La Florida si schiera contro la Disney dopo la presa di posizione sulla legge “Don’t say gay”. Firmata la legge che cancella ufficialmente il Reedy Creek Improvement District
Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato la legge che cancella ufficialmente il Reedy Creek Improvement District, l’area di circa 40 miglia che da oltre 50 anni è autogovernata dalla Disney. La zona, compresa tra le contee di Orange e Osceola, dal 1976 è sotto il controllo della multinazionale che qui ha costruito i suoi più famosi parchi a tema e resort in totale autonomia, autotassandosi per la costruzione di nuove strutture per le quali non era costretta a richiedere l’approvazione degli enti locali. Sua però, era la responsabilità della manutenzione e della fornitura di servizi.
Una risorsa notevole per lo Stato, che ora però, dopo lo schieramento della Disney contro la legge conosciuta come ‘Don’t say gay’, ha deciso di ‘punire’ il colosso dell’intrattenimento.
I fatti precedenti: che cosa è successo?
Ribattezzata ‘Don’t say gay’, la legge della Florida prevede che non si parli di orientamento sessuale e tematiche Lgbtqa+ nelle classi della materna fino alla terza elementare. La norma inoltre, prevede che nelle classi successive i genitori possano fare causa se, a detta loro, la tematica non è affrontata in maniera adeguata all’età degli alunni. In merito a legge, inizialmente la Disney non ha preso una posizione ma proprio la sua ‘neutralità’ sull’argomento ha dato vita alle proteste dei suoi dipendenti legati alla comunità Lgbtqa+. La multinazionale, complice anche l’intervento di alcune star, stava finendo così in un grande scandalo mediatico. Da qui la decisione di schierarsi contro la legge.
Il cambio di direzione della Disney, spiega la Dire Giovani (www.diregiovani.it), non è piaciuto al governatore repubblicano della Florida DeSantis e al suo schieramento. Così, con 70 voti favorevoli e 38 contrari, è passata la norma che elimina il Reedy Creek Improvement District.
Al momento la Disney non ha commentato la vicenda. Ma le ricadute della legge a quanto pare, non saranno solo sulla multinazionale: se lo stato della Florida non prenderà provvedimenti, dall’1 giugno 2023 a pagare saranno soprattutto le contee su cui ricadranno tutti i costi della gestione dell’area, sostenuti finora proprio dalla casa di Topolino.