Due volumi raccontano l’Accademia di Belle Arti nei primi 50 anni del ‘900: ecco tutte le informazioni utili
Fuori “Percorsi artistici nell’Accademia di Belle Arti di Firenze: 1900-1948”, pubblicazione in due volumi edita da Mandragora e curata da Valeria Bruni, Mauro Pratesi, Susanna Ragionieri e Giandomenico Semeraro. Un’opera che diventa anche esposizione temporanea con l’obiettivo di riportare alla luce non solo uno spaccato di storia della prima istituzione pubblica di formazione artistica in Europa – l’Accademia di Belle Arti di Firenze – ma anche alcuni tesori custoditi fra il suo vasto patrimonio artistico, librario ed archivistico.
L’iniziativa giunge in un anno particolarmente significativo per l’Accademia, con la Scuola di incisione che compie i suoi primi cent’anni e quella di Scenografia al suo settantesimo anniversario, e mette in evidenza il ruolo eclettico svolto dall’Accademia stessa in quegli anni, quando le sue vicende si intrecciarono inevitabilmente anche con gli sconvolgimenti dell’epoca. Nei due conflitti mondiali, ad esempio, essa si trasformò prima in ospedale militare, accogliendo circa 20mila soldati dal fronte, poi in luogo di riparo per fuggitivi e antifascisti, oltre che per i numerosi artisti e professori d’arte presenti a Firenze in quel tempo.
Durante il bombardamento della città, poi – si legge nel secondo dei due volumi – un pezzo delle rotaie del tram che attraversava il ponte alla Carraia fu scaraventato in una delle sue aule e, alla liberazione, il tricolore con le tre corone al centro – simbolo dell’Accademia e delle tre arti del disegno: Scultura, Pittura e Architettura – fu posto a sventolare sull’edificio in via Ricasoli, lo stesso che oggi accoglie fra le sue mura studenti provenienti da tutto il mondo.