Dopo l’aumento di casi di epatite di origine sconosciuta in Gran Bretagna e i 17 casi in Italia, parla la presidente della Società italiana di Pediatria, Annamaria Staiano
La diffusione dell’epatite a eziologia sconosciuta “nel Regno Unito è sembrata essere abbastanza veloce però – per capirne di più – dobbiamo aspettare i dati delle ultime settimane. In Italia è partita una campagna di sorveglianza e a oggi i casi identificati da inizio gennaio sono circa 17, uno solo ha avuto un decorso più severo che ha richiesto il trapianto. Sono dati ancora non del tutto allarmanti”. A dirlo è Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), intervenuta sul tema nel corso della trasmissione Omnibus. “Bisogna verificare – continua Staiano alla Dire (www.dire.it) – quanti sono i casi di epatiti di origine sconosciuta rispetto agli anni precedenti perché ci sono state anche in passato”.
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“IN ALCUNI CASI TROVATO L’ADENOVIRUS”
Per quanto riguarda l’origine Staiano precisa che “dal punto di vista eziologico sono stati esclusi la maggior parte dei virus già identificati come causa di epatiti. In alcuni casi– dice- si è trovato l’adenovirus, sembrava l’incriminato principale, ma si è visto che non in tutti i casi era presente. Si è poi cercato di capire la correlazione con il Covid ma si è visto che solo pochi casi ne erano stati precedentemente affetti. Di certo- precisa la presidente Sip- non c’è alcuna correlazione con il vaccino anti Covid-19 perché la maggior parte dei bambini colpiti da questa epatite non lo aveva ricevuto”.
NEL REGNO UNITO DIARREA, VOMITO E ITTERO
Per quanto riguarda i sintomi Staiano spiega che “nei bambini identificati nel Regno Unito si sono avuti sintomi gastrointestinali come diarrea, vomito, dolore addominale, associati o meno a febbre. Nella maggior parte dei casi compariva poi l’ittero, ossia la colorazione gialla della pelle o degli occhi. Altri sintomi sono le feci di colorito chiaro o le urine scure. Sono tutti sintomi tipici dell’epatite che richiedono un approfondimento diagnostico”.
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La presidente Sip rassicura però sul fatto che “la maggior parte dei casi sono del tutto curabili. In tutte le forme di epatite ci può essere un’evoluzione più aggressiva- dice- ma al momento rientriamo ancora in una situazione di tranquillità per cui le cure a disposizione portano a una remissione del quadro clinico”.