A Genova la mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà”


Fino al 9 ottobre 2022 in mostra al Palazzo Ducale di Genova “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà”

Tina Modotti. Donne, Messico e libertà

Tra le più grandi interpreti femminili dell’avanguardia artistica del secolo scorso, Tina Modotti espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno politico e sociale, diventando icona del Paese che l’aveva accolta ma trascendendo ben presto i confini del Messico nella sua pur breve vita, per essere così riconosciuta sulla scena artistica mondiale. Ancora oggi Tina Modotti rimane il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte è indissolubilmente legata alla ricerca verso una “nuova umanità”.

Dopo il successo al Mudec Photo di Milano, fino al 9 ottobre 2022 arriva a Palazzo Ducale di Genova la mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà”, promossa da Fondazione Palazzo DucaleRegione LiguriaComune di Genova, prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE,  a cura di Biba Giacchetti, in collaborazione con Sudest57 e realizzata grazie al fondamentale contributo scientifico del Comitato Tina Modotti.

In esposizione un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta realizzate a partire dai negativi di Tina, che Vittorio Vidali consegnò al fotografo Riccardo Toffoletti, il quale fu protagonista della sua riscoperta, oltre a fotografielettere e documenti conservati dalla sorella Jolanda, e video per un racconto affascinante, che avvicinerà il pubblico a questo spirito libero, che attraversò miseria e fama, arte e impegno politico e sociale, arresti e persecuzioni, ma che suscitò anche un’ammirazione sconfinata per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero, e della sua libertà.

Siamo molto contenti di ospitare questa mostra a Palazzo Ducale, che si conferma non soltanto come un luogo di produzione artistica e di accessibilità culturale, ma anche come importante crocevia di riflessione civile  sottolinea la direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la CulturaSerena Bertolucci  “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà” infatti è il tributo a una grande fotografa, dallo stile unico e riconoscibilissimo, i cui scatti fanno parte delle collezioni dei più importanti musei del mondo; ma è – nello stesso tempo – un viaggio alla scoperta di una donna straordinaria, poliedrica, appassionata, anticonformista, impegnata nella lotta per il riconoscimento dei diritti. Una donna che, se dovessi definire con un solo aggettivo, direi modernissima.”

“Questa ulteriore proposta di Palazzo Ducale, innovativa per la figura della donna a cui è dedicata, è destinata a destare grande interesse – dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – “Tina Modotti: Donne, Messico e Libertà”: questo il titolo dell’esposizione. Tre parole capaci di riassumere la vita, il talento e il percorso avventuroso di una donna che interpreta la fotografia come testimonianza e impegno politico. Con questa esposizione Palazzo Ducale Fondazione della Cultura è destinato a replicare il successo di pubblico ottenuto dalla mostra antologica di Escher, tra le più visitate in Italia, e l’avvio strepitoso della mostra di Monet. Una ulteriore conferma della vivacità di questa istituzione, sempre più punto di riferimento della cultura a livello nazionale”.

Tina Modotti. Donne, Messico e libertà

«La primavera di Palazzo Ducale continua a riservare appuntamenti di altissima qualità – commenta l’assessore alle Politiche culturali del Comune di Genova Barbara Grosso –. È di solo una settimana fa il grande successo della rassegna “La Storia in piazza” che è stata seguita da ben 15mila persone, la mostra su Monet sta facendo numeri davvero confortanti e la “La forma della meraviglia” sta trainando una serie di iniziative che hanno trasformato Genova nella città del Barocco. Ora la Fondazione Palazzo Ducale, che si conferma come uno dei centri di produzione culturale più importanti d’Italia, propone un’altra eccezionale mostra. Protagonista è Tina Modotti, che è stata non soltanto una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo, ma una straordinaria figura di donna emancipata e moderna, impegnata in prima persona nella lotta per i diritti civili»

Sottolineo spesso – commenta l’amministratore delegato di 24 ORE Cultura Federico Silvestri – come le mostre siano, oltre che il frutto di un concept che privilegia senz’altro il contenuto e che spesso necessita di anni di lavoro progettuale, anche il prodotto mirabile di processi organizzativi complessi e di una collaborazione a più voci che ogni volta è supportata da un’alchimia speciale. E questa mostra lo testimonia in pieno, con il supporto di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e con la strettissima collaborazione con Sudest57 e il Comitato Tina Modotti: insieme siamo riusciti a dare vita a una mostra filologicamente rigorosa ed emotivamente coinvolgente.

Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, abbreviata in Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942), fu una attrice, fotografa, attivista italiana.

È considerata una delle più grandi fotografe dei primi decenni del XX secolo, nonché una figura di grande fascino del movimento comunista e della fotografia mondiale. Le fotografie da lei scattate in Messico, dove si trasferì dagli Stati uniti nel 1923, illustrano la sua militanza politica, umana e politico-sociale.

La sua creatività, espressa nei pochi anni che potrà dedicare alla fotografia, racconta pienamente uno spirito libero e anticonformista che anima il corpo di una particolare bellezza, alla quale lei stessa assegnerà ben poca importanza.

Vivrà negli Stati Uniti, in Messico, in Russia e nell’Europa degli anni ’30, profondamente divisa nello scontro epocale tra fascismo e antifascismo. Si impegnerà in prima linea nell’azione di solidarietà e nel soccorso alle vittime civili della Guerra di Spagna, condividerà in questi stessi anni la propria vita con Vittorio Vidali e, al contrario del suo compagno, non potrà mai tornare alla sua amata terra natale (Udine) a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta nell’esilio messicano ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Rafael Alberti e Pablo Neruda che le dedicò una celebre poesia.

La sua riscoperta inizierà negli Anni Settanta grazie a Vidali, che rientrato in Italia e divenuto poi senatore, inizierà a scrivere di Tina e a rendere pubblico il suo lascito artistico, forte anche di un interesse internazionale espresso dalla grande retrospettiva dedicata a Tina Modotti dal Moma di New York, tenutasi nel 1977, in cui furono esposte quaranta fotografie. Con la nascita del Comitato Tina Modotti e con l’apporto determinante di Vidali, si avvia la ricostruzione della collezione al tempo più esaustiva delle sue opere e dei documenti che riguardano la sua vita avventurosa.

Il tema della Libertà in Tina Modotti è essenzialmente legato alla sua poliedrica personalità, e si sviluppa con una coerenza priva di compromessi nell’arco della sua intera esistenza, scandita da capitoli che hanno incrociato la storia politica del mondo nell’arco della sua pur breve esistenza.

Poverissima e costretta ad emigrare ad appena sedici anni, Tina avrebbe potuto seguire la carriera di attrice a Hollywood, e sfruttare la sua bellezza per una facile rincorsa agli agi economici. Ma la sua scelta di libertà la porta invece verso lo studio, e l’approfondimento delle sue innate doti artistiche, coltivate nel circolo delle frequentazioni del suo primo compagno – il pittore Robo Richey – fino all’incontro con Edward Weston, fotografo non ancora celebre che la inizia alle tecniche fotografiche.