In prima serata su Rai 3 tornano le inchiesta di “Report” con Sigfrido Ranucci: focus sulla guerra in Ucraina, le ripercussioni sul turismo russo e la situazione nei Balcani
Nuovo appuntamento lunedì 25 aprile con le grandi inchieste di Report, in onda alle 21.20 su Rai 3 e su RaiPlay (www.raiplay.it/dirette/rai3). Si comincia con l’approfondimento “La grande ipocrisia” di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, Lidia Galeazzo, Eva Georganopolou, Ilaria Proietti e ricerche di Alessia Pelagaggi. Per rispondere alla guerra in Ucraina, l’occidente ha cercato di colpire l’establishment russo nelle sue finanze. Oltre a banche e prodotti russi, a finire sotto sanzioni sono stati i cosiddetti oligarchi. Cioè quegli uomini d’affari, spesso con un passato nelle forze di sicurezza o nel KGB, che hanno fatto le loro fortune appropriandosi dei beni pubblici russi grazie alla loro lealtà a Putin. Report racconterà come questi oligarchi sono però un prodotto in buona parte occidentale. Così sono diventati ancor più potenti e intoccabili in patria. Sino a due mesi fa i ricconi di Mosca e San Pietroburgo facevano girare un sacco di soldi e i colletti bianchi di mezzo mondo facevano affari d’oro fornendogli consulenze milionarie. Alcuni Paesi come Cipro o il Regno Unito, con leggi fin troppo favorevoli e avvocati specializzati, hanno dato a questi uomini – e ai loro familiari – un passaporto europeo e la possibilità di costruire impenetrabili schermi che rendono difficilissimo attaccarne le ricchezze. Altri Paesi come l’Italia hanno corteggiato per anni il turismo di lusso dei russi e i loro investimenti in Sardegna e in Toscana. Oggi rischiamo di danneggiare la nostra stessa economia e non riuscire nemmeno a scalfire gli interessi degli oligarchi, proprio perché grazie all’occidente hanno da tempo preso precauzioni. La caccia al tesoro è iniziata. Ma chi è il vero pirata?
E ancora “Corrispondenze dall’Ucraina: in fuga da Mariupol” di Luca Bertazzoni, Carlos Dias e la collaborazione Giulia Sabella. Gli inviati di Report in Ucraina sono arrivati a Zaporizhzhia, a 200 km da Mariupol, la città martire della guerra in Ucraina. Qui hanno incontrato le persone che sono riuscite a scappare dal centro abitato da mesi assediato e bombardato, ormai nelle mani dei russi. Un audio della Croce Rossa Internazionale e le testimonianze dei profughi raccontano le drammatiche condizioni di quel che resta della città che affaccia sul Mar d’Azov.
Si passerà poi all’inchiesta “Polveriera Balcani” di Walter Molino e la collaborazione Federico Marconi. A trent’anni dall’inizio dell’assedio di Sarajevo, il conflitto in Ucraina alimenta la tensione nell’area balcanica. L’integrità statale della Bosnia Erzegovina è minacciata dalle mire secessioniste di Milorad Dodik, leader della Repubblica Srpska spalleggiato da Vladimir Putin.
In Serbia il conservatore Aleksandar Vučić è stato appena rieletto Presidente della Repubblica con quasi il 60% delle preferenze e in Parlamento sono entrate nuove formazioni della destra radicale. Adesso è chiamato a sciogliere l’equivoco che ha attraversato la campagna elettorale e riguarda il futuro del Paese: da un lato gli interessi commerciali e la richiesta pendente di entrare nell’UE, dall’altro il tradizionale legame con la Russia e il revanscismo nazionalista. Nessuno però ha dimenticato i bombardamenti NATO del 1999 e la condanna unanime di un intero popolo che sente di avere ancora molti conti aperti con il passato. Si chiuderà con il servizio” Hibakusha tesori viventi” di Pio D’Emilia e la collaborazione Umberto Caiafa. “Quando ho sentito che c’è di nuovo qualcuno, in questo nostro mondo, che pensa seriamente di ricorrere di nuovo alle armi nucleari sono rabbrividito. E ho deciso di agire”.
Tadatoshi Akiba, storico sindaco di Hiroshima, dopo le minacce di Putin di ricorrere a un bombardamento nucleare, si è dato da fare e nonostante i suoi 80 anni ha lanciato una campagna di firme e un appello a tutti i leader delle potenze nucleari di riunirsi a Hiroshima per un vertice “pacifista”.
“Per esperienza so che chiunque abbia visitato il nostro museo della bomba è rimasto inorridito. Voglio che i nostri leader lo visitino, e vediamo se poi qualcuno avrà il coraggio di premere di nuovo quel maledetto bottone”. Le immagini conservate nel museo sono ancora scolpite nella memoria degli Hibakusha, i sopravvissuti della bomba. Ce ne sono ancora circa 130 mila, di prima, seconda e addirittura terza generazione. Report ha raccolto la testimonianza degli ultimi sopravvissuti di Hiroshima sugli effetti della bomba atomica. Dopo di loro, non ci sarà memoria di cosa quella bomba ha significato.