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Fibromialgia e obesità: ottimi risultati con la dieta ipocalorica

Fibromialgia giovanile, nuove ipotesi sull'origine del dolore

Fibromialgia e obesità: in uno studio la dieta ipocalorica ha portato a una riduzione di almeno il 30% della gravità dei sintomi in sole 3 settimane

Per quasi tre quarti dei pazienti obesi con fibromialgia, una drastica restrizione calorica ha portato a una riduzione di almeno il 30% della gravità dei sintomi in sole 3 settimane, secondo i risultati di un piccolo studio pubblicato sulla rivista ACR Open Rheumatology.

Una connessione tra obesità e dolore cronico è ben documentata e dati nazionali statunitensi riportano un aumento del 60% della prevalenza del dolore persistente negli individui obesi rispetto ai non obesi. Come conseguenza sono state condotte alcune ricerche che miravano a stabilire se la perdita di peso sarebbe in grado di alleviare il dolore in queste persone.

Una di queste era uno studio della Michigan Medicine pubblicato nel 2017, nel quale è stato valutato l’effetto di una dieta ipocalorica nei soggetti obesi con dolore (non specificamente fibromialgia), riscontrando un miglioramento significativo dopo 12 settimane. Anche se in quell’analisi la riduzione del dolore era legata alla perdita di peso, il sollievo non era limitato alle articolazioni portanti, hanno fatto presente Aaron Stubbs e colleghi della Michigan Medicine ad Ann Arbor, suggerendo che «i benefici apparentemente conferiti dalla perdita di peso non possono essere attribuiti a una riduzione dello stress meccanico sulle sole articolazioni portanti, ma piuttosto sembra probabile che almeno un sottogruppo di pazienti sperimenti una riduzione globale della sensibilità al dolore».

In questo caso è ipotizzabile che una dieta ipocalorica mostrerebbe dei benefici molto prima che i pazienti inizino a perdere una quantità significativa di peso, come premessa per lo studio attuale.

Dieta liquida ipocalorica per 12 settimane
I ricercatori hanno utilizzato i dati di un programma di gestione del peso in corso presso l’Università del Michigan per le persone con obesità, identificando 195 partecipanti che soddisfacevano almeno 4 dei Fibromyalgia Survey Criteria (FSC) al basale. Questo punteggio rappresenta almeno un moderato grado di dolore e problemi ad esso correlati. Questi soggetti hanno accettato una dieta liquida sostitutiva del pasto che non fornisse più di 800 kcal/giorno per una durata di 12 settimane. L’analisi primaria è stata condotta dopo 3 settimane e gli outcome secondari sono stati valutati nei 119 pazienti che hanno completato lo studio.

L’indice di massa corporea medio al basale era 41,5, l’età media dei pazienti era 45 anni e il 74% erano donne. Circa la metà mostrava anche sintomi depressivi.

Rapida e importante riduzione del dolore
«I nostri risultati mostrano, per la prima volta, che le persone che seguono una restrizione calorica aggressiva ottengono miglioramenti rapidi e significativi nella distribuzione del dolore e nei comuni sintomi delle comorbidità correlati al dolore e, soprattutto, prima del raggiungimento di una significativa perdita di peso» hanno scritto gli autori

Alla settimana 3 i partecipanti avevano perso in media circa il 5,6% del peso corporeo, con punteggi FSC medi che scendevano da 8,39 al basale a 4,78. Nel 72% dei casi sono state osservate riduzioni dei sintomi almeno del 30%. È stata osservata una lieve tendenza verso una maggiore perdita di peso nei pazienti con un miglioramento molto marcato dei sintomi (6,0%) e in quelli con un miglioramento moderato (5,5%) rispetto a quanti mostravano un miglioramento minimo o nullo (5,2%), che i ricercatori hanno considerato irrilevante.

Infatti, mentre la perdita di peso è continuata per tutte le 12 settimane, raggiungendo una media del 15% del peso corporeo, non è stato osservato un ulteriore sollievo dal dolore tra quanti mostravano un miglioramento almeno moderato alla settimana 3. I punteggi medi FSC hanno continuato a diminuire durante la settimana 8 nei soggetti con un miglioramento iniziale minimo o nullo, scesi al di sotto di 5 punti e tutti i gruppi hanno mostrato un rimbalzo dei punteggi medi dopo la settimana 8.

Secondo gli autori, uno dei potenziali meccanismi che potrebbero spiegare la rapida insorgenza del sollievo dal dolore è che la restrizione calorica inibisca vari mediatori infiammatori. Studi precedenti hanno identificato effetti sull’interleuchina-10, sulla proteina C-reattiva, sulla proteina legante i lipopolisaccaridi e sul fattore inibitorio κB-α, anche se in modo non coerente. Oppure la restrizione calorica potrebbe alleviare il dolore attraverso l’alterazione della neurotrasmissione a livello centrale, attraverso l’azione sul neuropeptide Y o sui recettori degli oppioidi.

Uno dei limiti dello studio è la mancanza di un gruppo di controllo. «Ovviamente saranno necessari studi clinici controllati e randomizzati per confermare questi risultati» hanno scritto i ricercatori, riconoscendo anche che non sono state stabilite soglie convalidate per le variazioni del punteggio FSC che potrebbero essere considerate clinicamente significative.

«Anche se uno studio più ampio con un gruppo di controllo sarebbe il passo successivo per confermare questa associazione, la nostra ricerca fornisce informazioni importanti per i medici che consigliano ai pazienti alternative ai trattamenti farmacologici per il dolore e altri sintomi somatici» hanno concluso.

Bibliografia

Stubbs A et al. Early Relationships of a Low-Energy Diet With Symptoms of Fibromyalgia. ACR Open Rheumatol. 2022 Mar 2. 

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