Tumore al seno HER2-negativo: l’assunzione quotidiana di aspirina non migliora la sopravvivenza libera da malattia invasiva (iDFS)
L’assunzione quotidiana di aspirina non migliora la sopravvivenza libera da malattia invasiva (iDFS) in pazienti con carcinoma mammario HER2-negativo, stando ai risultati dello studio di fase 3 Aspirin after Breast Cancer (ABC), presentati di recente in occasione delle Virtual Plenary Series dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).
Razionale forte
Lo studio ABC aveva un razionale forte, ha spiegato Wendy Y. Chen, del Dana-Farber Cancer Institute di Boston. In primo luogo, dati in vitro e sul modello animale hanno mostrato che l’aspirina e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono ridurre la crescita del cancro al seno e l’invasione da parte delle cellule tumorali.
Inoltre, i dati epidemiologici hanno mostrato che i consumatori regolari di aspirina hanno una migliore sopravvivenza al cancro al seno rispetto ai non consumatori e un’analisi aggregata di cinque studi randomizzati ha mostrato una diminuzione del rischio di cancro metastatico tra i consumatori di aspirina.
Lo studio ABC
Lo studio ABC (NCT02927249), è un trial randomizzato, in doppio cieco, che aveva l’obiettivo di determinare i benefici e i rischi di un trattamento adiuvante con l’aspirina in pazienti sopravvissuti al cancro al seno.
Chen e i colleghi hanno arruolato 3021 pazienti con carcinoma mammario HER2-negativo con linfonodi positivi o con linfonodi negativi ma ad alto rischio di recidiva, di età inferiore ai 70 anni. I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con aspirina 300 mg (1511 pazienti) o un placebo (1510 pazienti) al giorno per 5 anni.
Le caratteristiche di base dei pazienti erano ben bilanciate nei due bracci e rappresentative della popolazione di pazienti con cancro al seno degli Stati Uniti, ha affermato Chen. Complessivamente, il 18,8% delle pazienti era in premenopausa, l’11,0% aveva una malattia negativa per i recettori ormonali (HR-), l’85,7% aveva linfonodi positivi e l’83,3% aveva effettuato la chemioterapia.
Trial interrotto in anticipo per inutilità
Il follow-up mediano è stato di 24 mesi e il tempo mediano di trattamento è stato di 18 mesi. La compliance al trattamento è risultata simile nei due bracci, così come l’uso di aspirina o FANS al di fuori del protocollo clinico.
Lo studio, però, è stato interrotto anticipatamente, perché è stato superato il limite di inutilità prestabilito. I consumatori di aspirina, infatti, hanno mostrato una iDFS leggermente peggiore rispetto ai controlli, trattati con il placebo. Ci sono stati 111 eventi (recidiva di malattia invasiva o decesso) nel braccio assegnato al trattamento con aspirina e 90 eventi nel braccio di controllo ( hazard ratio, HR, 1,25; IC al 95% 0,94-1,65; P = 0,126).
I decessi sono stati 8 nel braccio trattato con aspirina e quattro nel braccio placebo, mentre si è osservata una progressione di malattia invasiva rispettivamente in 84 e 71 pazienti e, rispettivamente, 61 e 55 pazienti hanno sviluppato una recidiva a distanza.
«Abbiamo osservato un numero più alto di eventi nel braccio assegnato all’aspirina. Pertanto, anche con un ulteriore follow-up, è improbabile che si sarebbero osservati benefici associati all’aspirina», ha detto la Chen.
Sul fronte della sicurezza, l’incidenza degli eventi avversi di grado 3 è risultata del 7,7% nel braccio sperimentale e 8,3% nel braccio di controllo e quella degli eventi avversi di grado 4 rispettivamente dell’1,0% e 1,4%, mentre riduzioni della dose a 100 mg si sono rese necessarie rispettivamente nel 2,0% e nell’1,7% dei pazienti.
Nel braccio trattato con l’aspirina, tuttavia, non ci sono stati eventi avversi ematologici, gastrointestinali o cardiaci di grado 4, ha riferito la Chen.
Improbabile beneficio dell’aspirina anche con follow-up più lungo
Secondo l’esperta invitata dall’ASCO a commentare i dati, Angela DeMichele, dell’Abramson Cancer Center presso l’Università della Pennsylvania di Philadelphia, lo studio ABC è uno studio ben progettato e ben condotto. Gli autori, ha osservato, hanno arruolato la popolazione “giusta” per il meccanismo dell’intervento e c’è stata un’adeguata somministrazione del farmaco in studio, con una contaminazione minima legata al consumo di FANS o di aspirina al di fuori del protocollo.
Tuttavia, il trial è stato interrotto in anticipo per inutilità e i risultati suggeriscono che è improbabile che un follow-up più lungo mostri un beneficio dell’aspirina. In più, ha aggiunto l’esperta, non si può escludere la possibilità che l’aspirina possa addirittura aumentare l’incidenza delle recidive di cancro al seno.
Secondo la DeMichele, dunque, il messaggio chiave dello studio è che «in questo momento, l’aspirina semplicemente non dovrebbe essere usata per prevenire le recidive del tumore al seno e le decisioni sull’uso dell’aspirina per altre indicazioni dovrebbero sicuramente includere una discussione tra medico e paziente riguardo al rapporto rischio-beneficio specifico di quel paziente».
Bibliografia
W.Y. Chen, et al. A randomized phase III, double-blinded, placebo-controlled trial of aspirin as adjuvant therapy for breast cancer (A011502): The Aspirin after Breast Cancer (ABC) trial. ASCO Virtual Plenary; February 15, 2022. Abstract 360922. Link