Consumerismo e A.R.T.E. (Associazione di Reseller e Trader dell’Energia): nonostante il calo dele tariffe di aprile costi insostenibili per le società dell’energia
Nonostante il calo delle tariffe luce e gas disposto ad aprile da Arera, circa 100 operatori dell’energia saranno a rischio entro il 2022. La denuncia arriva oggi da Consumerismo No profit e A.R.T.E. (Associazione di Reseller e Trader dell’Energia) che evidenziano come i rincari nel settore dell’energia registrati negli ultimi 18 mesi siano insostenibili per molte società che operano nel comparto.
Da mesi denunciamo come i recenti provvedimenti del Governo sull’energia non risolvono l’emergenza e non colpiscono chi effettivamente ha ottenuto extra-profitti, ma ignari operatori del mercato – spiegano Consumerismo e A.R.T.E. – Ad oggi circa 100 società energetiche che operano all’ingrosso rischiano di chiudere a breve i battenti, lasciando il mercato ancora più illiquido con ripercussioni soprattutto sui consumatori finali, sia domestici che non.
L’art. 37 del Decreto-Legge 21 marzo 2022, numero 21, riguardante il contributo straordinario, provoca serie difficoltà ai grossisti di energia elettrica e gas, società che sono di fatto degli intermediari tra produttori e società di vendita ai clienti finali, e che garantiscono liquidità del mercato e l’approvvigionamento di società spesso di medio-piccole dimensioni, a fronte di volumi di fatturato molto alti, con margini netti molto bassi, storicamente sotto lo 0,5% e in questa fase sensibilmente più bassi.
I commi 2 e 3 forniscono indicazioni circa la definizione e le modalità di calcolo e presentano una evidente e gravissima “stortura” perché il calcolo della base imponibile si basa sulla data della emissione fattura e non sul periodo di competenza – spiegano ancora le due associazioni – Per ridurre i rischi e far fronte all’incremento di depositi cauzionali e fideiussioni richiesti da produttori, da Snam e da Terna e da Gme, i Trader hanno dovuto emettere le fatture attive in anticipo per poterle scontare e/o cedere alle banche i contratti per avere liquidità.
Le fatture passive di acquisto dell’energia elettrica e del gas (perché garantite o da depositi o fideiussioni) sono invece ricevute dai grossisti con un ritardo di un mese circa rispetto a quelle attive. Risultato: la base imponibile non corrisponde né al margine lordo né al profitto, ma al fatturato.
Si crea così una base imponibile di decine di milioni di euro a fronte di un effettivo margine che è di poche decine di migliaia di euro, con il paradosso che il contributo richiesto dal Governo sia maggiore addirittura del patrimonio netto del grossista che quindi sarebbe costretto a portare i libri in tribunale.
Questi fallimenti naturalmente si riverserebbero a catena sulle società di vendita con il rischio che a pagare il conto siano i clienti finali costretti a essere forniti dal Fornitore di Ultima Istanza con un costo ancora esorbitante della bolletta.
Per evitare questo scenario catastrofico e profondamente iniquo, è necessario che ai commi 2 e 3 dell’art.37 si faccia riferimento ai valori economici fatturati per competenza e non per emissione. A questo fine si potrebbe prendere a riferimento le comunicazioni IVA per tutte le competenze ottobre – marzo – concludono Consumerismo e A.R.T.E.