopo l’inizio della terapia con tivozanib o sorafenib.
Il follow-up a lungo termine, con un cut-off dei dati al 24 maggio 2021, ha confermato in generale la superiorità di tivozanib su sorafenib. Infatti, la PFS è risultata ancora più lunga con tivozanib rispetto a sorafenib (HR 0,624, IC al 95% 0,49-0, 79) e anche i tassi di PFS fino a 48 mesi si sono mantenuti costantemente più alti con tivozanib rispetto a sorafenib.
In particolare, a 3 anni, i tassi di PFS, valutati dagli sperimentatori, sono risultati del 12,3% e del 2,4% rispettivamente nei bracci con tivozanib e sorafenib e anche a 4 anni, tivozanib mantenuto il vantaggio su sorafenib con tassi di PFS del 7,6% (IC al 95% 4-13) contro lo 0%.
«Anche con un follow-up più lungo, la PFS valutata dagli sperimentatori è risultata coerente con quella valutata dal comitato di revisione indipendente nell’analisi primaria», riportano i ricercatori.
Rischio prognostico ben bilanciato nei due bracci
La popolazione dei pazienti era ben bilanciata tra i due bracci per quanto riguarda le fasce di rischio prognostico. Infatti, nel braccio tivozanib i pazienti a rischio alto, intermedio o basso erano rispettivamente 34, 109 e 32, mentre nel braccio sorafenib erano rispettivamente 36, 105 e 34.
La maggior parte dei pazienti in entrambi i bracci (73% per tivozanib e 97% per sorafenib) non era stata trattata precedentemente con un’immunoterapia, mentre erano già stati trattati con due terapie a base di TKI rispettivamente 79 pazienti del gruppo tivozanib e 80 pazienti del gruppo sorafenib. Inoltre, tutti i pazienti inclusi nell’analisi avevano un punteggio ECOG di 0 o 1.
PFS si conferma superiore con tivozanib
Sebbene i dati di follow-up a lungo termine siano limitati dall’esigua dimensione del campione, i sottogruppi che hanno mostrato una PFS a 3 anni superiore al 15% sono risultati quelli con un rischio prognostico favorevole secondo la classificazione di IMDC, il sesso femminile, un ECOG pari a 0 e un’età ≥ 65 anni, tutti limitati ai pazienti in trattamento con tivozanib.
In sintesi, mentre i dati sulla sopravvivenza globale continuano a maturare, il follow-up dello studio TIVO-3, tuttora in corso, ha mostrato che, in questo setting di pazienti, la PFS valutata dallo sperimentatore continua a mostrare un vantaggio di tivozanib su sorafenib.
«Una percentuale clinicamente rilevante di pazienti era in vita e libera da progressione a 3 e 4 anni dall’inizio della terapia con tivozanib rispetto a sorafenib, e questa differenza è risultata coerente in tutti i sottogruppi clinici e demografici valutati» è la conclusione degli sperimentatori.
Bibliografia
M.B. Atkins, et al. Long-term PFS from TIVO-3: tivozanib (TIVO) versus sorafenib (SOR) in relapsed/refractory (R/R) advanced RCC. J Clin Oncol. 2022;40(suppl 6):362. doi: 10.1200/JCO.2022.40.6_suppl.362. Link