Alluvioni in Sud Sudan: per spostarsi serve la canoa


Sud Sudan, alluvioni senza fine: al mercato si va solo in canoa. Il racconto di padre Mario Pellegrino, 35enne missionario nel Paese africano sferzato da mesi di piogge

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Le ninfee galleggiano accanto ai tetti delle capanne di paglia e fango. Mentre un gruppo di amici, ciabatte nella sinistra e zaino nella destra o meglio sulla testa, sorridono con l’acqua che arriva al petto. “Guarda che foto, ormai al mercato si arriva solo in canoa“, dice al telefono padre Mario Pellegrino, 35 anni, siciliano di Marsala, in Sud Sudan: “E pensare che, in teoria, siamo nella stagione secca“.

Gli scatti arrivano dalla regione di Leer, cuore geografico dello Stato di Unity e di tutto il Paese. Come e più che altrove, l’area è stata sferzata da mesi di piogge nonostante la stagione umida cominci di norma a maggio. “La missione è stata allagata completamente“, riferisce all’agenzia Dire (www.dire.it) padre Pellegrino, comboniano da cinque anni in Sud Sudan. “Molte persone sono state costrette a spostarsi perché le loro case erano state distrutte, tanti allevatori hanno perso le mucche e non parliamo poi dei raccolti, in particolare quelli di granturco”.

Secondo il missionario, la situazione è grave anche se è già da anni che si sono manifestati cambiamenti nel regime delle piogge. “Praticamente la stagione secca non esiste più”, sottolinea padre Pellegrino. “Gli unici aiuti arrivano da alcune organizzazioni non governative e dalle agenzie dell’Onu che, oltre a fornire teli impermeabili, zappe, vanghe e sacchi di sabbia per rafforzare le protezioni, distribuiscono mais e sorgo tre o quattro volte l’anno”.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’assistenza umanitaria (Ocha), nel 2021 il Sud Sudan è stato sferzato da inondazioni tra le più gravi di sempre, che hanno colpito in vario modo almeno 835mila persone. Andrew Harper, consigliere speciale dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa di ritorno da una missione nel Paese che i capi di bestiame deceduti sono stati almeno 800mila e che l’agricoltura di sussistenza è stata “decimata”.

Il Sud Sudan è divenuto indipendente nel 2011, dopo una guerra civile ultraventennale e un referendum nel quale ha prevalso l’opzione della separazione dal Sudan. Già nel 2013 però nella capitale Juba è cominciato un altro conflitto, che ha contrapposto il presidente Salva Kiir al suo vice Riek Machar provocando migliaia di morti e milioni di profughi. Ad alimentare la settimana scorsa nuove speranze di stabilità, nonostante tensioni cicliche, l’annuncio di un accordo per la creazione di un comando unificato dell’esercito previsto da un accordo di pace firmato nel 2018.