Disturbo bipolare, schizofrenia e disturbo schizoaffettivo sono tre patologie che mettono il cuore a rischio secondo nuovi studi
I pazienti con gravi malattie mentali (SMI, serious mental illness) seguiti in assistenza primaria hanno maggiori probabilità di avere anche disturbi cardiaci. È quanto suggerisce un nuovo studio pubblicato online sul “Journal of American Heart Association”.
Valutazione effettuata con il punteggio di Framingham
Dopo aggiustamento per vari fattori, gli individui di età compresa tra 40 e 75 anni con disturbo bipolare, schizofrenia o disturbo schizoaffettivo – ma senza malattie cardiovascolari note – avevano punteggi di rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche stimati a 10 anni significativamente più alti rispetto a quelli privi di SMI (9,44% vs 7,99%, rispettivamente), secondo gli autori guidati da Rebecca Rossom, dell’HealthPartners Institute di Minneapolis.
Allo stesso modo, i pazienti di età compresa tra 18 e 59 anni con una qualsiasi di queste SMI hanno mostrato probabilità significativamente più alte di essere classificati in una categoria di rischio cardiovascolare più elevata per un periodo di 30 anni rispetto a quelli senza tali malattie mentali (OR 1,92, 95% 1,82-2,01, P<0,0001).
Il rischio trentennale – considerato anche rischio “a vita” (lifetime) – è stato stimato utilizzando il punteggio di rischio Framingham, in cui i pazienti sono stati classificati in uno dei cinque gruppi in base alla pressione arteriosa, ai lipidi, alla presenza di diabete e all’abitudine al fumo. Nel complesso, il 25% degli individui con una SMI è caduto nel gruppo a più alto rischio lifetime contro solo l’11% di quelli senza una di queste condizioni.
Fattori più rilevanti: BMI elevato e abitudine al fumo
«Ricerche precedenti hanno indicato che le persone con diagnosi di una SMI muoiono 10-20 anni prima della popolazione generale e che la loro principale causa di morte è la malattia cardiaca» spiegano Rossom e colleghi.
«Il nostro studio si è concentrato sul contributo dei fattori di rischio cardiovascolare, come la pressione arteriosa, il colesterolo, la glicemia, l’indice di massa corporea e lo stato di fumo, per confrontare il rischio complessivo di malattie cardiache per le persone con e senza SMI» aggiungono.
Quando sono stati suddivisi in base ai tipi specifici di SMI, i pazienti con disturbo bipolare hanno mostrato il più alto rischio a 10 anni mentre quelli con disturbo schizoaffettivo hanno evidenziato il più alto rischio a 30 anni.
Due fattori sottostanti sembravano aumentare il rischio cardiovascolare soprattutto nei pazienti con gravi malattie mentali: un BMI elevato e lo stato di fumo. Più specificamente, i soggetti con una grave malattia mentale avevano molte più probabilità di avere un BMI pari o superiore a 30 (49,7% vs 35,6%) e avevano il doppio del tasso di obesità di classe III (BMI =/> 40). Questi pazienti avevano anche un tasso di fumo tre volte superiore (36,2% vs 12,1%).
Criteri di inclusione, il punto di forza dello studio
Per l’analisi sono stati inclusi un totale di 11.333 pazienti con SMI (8.004 con disturbo bipolare e 3.329 con schizofrenia/disturbo schizoaffettivo) e 579.924 pazienti senza SMI.
Tutti i soggetti sono stati identificati attraverso una visita di assistenza primaria dal 2016 al 2018. La maggior parte degli individui erano di mezza età e il 77% erano caucasici. Le diagnosi di SMI sono state raccolte dalle cartelle cliniche elettroniche.
Il gruppo di Rossom sottolinea che uno dei punti di forza di questo studio è stato il modo in cui non ci si è concentrati su pazienti ricoverati con queste SMI – al contrario di molti altri studi che tendono a essere prevenuti verso i pazienti con malattia più grave. Invece, sono stati esaminati solo pazienti ambulatoriali che vivono in comunità.
«Data la ridotta durata della vita delle persone con SMI e il notevole contributo della malattia cardiovascolare alla mortalità precoce, i dati supportano uno screening più approfondito e una gestione efficace dei principali fattori di rischio cardiovascolare per i pazienti con SMI a partire da un’età più giovane, specialmente in quelli di età <40 anni» suggeriscono gli autori.
Rossom e colleghi sottolineano inoltre che l’utilizzo di stime del rischio cardiovascolare a 30 anni nei giovani adulti con SMI potrebbe ridurre i tassi di morbilità e mortalità cardiovascolare attraverso l’introduzione della gestione e della prevenzione precoce dei fattori di rischio in questo gruppo ad alto rischio.
Riferimento bibliografico:
Rossom RC, Hooker SA, O’Connor PJ, Crain AL, Sperl-Hillen JM. Cardiovascular Risk for Patients With and Without Schizophrenia, Schizoaffective Disorder, or Bipolar Disorder. J Am Heart Assoc. 2022 Mar 9. doi: 10.1161/JAHA.121.021444. [Epub ahead of print] Link