Per il tumore della mammella metastatico arrivano dati promettenti sull’immunoterapia cellulare con linfociti infiltranti il tumore (TIL)
Per il tumore della mammella metastatico arrivano dati promettenti sull’immunoterapia cellulare con linfociti infiltranti il tumore (TIL) da uno studio di fase 2, tuttora in corso, coordinato da Steven Rosenberg, del Center for Cancer Research del National Cancer Institute (NCI). Nello studio, preliminare, ma decisamente interessante, tre donne su sei che avevano un carcinoma mammario metastatico e sono state trattate con i TIL più pembrolizumab hanno mostrato riduzioni del tumore superiori al 50%. Inoltre, una paziente ha ottenuto una risposta completa e non ha richiesto ulteriori trattamenti o interventi chirurgici.
Lo studio è stato disegnato per valutare l’uso dei TIL per i pazienti con tumori epiteliali metastatici, incluso il tumore della mammella.
Terapia personalizzata per colpire neoantigeni specifici
Quasi tutti i pazienti che sviluppano un tumore al seno metastatico finiscono per morire a causa della malattia. «Si può prolungarne la sopravvivenza, ma i migliori trattamenti chirurgici, delle radioterapici e chemioterapici non possono portare a una guarigione», ha spiegato Rosenberg, in un’intervista.
La terapia con cellule CAR-T è mirata contro un antigene unico che si trova sulla superficie di alcuni tumori. I TIL si sono dimostrati efficaci laddove altre terapie cellulari hanno fallito perché questo trattamento altamente personalizzato è disegnato per colpire neoantigeni specifici del tumore di un dato paziente, ha spiegato l’autore.
Nello studio dell’NCI ogni paziente aveva un insieme unico di mutazioni tumorali, ha aggiunto.
«Indipendentemente dal fatto che si trovino nel seno, nel colon o altrove, gli antigeni dei tumori solidi tendono a essere unici e sono unici perché ciascuno di questi antigeni è il prodotto di mutazioni che si verificano all’interno del tumore stesso. Ironia della sorte, sono proprio quelle mutazioni tumorali che rappresentano il possibile tallone d’Achille dei tumori solidi quando si tratta di utilizzare l’immunoterapia».
Lo studio dell’NCI
Lo studio ha coinvolto 42 pazienti, che avevano un’età mediana di 49 anni (range, 35-67) e un carcinoma mammario metastatico positivo ai recettori ormonali (HR+).
Per più di due terzi dei pazienti erano disponibili TIL generati da tumori resecati che riconoscevano almeno un neoantigene. I ricercatori hanno identificato otto pazienti clinicamente idonei per questa terapia sperimentale.
Sei pazienti sono state successivamente sottoposte a un’infusione di TIL seguita da un massimo di quattro somministrazioni dell’inibitore di PD-1 pembrolizumab.
Risposta obiettiva del 50%
Tre delle sei pazienti hanno ottenuto una risposta obiettiva alla terapia con i TIL più pembrolizumab e una paziente che ha ottenuto una risposta completa è rimasta libera dal cancro per più di 5,5 anni dopo l’infusione.
Un altra paziente ha avuto una risposta obiettiva che è durata 10 mesi e ha portato a una regressione del tumore del 69%. Il tumore residuo è stato asportato e la donna non aveva segni di malattia o ulteriori metastasi al momento del cut-off dei dati.
La terza paziente ha ottenuto una risposta parziale che è durata 6 mesi e ha portato a una riduzione del tumore del 52%. La paziente ha sviluppato la malattia in un nodo ascellare ma ha continuato a mostrare una regressione del tumore al seno a 9 mesi dall’infusione, momento in cui tutti i tumori residui sono stati asportati chirurgicamente. La donna non mostrava segni di malattia a 31 mesi dall’infusione dei TIL.
Possibili implicazioni cliniche
Nonostante i piccoli numeri, Rosenberg ha affermato che i risultati dimostrano che le pazienti con carcinoma mammario metastatico possono ottenere riduzioni considerevoli del volume del tumore nonostante la malattia progredisca quando ricevono trattamenti standard.
«Questo studio mostra che alcuni tumori al seno possono essere suscettibili all’immunoterapia», ha affermato l’autore.
Il nuovo impianto di produzione di terapie cellulari dei National Institutes of Health dovrebbe essere presto pienamente operativo, ha spiegato Rosenberg, e ciò consentirà al suo gruppo di arruolare e trattare più pazienti con TIL all’interno dello studio in corso, che sta tuttora arruolando pazienti con carcinoma mammario metastatico. «Mi aspetto che ci sarà un aumento sostanziale del numero di pazienti che tratteremo nei prossimi mesi», ha concluso Rosenberg.