Melanoma avanzato: immunoterapia combinata più efficace negli uomini secondo uno studio osservazionale pubblicato su JAMA Network Open
Il tema delle differenze di genere nella risposta alle terapie è sempre di grande attualità e secondo uno studio osservazionale pubblicato su JAMA Network Open, le donne trattate con inibitori del checkpoint immunitari come la combinazione nivolumab più ipilimumab o gli anti-PD-1 nivolumab o pembrolizumab, per curare un melanoma avanzato, potrebbero non avere gli stessi benefici dei pazienti di sesso maschile.
In questo studio, le donne trattate con ipilimumab hanno mostrato un hazard ratio per la mortalità 2,06 volte superiore (IC al 95% 1,28-3,32; P = 0,003) rispetto agli uomini. Invece, i ricercatori non hanno osservato una differenza tra donne o uomini trattati con un anti-PD-L1 (HR, 0,97; IC al 95%, 0,68-1,38; P = 0,85) in combinazione o meno con ipilimumab (HR 0,85; IC al 95% 0,67-1,07; P = 0,16). Inoltre, tra le donne trattate con ipilimumab, il rischio di mortalità è risultato 2,82 volte superiore (IC 95%, 1,73-4,60) se trattate con la combinazione di ipilimumb con l’anti-PD-1 rispetto al trattamento con il solo anti-PD-1.
«In questo studio di popolazione, abbiamo osservato nelle pazienti di sesso femminile con melanoma avanzato trattate con la terapia di combinazione nivolumab più ipilimumab un rischio di mortalità complessivo due volte superiore rispetto alle loro controparti maschili, dopo aver aggiustato i dati in base alle variabili confondenti note. Sono necessari ulteriori studi per convalidare i nostri risultati, esplorare potenziali meccanismi biologici e progettare strategie di trattamento ottimali su misura per ciascun paziente» scrivono gli autori.
Lo studio ha coinvolto in totale 1369 pazienti, di cui 982 uomini e 387 donne, con un’età mediana di 75 anni. Complessivamente, 1204 sono stati trattati solo con un anti-PD-1 e 165 con la combinazione nivolumab più ipilimumab. Le caratteristiche dei pazienti erano simili, fatta eccezione per una percentuale significativa di donne con una malattia autoimmune rispetto agli uomini.
La distribuzione dei decessi è stata simile nei due gruppi trattati con l’anti-PD-1 indipendentemente dal trattamento con ipilimumab, mentre ha mostrato una differenza nel gruppo trattato con la combinazione: 26 donne e 50 uomini.
I ricercatori hanno seguito i pazienti per 24 mesi e la mediana di sopravvivenza non è stata raggiunta per nessuno dei due sessi. Inoltre, non si è vista una differenza significativa di sopravvivenza fra i gruppi. La mediana di sopravvivenza è stata raggiunta solo per le donne trattate con la combinazione nivolumab più ipilimumab, nelle quali è risultata di 10,2 mesi (IC al 95% 4,6-23,9).
Oltre il 50% dei pazienti trattati con un anti-PD-1 era ancora in vita alla fine dello studio; di questi, 473 non erano stati trattati prima con ipilimumab e 215, invece, sì. Inoltre, i ricercatori non hanno trovato differenze di sopravvivenza tra i pazienti di sesso maschile e femminile trattati con un anti-PD-1.
«Nonostante l’evidenza accumulata circa il possibile ruolo svolto dal genere riguardo all’efficacia dei farmaci a causa delle differenze biologiche tra uomini e donne, raramente si analizza l’efficacia dei nuovi approcci terapeutici a seconda del sesso. Questa mancanza di attenzione sull’associazione tra genere ed efficacia dell’immunoterapia con gli inibitori dei checkpoint immunitari potrebbe avere conseguenze negative significative, soprattutto perché questi trattamenti sono associati a una tossicità significativa e hanno costi elevati. Per i prossimi studi, sarebbe fondamentale analizzare come cambia l’effetto a seconda del sesso» scrivono i ricercatori.
«Questo studio di coorte suggerisce che le donne con un melanoma avanzato potrebbero non beneficiare del trattamento con una combinazione di inibitori dei checkpoint immunitari tanto quanto gli uomini. Il carico mutazionale del tumore o i livelli di estrogeni potrebbero costituire biomarker importanti associati alla risposta all’immunoterapia nel melanoma metastatico» concludono gli autori, sottolineando che per ottimizzare gli outcome del trattamento bisognerebbe considerare il genere nel momento in cui si decide la strategia terapeutica per i pazienti con melanoma metastatico.
Bibliografia
S.R. Jang, et al. Association between sex and immune checkpoint inhibitor outcomes for patients with melanoma. JAMA Netw Open. 2021;4(12):e2136823; doi:10.1001/jamanetworkopen.2021.36823. https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2786790